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Il Comitato Veneto di Sandro Frisiero e della sua “squadra”

giovedì 12 Febbraio 2015

Il Comitato Veneto di Sandro Frisiero e della sua “squadra”

ROMA, 12 febbraio 2015 – Diciassette società per un Comitato Regionale che annovera la storia e la tradizione della indimenticata voga veneta, un presidente, Sandro Frisiero, che si illumina quando parla del canottaggio della sua terra, una realtà agonistica che ha creato i miti del remo nazionale: tutto questo è il Veneto. “Innanzitutto facciamo una premessa: tutto quello che concerne lo svolgimento del mio compito di Presidente di Comitato Regionale è fortemente legato al lavoro di tutto il Consiglio, quindi non parliamo di quello che ho fatto, ma sempre di quello che abbiamo fatto tutti assieme, consiglio e affiliati – dice Frisiero –. Nel Veneto fondamentalmente c’è un ottimo livello di sinergia tra società e comitato regionale. Sono da due anni al timone della squadra veneta ma abbiamo alle spalle lavoro e tradizione di veri appassionati del canottaggio, primo fra tutti il nostro past President Duilio Stigher, dal quale ho imparato molto ed ereditato una situazione ben strutturata. La nostra attenzione continua ad essere rivolta soprattutto alle società che hanno in animo la volontà di investire nel canottaggio, o che stanno già lavorando e cercano di migliorarsi attraverso il nostro appoggio. Siamo fortemente focalizzati allo sviluppo dell’attività giovanile, mentre per la parte agonistica di alto livello siamo di supporto alle iniziative federali, già confezionate per la miglior preparazione olimpica. Siamo tutti appassionati di canottaggio, per questo proponiamo iniziative e propagandiamo quelle istituzionali, sia che arrivino della Federazione, ma anche da altri soggetti istituzionali quali CONI, Comuni, Provincie o Regioni”.

Sandro Frisiero non si ferma alle premesse, ma con orgoglio spiega anche gli obiettivi raggiunti. “Nella promozione abbiamo cercato di aumentare la base di svolgimento dell’attività e questo ha portato all’affiliazione di tre nuovi sodalizi, tutti con ottime attitudini verso lo sviluppo sul territorio di competenza, senza sovrapposizioni, come spesso è accaduto nel passato, ad altre società. I tesserati sono aumentati dal 2013 a oggi di circa il 40% grazie all’attività nelle scuole, nella fascia che va dai 12 ai 15 anni, e all’attuazione del progetto federale ‘remare a scuola’ e i campionati studenteschi. Con le risorse a disposizione, che sappiamo essersi ridotte negli ultimi anni, abbiamo dovuto cambiare il modello di spesa finora attuato, cercando di coprire parte dell’attività promozionale con finanziamento sia pubblico che privato. Questo ci sta portando a finalizzare anche l’acquisto di una imbarcazione per la promozione del canottaggio, da inviare presso gli affiliati che ne faranno richiesta, sui progetti inerenti l’attività giovanile o studentesca. La punta dell’iceberg è stato il 57° incontro internazionale giovanile per cadetti e ragazzi che si svolge ogni anno tra Veneto, Friuli Venezia Giulia, Carinzia, Alta Austria, Slovenia e Istria Croata. Per la prima volta della storia di questo evento, si è gareggiato nel Veneto, nella meravigliosa cornice di Venezia. Ma non dimentichiamo che il Veneto ha vinto anche il trofeo CONI nella finale nazionale di Caserta, oltre al secondo posto come regione nel Campionato Studentesco di Sabaudia. E poi i nostri atleti di vertice, con loro cerchiamo di farci sentire vicini senza disturbare”.

In questa situazione di positivo sviluppo quali sono i nuovi obiettivi che si intendono raggiungere? “Consolidare innanzitutto i risultati ottenuti. Dobbiamo mantenere vivo l’ambiente attraverso la positività della nostra disciplina e farla conoscere sempre di più in ambiti diversi, promuoverla costantemente senza perdere per strada le realtà già presenti. Abbiamo società centenarie che sono di primissimo livello e sempre nelle posizioni principali delle classifiche nazionali, ma ne abbiamo altre che non fanno più attività da diversi anni. Dove è mancato il rinnovamento e soprattutto l’attenzione per i giovani si è però disperso il patrimonio sociale. E al giorno d’oggi la gestione manageriale di una società sportiva deve essere agganciata ad un network di conoscenze e di relazioni sinergiche che le sole forze del singolo presidente ‘amatore’ del canottaggio non riescono a gestire”. In sintesi quali sono i punti di forza del Comitato Regionale Veneto? “I nostri punti di forza non sono solo le vittorie olimpiche o mondiali. Oggi il benessere psicofisico, che sia di un adolescente o di un adulto, è il fondamento naturale che accompagna qualsiasi percorso della vita, dallo studio al lavoro, passando per i rapporti umani. Il canottaggio è questo, natura e benessere, oggi magari è di moda chiamarlo wellness. Ma non è altro che la filosofia positiva perseguita da generazioni di persone, la riscoperta del ‘mens sana in corpore sano’ dei nostri precursori. Un posto importante nel nostro pensiero è sempre la speranza di poter creare un bacino di canottaggio nel Veneto, che a tutt’oggi non dispone di un campo di gara omologato che possa rispondere alle esigenze dei regolamenti FISA, e che sia il punto di riferimento dell’attività Veneta. Resto consapevole che i benefici devono corrispondere agli investimenti, e potendo già contare su Ravenna che dista mediamente 180 Km. dalle nostre società, non ‘sento’ la necessità di investire risorse economiche e di tempo in un progetto slegato dal contesto sportivo. Ci sono progetti su Venezia, su Treviso, ma anche sull’idrovia Padova-Venezia, alcuni già sulla carta, alcuni presentati nel passato e cassati. Forse il tentativo per candidare Venezia alle Olimpiadi, subito bocciato dalla candidatura italiana di Roma, poteva dare seguito ad uno di questi bacini. Per ora abbiamo altre priorità”.

A questo proposito, visto che parliamo di sport olimpico, cosa pensi dell’andamento del canottaggio nazionale ? “Positivo, punto. Il mio pensiero è quello di lasciar lavorare chi è responsabile di un progetto. Come nel lavoro, così nello sport, possiamo ‘aiutare’ dando un consiglio diretto e privato agli interessati, rispondere alle richieste di supporto per l’attività federale, ma è inutile e spesso controproducente giudicare prima della conclusione di un lavoro. Certo, un pensiero me lo sono fatto, ho i miei canali d’informazione e di riscontro, siamo oramai oltre la metà del mandato federale. Quest’anno un primo responso lo avremo presto con le qualificazioni olimpiche, perciò è ancor più doveroso lasciar lavorare chi è preposto a farlo e che ha ricevuto il nostro avvallo democraticamente. Ripetiamo errori del passato? Certo, il rischio è sempre quello di distruggere anni di duro lavoro e di aspettative di un atleta, di chi lo ha formato, degli allenatori e delle società: non c’è modo di evitarlo se non facendo tesoro degli errori precedenti. Questa è la vita, lo sport e in particolare il canottaggio ne rispecchia esattamente tutte le peculiarità, non ci sono solo le luci della ribalta. Sono figlio della vittoria ‘romantica’ di Baran, Sambo e Cipolla, e poi dell’epopea d’Aloja con Nilsen, con le vittorie degli Abbagnale e Peppiniello e tutte le altre a seguire (con Carmine ho anche fatto un campionato del mondo junior), l’esperienza è quella di un giovane ‘pensionato’ del remo con oltre 43 anni di canottaggio. Ma è soprattutto la vicinanza di un campione come Rossano Galtarossa, con le sue grandi vittorie, che certamente lo hanno ricompensato dell’impegno profuso, e che probabilmente hanno anche lenito i ‘dolori’ di Atlanta e di Londra, che ha confermato le mie convinzioni, lo sport è un ‘avatar’ della vita, il successo è sempre frutto del costante lavoro generato da un valido progetto. La fortuna o il caso non hanno motivo di esistere, capitano, ma non sono mai determinanti. Oggi la federazione ha i mezzi, le strutture, le persone per perseguire il progetto olimpico. Aspettiamo”.

A questo punto debbo porti la domanda cruciale di questa intervista: le tue esigenze vengono recepite dalla FIC nazionale? “Solo in parte. Le nostre aspettative sono ovviamente in subordine alle attività di vertice. Sempre più ci si avvicina alla meta olimpica, sempre meno tutto il resto viene considerato. Logico, ma una delle mancanze iniziali è stata proprio sull’attività promozionale. Teniamo sempre presente che qualsiasi promozione di per sé tende a disperdere risorse, e non si può misurarne i benefici senza necessari riscontri specifici (aumento tesserati, aumento contatti nelle scuole, aumento iscritti competizioni giovanili ecc..). Magari è più semplice fare una ricerca mirata del campione, dedicarsi a pochi numeri di atleti, e sperare di ottenere qualche medaglia olimpica. Ma senza una base non ci sarà più nemmeno il vertice, quindi progettiamo qualcosa di innovativo anche per i Comitati. Ecco, credo che quello che cerchi un Comitato non sia un centro periferico di attività di vertice, che forse ‘illumina’ solo chi ci opera, ma migliorare gli sforzi economici e progettuali verso tutte le attività di promozione del canottaggio, sia nei giovani, che nei meno giovani, come prevenzione a molte malattie moderne dovute allo stress e alla vita sedentaria”.