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Un otto nel futuro della squadra universitaria

lunedì 24 Marzo 2014

Un otto nel futuro della squadra universitaria

ROMA, 24 marzo 2014 – Paolo Dinardo è il tecnico di riferimento del settore universitario. La sua lunga esperienza in questo settore lo rende quanto mai adeguato nel formulare valutazioni in merito al futuro di una squadra che ha regalato grandi soddisfazioni al remo nazionale. In vista dei prossimi mondiali di categoria, che si svolgeranno in Francia a Gravelines dall’11 al 14 settembre 2014, si cominciano a scoprire le carte di quella che sarà la rappresentativa azzurra. Innanzitutto quali sono i criteri che si stanno seguendo per la selezione? “I criteri sono quelli adottati negli anni passati: in primo luogo si stanno osservando diversi atleti, successivamente si sottoporranno i nomi alla Direzione Tecnica federale e con il suo avallo si avvierà la composizione degli equipaggi in un raduno premondiale. Quest’anno nella prima TRio 2014 in programma a Piediluco il 4, 5 e 6 aprile inseriremo alcuni pesi leggeri universitari e poi stiamo cercando di comporre un otto che possa partecipare ad una o due regate internazionali. Spero di riuscire a concretizzare la cosa, ma non è così semplice”.

Certamente i campionati nazionali universitari che si svolgeranno a Milano il 17 e 18 maggio prossimi saranno un altro elemento di valutazione, come si presenta la compagine universitaria? “La scorsa settimana sono stato a Pavia per visionare gli atleti del College con Vittorio Scrocchi, che è il mio Coadiutore, e guardando un po’ anche i test al remoergometro mi sembra che il numero degli universitari di sicuro interesse si stia allargando rispetto agli anni precedenti. Poi è ovvio che più sono e meglio è per poter operare la giusta selezione. Io spero che in un futuro sia possibile avere una squadra più completa coinvolgendo anche chi si avvicina la prima volta ai raduni selettivi. È opportuno, comunque, sottolineare che la filosofia che ha sempre contraddistinto il settore è quella di affiancare i giovani agli atleti esperti “.

Lo sport nelle scuole e nelle università italiane è sempre stato il punto dolente del nostro sistema formativo, prevedi cambiamenti in questo ambito? “Il sogno di recepire la funzionalità e l’efficacia del modello anglosassone per il momento non è realizzabile. La Scuola e l’Università italiana sono strutturate in maniera completamente diverse, quindi c’è poco da fare o si cambia e lo sport assume l’importanza che merita, oppure seguiteremo ad affidarci esclusivamente alle Società remiere che sono le vere fonti di canottaggio in Italia. Come fai a competere con il sistema statunitense o inglese dove i ragazzi hanno nei programmi curriculari numerose discipline sportive? Secondo me è praticamente impossibile”.

In base alla tua lunga esperienza alla guida del settore universitario cosa è cambiato negli ultimi anni? “Io sto sempre con i piedi per terra, però cerco di essere ottimista e positivo. Sono ottimista in questa stagione poiché mi sembra che il livello si stia elevando. Nel corso degli anni la squadra è stata sempre più competitiva. Prova ne sia che nel 2010 abbiamo vinto il medagliere a Szeged e nel 2012 a Kazan siamo arrivati secondi. Comunque anche le ultime edizioni non mi hanno deluso perché le medaglie sono arrivate, però è vero che le altre nazioni investono decisamente di più. Ricordo al proposito l’importanza delle Universiadi che a livello di partecipazione sono seconde solo alle Olimpiadi. Noi italiani non sentiamo ancora l’importanza di questa manifestazione che è la massima espressione dello sport universitario, nonostante il forte interesse dei media e le cerimonie di apertura che fanno venire la pelle d’oca”.