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Il giornalista Sandro Lulli ricorda Pier Luigi Bolognesi

venerdì 13 Giugno 2014

Il giornalista Sandro Lulli ricorda Pier Luigi Bolognesi

ROMA, 13 giugno 2014 – Pubblichiamo un ricordo inviatoci dal collega de Il Tirreno Sandro Lulli, dedicato alla memoria di Pier Luigi Bolognesi.

LIVORNO – “E così Pierluigi (Piero per gli amici) Bolognesi se n’è andato, nella notte, in silenzio, nella sua casa di Rosignano, magari pensando a come avrebbe allenato le sue ragazze del Montescudaio il giorno dopo; oppure ai ragazzi delle scuole che avrebbe portato in barca, insegnando loro i primi rudimenti della voga. Già, la voga: il suo amore, la sua passione, lo sport al quale ha dedicato oltre cinquanta dei suoi 73 anni. Perché per lui, uomo forte di fisico e di personalità, il canottaggio veniva prima di tutto, prima di se stesso. Vedeva nel canottaggio lo sport per eccellenza: capace di temprare i muscoli ma soprattutto la persona. E pretendeva che i giovani che si avvicinavano al remo prendessero la decisione con grande serietà e con altrettanta serietà portassero avanti l’impegno, “perché – diceva – la vita deve essere così, vissuta con impegno e dedizione, qualunque cosa si faccia”.

Piero ha combattuto una battaglia persa in partenza per oltre un anno: ha combattuto da uomo forte, senza mai arrendersi, andando al lago dalla ex cava nei pressi di Montescudaio dalle sue ragazze sino all’ultimo, riuscendo anche ad essere presente alle gare di Sabaudia pochi giorni fa, anche se accompagnato da un giovane tecnico.

“Da giovanotto _ mi raccontò Piero in una pausa delle gare ai Navicelli _ andai come riserva di tiro a segno alle Olimpiadi di Roma nel Sessanta ma quando tornai mi innamorai del canottaggio e da allora…”.

Fisico alla Bud Spencer, Piero vinse anche anche un tricolore nel Due senza vogando per il Lario, perché da giovane lavorava dalle parti di Como.

E’ stato prima vogatore e poi tecnico con i Canottieri Solvay (società con la quale ultimamente i rapporti si erano un po’ raffreddati), poi fondatore del Circolo Nautico Foce di Cecina (1975) e più recentemente dei Canottieri Montescudaio (1999). Ma Piero è stato anche consigliere federale e presidente del Comitato Regionale per due mandati e con sua soddisfazione ricevette la Stella d’argento al merito sportivo. E anche l’iscrizione a socio benemerito della Federazione italiana di canottaggio, mentre nel 1999 venne eletto dirigente dell’anno.

Quante volte me l’ha ripetuto _ anche una recente cena alla quale mi aveva invitato _ : “Il canottaggio è la mia vita. E’ bello insegnare questo sport e condividere le gioie e delusioni con i ragazzi che alleni. Purtroppo _ confidava _ i mezzi sono pochi, se non ci fossero i genitori che si sacrificano economicamente sarebbe impossibile sostenere le spese per le trasferte”. E di soldi suoi ne ha messi e anche tanti, la pensione di ex dipendente della Solvay quasi se n’andava tutta lì, per il gasolio, per le trasferte, per il materiale, per pagare le frequenti cene alle quali amava invitare gli amici oltreché tutti gli atleti.

Una volta a Piero dissi: “Lo sai? Tu stai al canottaggio come Trapattoni sta al calcio”. Lui sorrise, gli piacque. Meno male perché aveva il suo caratterino. Ma sapeva valutare le persone, capiva chi aveva d’intorno. Gli ero affezionato. E domenica sera dopo aver terminato la mia prima Vogalonga a Venezia il pensiero è andato a Piero. Ma non ho avuto il coraggio di chiamarlo perché sapevo che stava soffrendo. La mia sensibilità me lo ha impedito: io felice in Laguna, lui in un letto della sua casa. Ma forse ho sbagliato, sarebbe stato felice lo stesso di sentirmi. Un abbraccio grande Piero, anche da parte delle tue ragazze (Alice, Sofi, Maddalena) che allenavi con passione e saggezza. E in questo abbraccio ci sono pure tutti i ragazzi delle scuole che seguivi. E ci sono i tuoi collaboratori Andrea, Michele e Paolo, tutti i dirigenti della Solvay e della Foce, tutti i tuoi ex atleti e i dirigenti della Federazione Italiana e regionale con Edoardo Nicoletti e Niccolò Bagnoli in testa. Riposa in pace, Piero, accanto a tua madre, che hai amato almeno quanto il canottaggio, cioè immensamente.
 

Sandro Lulli (giornalista de Il Tirreno)”