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Enrico Perino e l’incredibile bronzo del quattro di coppia con timoniere

martedì 17 Febbraio 2015

Enrico Perino e l’incredibile bronzo del quattro di coppia con timoniere

ROMA, 17 febbraio 2015 – Il colore della medaglia qualche volta viene meno rispetto al percorso che porta a conquistare quella stessa medaglia. E’ il caso del bronzo conquistato dal quattro di coppia con timoniere al Campionato del Mondo di Coastal Rowing 2014 di Salonicco (Grecia). La compagine targata Elpis, composta da Enrico Perino, Giorgio Casaccia Gibelli, Cesare Gabbia, Davide Mumolo e dal timoniere Marina Plos è riuscita ad ottenere un bronzo che, come afferma lo stesso Enrico Perino, il protagonista della nostra intervista: “… tutto considerato, è valso più di un oro!” Enrico raccontaci la gara: “Nonostante fossimo abituati al mare di Genova, non propriamente una tavola da canottaggio olimpico, ci siamo trovati comunque in difficoltà. Le condizioni erano veramente proibitive. Da parte nostra eravamo comunque convinti di potercela giocare con i campioni in carica del CC Saturnia, che tra l’altro, avevamo appena battuto ai Campionati del Mare. Speravamo di poterci confrontare con loro già il sabato, sfruttando le migliori condizioni dell’acqua. Non è accaduto perché siamo capitati nell’altra batteria che abbiamo comunque vinto, battendo i non facili avversari del Monaco. Nella seconda giornata, viste le condizioni del mare, abbiamo cercato di dare il massimo. Purtroppo abbiamo avuto diversi filaremi. Io in particolare, purtroppo, ho perso il remo sinistro a circa metà della gara”.

Questo però non vi ha demoralizzato: “Assolutamente no. Anzi, mi sento di fare un plauso particolare ai miei compagni di barca perché in quel momento eravamo secondi e stavamo rimontando sui primi. L’equipaggio nonostante l’imprevisto ha tenuto duro. Tutti quanti ci abbiamo creduto fino alla fine e siamo riusciti a perdere soltanto un posto, chiudendo in terza posizione. Ricordo l’ultimo concitatissimo tratto di gara, le onde ci battevano contro e ci impedivano di remare, al punto che la barca a stento riusciva a muoversi. Tutto questo con gli avversari a poppa che continuavano a risalire. Io, preso dalla foga, continuavo a remare, per quello che potevo, con una sola pala, per non uscire fuori dalla vogata e nello stesso tempo incitavo i miei compagni, li spingevo a non mollare, consapevole del fatto che ormai eravamo sul finale di un mondiale rocambolesco. Negli ultimissimi metri abbiamo ingaggiato un serrato punta a punta con gli avversari dell’Ucraina che ci avevano ormai ripreso. Alla fine abbiamo stretto i denti e, dando fondo alle ultime energie, siamo riusciti a conquistare la terza posizione. Scendere dal podio per me sarebbe stato come sciupare un sogno, bruciare un mondiale bello e terribile allo stesso tempo”.

Cos’hai pensato quando hai perso il remo?: “Diciamo che da una parte c’è stato un po’ di rammarico. Dall’altra però è stato proprio grazie a quell’inconveniente che ricorderemo quella gara come la ‘Gara della Vita’. Ne parlavamo proprio l’altra sera coi miei compagni. Ci dicevamo che una gara così non la scorderemo mai”.Da quanto remi con la SC Elpis?: “Io sono approdato all’Elpis da un anno. Cercavo un gruppo di valore che mi stimolasse e l’ho trovato. Non dimentichiamo che in barca con me c’erano atleti del calibro di Giorgio Casaccia, Davide Mumolo e Cesare Gabbia. Inserendomi in un ambiente simile, ho avuto modo di crescere molto”. Tu lavori come medico, specializzando in chirurgia generale. Ovviamente il tuo è un lavoro molto impegnativo. Come riesci a conciliare sport e professione? “E’ dura, però per me la pratica del canottaggio è un vero e proprio bisogno. Ho provato per breve tempo ad allontanarmi un pochino dall’ambiente ma il canottaggio è ancora troppo vivo nel mio cuore, nella mia mente, nei miei muscoli e non riesco a staccarmi. E’ un appagamento di cui il mio corpo e la mia mente necessitano. E nonostante lavori all’ospedale undici, dodici ore al giorno, devo trovare il tempo di allenarmi. E’ dura, però arrivare in palestra e trovare i compagni, gli allenatori e quello sport che mi ha dato così tanto è fondamentale”.

Cosa ti ha dato il canottaggio?: “Grazie al canottaggio ho ottenuto la forma mentis e l’educazione per affrontare con perseveranza le sfide della vita. Ho imparato a dare il massimo in ogni situazione, a lottare, a non arrendermi mai e se sono riuscito ad arrivare dove sono è proprio grazie a questo sport. Per questo mi sento di consigliarlo a tutti i ragazzi”. Prospettive per la prossima stagione: “Il gruppo del Coastal è sempre molto coeso e sono sicuro che qualsiasi scelta faremo, assieme agli allenatori, sarà vincente, come lo è stata lo scorso anno. Di sicuro il mio impegno sarà massimo, a partire dai prossimi meeting a Piediluco, quando inizieremo a stendere un po’ di equipaggi e a programmare qualche gara”. Chiudiamo, come sempre, coi ringraziamenti: “Ci tengo molto a ringraziare la mia compagna Chiara che mi permette di allenarmi nei limiti del possibile. Voglio poi mandare un abbraccio a mio figlio Nicolò, che ha poco più di un anno”.