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Canottieri Milano: 125 anni di passione sportiva e amore  per il canottaggio

martedì 2 Dicembre 2014

Canottieri Milano: 125 anni di passione sportiva e amore  per il canottaggio

MILANO, 02 dicembre 2014 – Cent’anni e non li dimostra, o meglio la Canottieri Milano fondata il 15 ottobre 1890 di anni a breve ne compirà 125, ma chi ne osserva lo sviluppo, la struttura, la sede pur considerando lo spirito che allora mosse i fondatori si ritrova ad osservare una associazione moderna, vivace e proiettata ancora al futuro. E proprio la sede, nelle linee dello stile liberty anni venti, è ammaliante per chi voglia fare sport in un ambiente gradevole per niente appesantito dal tempo e il suo ricordo stilistico è piacevolmente evidenziato nella recente opera di Gino Cervi e Sergio Giuntini “Milano nello Sport”, che accompagna gli sportivi alla gradevole scoperta dei luoghi milanesi dello sport (ed. Hoepli).

Fu fondata ad iniziativa di Guido Alessandro Bonnet, consigliere della Forza e Coraggio, altro sodalizio di importanza storico-sportiva milanese, all’esclusivo scopo di praticare il canottaggio. L’idea scaturì dopo avere ammirato quattro vogatori torinesi della “Caprera”, precursori del turismo nautico, che si esibivano nella darsena di Porta Ticinese dopo un viaggio in “veneta a quattro” da Torino a Milano (via Po, Ticino e canali lombardi). In seguito la Canottieri Milano si adeguò ai tempi, creando altre sezioni. I giovani canottieri milanesi ben presto seppero mettersi in gioco e con  lo stesso primo presidente alla fondazione, ing. Giulio Rebuschini, diedero vita ad equipaggi vincenti. E nel primo consiglio sociale l’ideatore del progetto Alessandro Bonnet assunse la funzione di “cassiere” che allora significava non solo amministrare, ma anche cercare sostenitori per una iniziativa così impegnativa. All’epoca le cronache riportano echi di avvenute contrapposizioni ma anche consensi e si legge: “Derisa e osteggiata al suo primo svilupparsi, la nobile idea dovette molto lottare per farsi una strada, per vincere le ultime superstizioni e per provare ai tanti increduli restii, che tutto è possibile quando si ha per dote una ferrea volontà. Sembrava così ridicolo ai profani che Milano, in realtà così povera d’acque (*), potesse un giorno vantarsi di possedere fra le sue mura un’istituzione così simpatica e così piena di compiacenze: i fatti provano oggi il contrario, e la nostra città  è ben lieta di avere dei campioni anche in questo importantissimo campo dello sport ginnastico”.

E dal 1920 ad Anversa con l’argento di Erminio Dones e Pietro Annoni nel doppio iniziò la partecipazione olimpica dei canottieri, con una successione di importanti presenze gli anni successivi. Di rilievo  i risultati agli “europei” e notevoli nella vogata di coppia nazionale, con particolare eccellenza nel singolo. Dagli anni venti la Canottieri Milano è sempre stata aperta ad ogni aspetto anche sociale dello sport, non trascurando settori forse non sempre appariscenti. Eminente l’attività nel basket e nel tennis. Certamente fiore all’occhiello la sezione nuoto, con preminenza a rana e nel dorso, ma anche nei tuffi e pallanuoto (nomi simbolo nel settore Roberto Lazzari e Luciano Cozzi). E fin dagli inizi fu posta in primo piano la missione di introdurre i giovani allo sport, grazie alla parallela attività di quanti con le loro quote sociali ne sostengono le attività sportive e ricreative.

Nella presentazione del corposo volume dedicato ai 100 anni della “Milano” il presidente Fulvio Aglieri evidenziava: “La Canottieri Milano, pronta a interpretare le esigenze  del suo tempo, coglie gli aspetti positivi del momento e con le sole forze economiche dei suoi Soci, senza padrini e protettori, dà vita a strutture che affiancano l’attività remiera, forgiano nuovi atleti, aprono nuove strade al successo sportivo fondato sulla formazione civica e morale”.

E per quanto sulla linea operativa del canottaggio italiano la “Milano” fosse stata preceduta da altri sodalizi oggi tuttora ai vertici del remo azzurro, un fatto positivo fu considerata la sua partecipazione al primo campionato d’Europa sul lago d’Orta nel 1893, dove il suo “4 con” nonostante l’handicap della rottura del supporto di una scalmiera riuscì a difendersi, ed anche attaccare con successo, conquistando la medaglia d’argento. Era la stessa formazione che sul campo di gara piemontese aveva conquistato il suo primo titolo nazionale ed era guidata dallo stesso primo presidente ing. Giulio  Rebuschini, capovoga. Ed in barca i consoci Giacomo Leva, Felice Teruzzi, Angelo Brambillasca, e il timoniere Leo Bassano. Da lì a 10 anni, agli “europei” del 1902 a Strasburgo, col singolo di Luigi Gerli (che nel suo palmares vanta otto titoli italiani in singolo, doppio e otto) la Canottieri Milano vinse il suo primo titolo europeo, ed in ordine di tempo era la seconda volta in assoluto che un titolo di tale prestigio venisse vinto da un equipaggio italiano.

E nel tempo – ma questa breve rievocazione non intende sostituirsi alle esistenti documentazioni statistiche del glorioso percorso della “Milano” – il sodalizio avrà la soddisfazione di iscrivere i propri campioni in tutte le liste di benemerenza dello sport italiano. Riprendiamo però dalla conclusione del libro del “centenario” questa frase emblematica che appare all’ultima pagina: “Siamo sicuri che la Canottieri saprà rappresentare in futuro ciò che ha significato in questi primi 100 anni. Le premesse per aggiungere un altro secolo alla nostra storia ci sono tutte”.

Nel 2014 di particolare rilievo i risultati in campo femminile: promossi in A2 nella pallanuoto femminile, unica squadra a Milano, e rilevanti successi non solo nazionali nei tuffi (unici attivi in questo settore a Milano), nella scia della tradizione del passato, e con ottimi risultati generali nel nuoto. Ai tuffi eccellono Elena e Lucia Bertocchi, mentre nel nuoto è di primissimo piano la cadetta Martina Fiorito, che recentemente ha registrato il nuovo primato regionale nei 50 divenendo la donna più veloce del nuoto lombardo (seconda soltanto a Federica Pellegrini che detiene quello assoluto). Naturalmente alla Milano continua l’impegno nello sport che ne fu origine, il canottaggio e quest’anno esempio ed elemento trainante è stato Josè Casiraghi, uomo guida dei canottieri milanesi, in campo nazionale e quarto ai mondiali pesi leggeri nel quattro di coppia. Ma la “Milano” è aperta anche alle innovazioni socio-sportive e nella squadra azzurra pararowing nel 2014 è inserita autorevolmente la non vedente Florinda Trombetta.

Alla attesa cerimonia al Palazzo del CONI a Roma, che sancirà con il Collare d’Oro il riconoscimento dello sport italiano, la Canottieri Milano sarà rappresentata dal presidente Cesare Brugola, che sarà accompagnato, quale alfiere, dal campione Josè Casiraghi.

Ferruccio Calegari

(*) nel senso di spazi su acqua dove remare, perché il Naviglio Grande, sua prima palestra, aveva una larghezza massima di 15 metri e per l’inversione di marcia delle barche viene ricordato: “Quest’ultime, causa il nostro campo d’azione che è assai limitato in larghezza, dovettero essere scelte fra quelle che permettono facilmente le girate, quindi, pel momento almeno, non vennero adottati che i sandolini, le barche piatte alla veneziana e le jole di coppia con timoniere”. In seguito però il parco imbarcazioni si aprì anche a barche più lunghe e agli outriggers, e ben presto arrivarono anche gli “otto”. Soltanto negli anni trenta avvenne l’apertura alle regate dell’Idroscalo, uno dei migliori percorsi di gara al mondo e su cui la prima regata, fastosa inaugurazione, ebbe luogo l’ 11 ottobre 1931, organizzata proprio dalla Canottieri Milano.