MILANO,
22 ottobre 2014 - Il Circolo
Canottieri Napoli recentemente, a
ricordare l'anniversario di
fondazione avvenuta il 1^ luglio
1914, ha voluto avviare una
originale forma celebrativa del
centenario con la collaborazione di
Poste Italiane, realizzando una
simpatica cartolina illustrata, col
richiamo al simbolo societario e le
immagini di alcuni campioni di
maggiore rilevanza. E naturalmente
non poteva mancare il relativo
timbro speciale figurato, una sorta
di convalida dei fatti, del resto
come usava un tempo quando in
mancanza di altre documentazioni
certe era importante anche il
documento postale debitamente
timbrato. E grazie alla gentilezza
dell'avv. Nicola De Simone propongo
ai gentili lettori di questa rubrica
l'immagine della cartolina e
dell'annullo speciale proposto da
Poste Italiane a celebrazione della
importante importante ricorrenza
arricchito dal francobollo per il
centenario del CONI.
La
Canottieri Napoli, agli inizi “Club”
ed in seguito “Circolo Canottieri
Napoli”, c'era e si avviava con
orgogliosa passione alle prime gare:
il primo presidente, eletto per
acclamazione, fu Emilio Anatra.
Prima barca da canottaggio, donata
dallo stesso presidente, fu una yole
a 8 e poi con l'apporto dei soci la
flotta remiera si allargò per il
generale desiderio di rinverdire la
passione per il canottaggio e le
regate a remi. Il primo obiettivo fu
preparare gli equipaggi per la Coppa
Lysistrata, ancor oggi prestigioso
premio alla passione dei canottieri
napoletani, ed a meno di un anno
dalla
fondazione,
agli inizi del maggio 1915 la
conclusione di gara (che ricordava i
precedenti 5 successi del Savoia ed
uno dell'Italia), con due equipaggi
del “Napoli” al primo e secondo
posto. E l'importante risultato fu
considerato un buon segno.
Poi il lungo percorso d'onore sia
con le barche a remi da regata, che
con le altre specialità d'uso e di
passione tra gli sportivi del mare,
senza trascurare anche il nuoto. E
dai primi anni di vita sportiva è
decisamente importante l'avvio degli
anni trenta, quando la Canottieri
Napoli, e proprio a Napoli e da lei
organizzati, ai Campionati Italiani
del 1933 vinse il suo primo titolo
nazionale nel 2 con timoniere,
grazie al valore di un equipaggio
che da alcuni anni stava esprimendo
le proprie qualità mirate al
traguardo ed al quale è stato
dedicato in rete un particolare
ricordo, dedicato alla
“leggenda
di Cesi e Iaccarino”, che merita di
essere letta e riletta, sia nella
sua esposizione generale ma anche
per i sentimenti che ripropone, non
trascurando il ricordo della
sfortunata partecipazione ai
successivi Campionati Europei che
avrebbero dovuto e potuto
significare una preziosa medaglia,
ma destino, sfortuna e forse un
pizzico di disattenzione
annichilirono le prospettive
dell'equipaggio. Ed a mia volta
aggiungo un pizzico di pignoleria a
questi ricordi inserendo le foto
della “torre” d'arrivo (che non è
richiamata nella bella rievocazione)
realizzata sulla torretta di un
sommergibile alla fonda, da cui
venivano “sparati” gli ordini
d'arrivo.
Ferruccio Calegari
LA LEGGENDA DI
CESI E IACCARINO
Ripristinando
un antico rito remiero, domenica 29
giugno, al termine della II edizione
della Coppa Buonaiuto, sul piazzale
del Molosiglio la Canottieri
procederà al battesimo delle sue
nuove imbarcazioni di canottaggio:
tra queste, il doppio viene
intitolato a Beniamino Cesi e
Roberto Iaccarino. Significativo è
che ciò accada proprio alla vigilia
del Centenario, due giorni prima
della fatidica data, quando più
urgente in tutti cresce un moto di
riappropriazione della storia del
nostro Sodalizio. Il supremo Davide
Tizzano ricorda che, quando cominciò
a remare, a qualsiasi giovane di
belle speranze si faceva ancora il
nome di Cesi e Iaccarino quale metro
dell’eccellenza. Un’aura di leggenda
ha accompagnato il loro epos, come
accade di un tempo lontano e
glorioso di cui oggi si riescono a
percepire gli echi. E alla fine
degli anni ’20, quando la Lysistrata
era il palio del mare e tutta la
città si riuniva a Posillipo per
seguire l’evento, Cesi e Iaccarino
conquistano la prestigiosa Coppa con
l’equipaggio del C.C.N. che piazza
una clamorosa tripletta tra il ’27
ed il ’29. Ai primi Giochi Mondiali
Universitari del 1930 a Darmstadt,
presenti 32 Nazioni, si aggiudicano
l’oro in “due senza”: è la premessa
di un dominio che li porta a vincere
cinque titoli italiani, 35 gare
consecutive in cui travolgono tutti,
compresa la celebre coppia del
Pallanza formata da Lucchini e Rino
Galeazzi, il padre del noto
telecronista. In Patria, l’incipit
della saga cade in un’occasione
perfetta, quasi a seguire
l’avvincente sceneggiatura di un
film.
Nel 1933 l’edizione numero 40 dei
Campionati Italiani del Remo si
tiene infatti a Napoli sotto l’alto
patronato dei Principi di Piemonte,
che assistono alle gare
dall’apposito Palco Reale; lungo il
campo di regata, duemila metri tra
Villa Marina presso Capo Posillipo
ed il Bagno Nuova Italia, sono
montate tribune definite
“monumentali” perché capaci di oltre
3.000 posti. La Canottieri aveva da
poco trasferito la sede al
Molosiglio, era nota per le
attività, lo stile, l’impostazione e
per i diversi successi di categoria
conseguiti, ma ancora le mancava un
trionfo, un titolo assoluto, che la
facesse definitivamente decollare
ponendola nell’olimpo del
canottaggio nazionale; per di più
organizzava l’evento. Le speranze
del C.C.N. e della città si
appuntano tutte su Cesi e Iaccarino:
il loro due con (denominato “Flik
Flok”), timoniere Aldo Tamburrini, è
però superato in batteria da
Treviso. Il 30 luglio, ultimo giorno
di regate, arriva la finale più
attesa, che possiamo ripercorrere
dalle cronache reperite.
“Le emozioni maggiori i napoletani
le hanno trovate nella gara del due
di punta con timoniere, vinta dal
Napoli con autorevolezza inattesa.
Genova e Treviso avevano
saccheggiato i pronostici. Ma la
radio annunciava che ai 300 metri il
Napoli aveva vigorosamente preso la
testa. Scoppia il giubilo sulla
tribuna ed immediato silenzio nel
cogliere le fasi della prova. A 500
metri i giallorossi sono ancora in
testa nonostante l’attacco di
Treviso e Genova. Entusiasmante
bordo a bordo tra Napoli e Genova
con leggero vantaggio del Napoli di
un quarto di imbarcazione. Ai mille,
ai millecinquecento metri il Napoli
guida sempre di mezza imbarcazione.
Magnifica si fa la condotta di gara
del Napoli che non solo rintuzza
tutti gli attacchi ma nel serrate
guadagna poderosamente vantaggio. E
l’ansia attanaglia la folla. E la
folla temeva, temeva che la sua
immensa letizia presto fosse
avvelenata. Non doveva essere così.
Il Napoli imboccava già vittorioso
il rettilineo d’arrivo, due
imbarcazioni di vantaggio la
ponevano al sicuro. Ma la folla col
grido Napoli ! Napoli ! lanciò il
suo cuore sul mare e l’applauso fu
colto dai tre giallorossi. Il
vantaggio nel serrate fu
raddoppiato. La tribuna diventava la
stessa tribuna dell’Ascarelli, dagli
entusiasmi irrefrenabili ed
indescrivibili” (da Il Mezzogiorno
Sportivo del 31 luglio 1933). I
nostri due tagliano in testa il
traguardo col tempo di 8’04”3,
secondo dell’anno in Europa e
secondo ogni-epoca in Italia. Il
successo li proietta, a luglio, agli
Europei, la massima competizione
internazionale dell’epoca dopo le
Olimpiadi: a Budapest, dinanzi
all’Isola Margherita, sfilano
secondi in batteria col tempo di
7’16”4, ma la finale non riescono a
disputarla: la partenza viene
annullata quattro volte, due per
abbordaggio, una perché agli Azzurri
si spezza il timone; l’inconveniente
si ripete, Cesi alza la mano per
segnalare l’accaduto all’arbitro,
che però non ferma la gara.
Per smaltire il disappunto, l’anno
dopo, il 23 luglio a Castelgandolfo,
Cesi e Iaccarino, ormai
inarrestabili, rivincono il titolo
infliggendo agli antagonisti
l’abissale distacco di venti
secondi. Ad entrambi viene
attribuito il titolo di Soci
benemeriti. Beniamino Cesi, il cui
papà, Spartaco, era stato nostro
Consigliere Tesoriere durante i
lavori per la costruzione della
nuova sede al Molosiglio, è l’atleta
prominente del periodo: la sua
figura possente, quasi un’icona,
domina il piazzale; ruvido e forte,
poco incline alla diplomazia, pronto
ad aiutare gli amici, resterà per
generazioni riferimento dei
canottieri giallorossi, che ne
lodavano la smisurata potenza, il
carattere ad un tempo arcigno e
generoso. Arruolatosi nei Granatieri
di Sardegna, sarà Ufficiale e
Presidente dell’Associazione
Nazionale del corpo dei Bianchi
Alamari. Roberto Iaccarino
continuerà a vogare fino al’48,
accompagnando con passione le nuove
generazioni di vogatori del Circolo.
Le loro figure restano immortali.
Cesi e Iaccarino sono stati i primi
supremi campioni del remo
giallorosso, i primi a vincere il
titolo assoluto, a ripetersi, a
dominare a tal punto da essere
considerati invincibili, i più gradi
vogatori napoletani dell’anteguerra.
Ancora nel 1988 l’allora Presidente
del C.C.N. Ralph Camadrella in una
sua missiva scriveva loro: ”Le
Vostre imponenti figure, da me tante
volte ammirate nella fotografie,
rappresentano l’immagine da
perseguire per dare un significato
al nostro Circolo”. Erano passati
cinquant’anni dalle loro gesta, e
domenica saranno ancor di più. Ma la
storia, a volte, si dilata nelle
suggestioni del mito.
(Pagine di storia del C.C. Napoli –
28/06/2014)