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Maria Cristina Davanzo: la mentalità giusta è fondamentale

domenica 6 Luglio 2014

Maria Cristina Davanzo: la mentalità giusta è fondamentale

CORGENO DI VERGIATE, 06 luglio 2014 – Le nostre interviste ci stanno portando a conoscere le diverse realtà remiere sparse su tutto il territorio italiano. Stavolta ci spostiamo in Veneto e ci addentriamo nella Polisportiva San Marco di Duino-Aursina, in provincia di Trieste, accompagnati da Maria Cristina Davanzo, responsabile di tutto quello che riguarda la preparazione atletica della stessa polisportiva: “L’attività sportiva della San Marco abbraccia diverse discipline nell’ambito delle quali, negli anni, è arrivata a livelli di eccellenza – afferma la stessa Maria Cristina – Spicca infatti non solo nel canottaggio ma anche nel calcio femminile. In particolare le ragazze del calcio erano arrivate alle soglie della serie A. Per quello che riguarda il canottaggio in questo momento sto lavorando con i piccolini e nel contempo sto cercando di ricostruire il nucleo degli atleti più grandi”.

Come si caratterizza l’attività remiera della Canottieri San Marco? “La collocazione geografica della società, situata fuori Monfalcone, a ridosso del confine con la Slovenia, è in un contesto in cui abbiamo a disposizione due canali, un fiume, mare aperto e laguna. In pratica possiamo fare qualsiasi tipo di preparazione. Non solo, possiamo uscire tutto l’anno perché la laguna ci ripara sia dallo scirocco che dal libeccio. Purtroppo il bacino d’utenza del comune di Duino-Aurisina, conta seimila abitanti, quindi è limitato per cui io un poco ‘sforo’ su Gorizia e un poco cerco di coinvolgere i locali. Il grosso viene attraverso il passaparola. Adesso ho in cantiere diversi progetti interessanti che se andranno in porto, consentiranno alla Polisportiva San Marco di ambire ad attività di vertice”.

Come prepari i tuoi atleti? “I ragazzini non possono essere caricati in quantità ma in qualità e soprattutto da loro è necessario pretendere il giusto atteggiamento. Nelle gare regionali, che sono parecchie, io sperimento come i ragazzi reagiscono a determinate tattiche, tecniche, barche, assetti ecc. Però al Festival dei Giovani li ho preparati dicendo che sarebbero andati a disputare delle gare toste perché si sarebbero trovati contro gente preparata. Diciamo che il Festival è un’occasione per incominciare ad avvicinare i ragazzi al canottaggio di vertice”.

Quindi secondo te l’atteggiamento è determinante? “Si. Io credo che i risultati arrivino nel momento in cui il ragazzo adopera il giusto atteggiamento che a mio avviso conta più della preparazione fisica. Abbiamo visto, nelle gare di questi giorni, che può vincere lo scricciolo come il colosso. Anche divertirsi è importante però se devi andare avanti in uno sport duro, come il canottaggio, devi avere il giusto atteggiamento. I tre meeting più il Festival sono sufficienti per poter lavorare in questo senso. In questo modo, gradualmente i talenti vengono fuori. E proprio perché sono bambini, bisogna insegnare loro l’atteggiamento giusto. Loro non sono senior e non possono essere allenati come senior. Ma devono imparare a comportarsi come loro e. quindi, trattare le barche in una certa maniera, imparare ad ascoltare l’allenatore, insomma instradarsi verso l’atteggiamento giusto”.