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Il ricordo di Paolo d’Aloja nelle parole del Presidente Abbagnale

sabato 12 Aprile 2014

Il ricordo di Paolo d’Aloja nelle parole del Presidente Abbagnale

PIEDILUCO, 12 aprile 2014 – Le ventotto edizioni del Memorial dedicato a quel punto fermo nella storia del canottaggio che fu il Presidente Paolo d’Aloja indicano non solo il trascorre del tempo, ma anche la distanza che intercorre tra un ricordo incancellabile e la volontà di realizzare i suoi sogni. La memoria va ad uomo appassionato di sport che vedeva lontano, che aveva la volontà e la forza di perseguire uno scopo, che aveva il carisma per  indicare le linee guida di un progetto. La ventottesima edizione del Memorial non è solo celebrazione di un uomo, ma è la realizzazione di un progetto che vede altri uomini impegnati sulla stessa linea. Non sappiamo se il fenomeno Abbagnale, vanto del canottaggio italiano e che vide la luce proprio all’inizio del mandato di Paolo d’Aloja, fu frutto di quella inversione di tendenza, ma certamente si può affermare che lo favorì.

Il ricordo di Giuseppe Abbagnale, attuale presidente della Federazione Italiana Canottaggio può aiutare a capire. “Innanzitutto i miei inizi si collegano all’ascesa di Paolo d’Aloja alla presidenza federale, se non sbaglio è stato eletto nel 1973 ed io ho cominciato la mia attività agonistica nel 1975. Ho avuto modo di vederlo nascere e crescere parallelamente alla mia persona. Ricordo un uomo di grande carisma, un uomo abituato al dialogo e al confronto, ma anche con una visione del canottaggio estremamente lungimirante sotto molto punti di vista. Alcune delle sue realizzazioni sono visibili ancora oggi, tra queste spicca il centro federale che ospita il Memorial in suo onore”.

Con lui la Federazione cambiò passo anche dal punto di vista tecnico. “Certamente una delle sue intuizioni è stata quella di credere in una direzione tecnica affidata ad un elemento esterno al contesto italiano. L’allora Direttore Tecnico Thor Nielsen si rivelò il collante di tutto il remo nazionale che in quel momento era diviso e in cerca di una sua identità. Con il tempo se ne ebbe la prova: un elemento esterno riuscì a mettere tutti d’accordo. Fu così che si realizzò dal punto di vista tecnico uno stile di voga comune che permetteva la formazione di equipaggi multipli“. Perché il canottaggio italiano deve essere grato a Paolo d’Aloja? “Come ho detto prima è stata una persona innovatrice, con una grande dose di intelligenza, ma soprattutto è stato capace di dialogare con tutto il mondo remiero. Ha portato la Federazione a far parte della Giunta del CONI, ha fatto si che essa si affermasse anche in ambito FISA. Per questo gli dobbiamo riconoscenza”. Il Centro federale di Piediluco, fortissimamente voluto da Paolo d’Aloja e che l’attuale Federazione ha ereditato, avrà sempre la stessa funzione o si prevede che in futuro avrà una diversa destinazione? “Paolo vedeva in questo centro una perla del nostro canottaggio, noi siamo convinti che tale debba rimanere, è vero anche che viviamo una situazione che non presenta gli stessi aspetti di trenta anni fa. Oggi abbiamo bisogno di ammodernarla e di integrarla, di renderla più fruibile ed in questo contiamo sul significativo apporto delle istituzioni pubbliche, ma lo spirito di Paolo d’Aloja aleggia ancora da queste parti. Lo ripeto: noi vorremmo che questo Centro fosse una perla del nostro movimento. Faremo di tutto per realizzare questo intento, le condizioni ci sono e con l’aiuto di tutti, la cosa sarà certamente possibile”.