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Il canottaggio mondiale per i disabili mentali riparte da Gavirate

venerdì 2 Maggio 2014

Il canottaggio mondiale per i disabili mentali riparte da Gavirate

ROMA, 04 maggio 2014 – Il prossimo 15 maggio, con la gara indoor, e il successivo 16 con la regata in barca riparte il circuito remiero per i diversamente abili mentali. È un successo per tutti gli sportivi, ma è anche il risultato del lavoro tenace di Paola Grizzetti, referente per il canottaggio in seno all’INAS-FID (International Sports Federation for People with Intellectual Disability), l’ organizzazione internazionale che coordina l’attività sportiva degli atleti disabili intellettivi. Come è nata questa iniziativa? “E’ la terza edizione dei mondiali per questo tipo di disabilità, le precedenti sono state disputate nel 2009 a Hong Kong e nel 2010 in Portogallo, dopo di che, a causa della cancellazione da parte della FISA del programma di competizioni per questa categoria di atleti, tutto il discorso si è un pochino arenato. Da quando mi hanno nominato responsabile INAS-FID, ho pensato che dovevo trovare una soluzione per rimettere in gioco questi ragazzi”.

E come ci sei riuscita? “In una riunione che ho avuto con i rappresentanti di tutte le discipline sportive, ad Ankara lo scorso ottobre, ho lanciato la proposta di organizzare un evento importante come il mondiale indoor. L’idea è stata apprezzata. Quindi saranno assegnati i titoli su remoergometro su due distanze: mille metri individuali maschili e femminili, cinquecento metri individuali maschili e femminili. Solitamente, poi, seguiva una staffetta sempre al remoergometro. Questa è stata sostituita con una gara in barca inserita, a sua volta, nel programma della regata Para-Rowing che abbiamo in programma ogni anno a Gavirate. Quindi i disabili intellettivi disputeranno il giorno prima, il 15 di maggio, il mondiale indoor e il giorno successivo saranno protagonisti delle prove sul lago. L’idea è piaciuta ed è stata condivisa, ora mi auguro che le rappresentative estere arrivino. In ogni caso la finalità è quella di rifar ripartire il circuito internazionale per disabili mentali”.

Facciamo il punto sul canottaggio per questo settore che recentemente ha avuto una significativa flessione, secondo il tuo parere come stanno procedendo le cose? “Ma diciamo che la prima risposta è stata positiva, nel senso che le rappresentative nazionali stanno iniziando a riorganizzarsi, anche perché l’ esperienza di Londra ha dimostrato l’effettiva capacità di gareggiare di questi specialissimi atleti. Va comunque notata la nostra esclusione dal quel contesto poiché tra le tre discipline sportive prescelte noi non figuravamo. In ogni caso in atletica, nuoto e tennis da tavolo le cose sono andate benissimo con gare molto competitive e di interessante livello tecnico. Ora sono a conoscenza che altre federazioni sportive stanno spingendo per essere inserite in competizioni internazionali come ad esempio il basket. E allora perché non ci dobbiamo essere anche noi? Io sto cercando di far capire che per noi è molto importante gareggiare in contesti mondiali. Dobbiamo far capire che questi ragazzi hanno pieno diritto di essere inclusi in iniziative di livello internazionale”.

Cosa significa lavorare con questo tipo di disabilità? “Certamente è un settore un po’ particolare, chi ci lavora sa bene cosa dico: sono ragazzi che non consentono di programmare una sezione di allenamento ben precisa. C’è chi non riesce ad esprimersi a livello fisico per l’impegno continuativo e la fatica che ne consegue, però debbo dire che il coinvolgimento agonistico esiste e debbo anche dire che in Italia esiste un bel gruppo di ragazzi validi. Abbiamo avviato questa attività anni fa e ora stiamo ripartendo di nuovo, ci vuole pazienza e anche mettere in conto il fatto che prima di una regata ci sia da parte dell’atleta il rifiuto a disputarla. Non occorre allarmarsi, sono fatti così. E’ un settore davvero particolare, ma dà tanta soddisfazione. Pensiamo prima al contesto sociale che è molto importante per loro e poi a quello sportivo”.