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Il futuro dell’Istituto di Medicina dello Sport è legato alla ricerca  e alla prevenzione (3^ parte)

lunedì 3 Febbraio 2014

Il futuro dell’Istituto di Medicina dello Sport è legato alla ricerca  e alla prevenzione (3^ parte)

ROMA, 03 febbraio 2014 – L’Istituto di Medicina dello Sport del CONI è sicuramente un centro di eccellenza nel campo della fisiologia e delle patologie connesse alla pratica sportiva. Nei suoi numerosissimi anni di attività ha accumulato competenze e conoscenze tali da suscitare interesse anche in campo internazionale,  ma accanto al rilancio della sua struttura si vuole aprire anche alle esigenze del territorio. “La prima cosa in agenda è quella di far tornare questo Istituto ai livelli degli anni passati – Spiega il Direttore Prof. Antonio Spataro – Ci sono degli investimenti del CONI per questa struttura proprio per rilanciarla sia come poliambulatorio sia come centro della prevenzione delle malattie per tutte le fasce di età. Nello scorso mese di novembre abbiamo aperto l’Istituto il sabato e la domenica in accordo con il Municipio di zona ed abbiamo fatto prevenzione per  giovani atleti. Altri sono venuti per una visita valutativa dietologica, fisiatrica o per gli aspetti morfometrici. Agli idonei abbiamo rilasciato un certificato di buona salute. Ecco questo è quello che vorremmo fare per il futuro: aprire l’Istituto di Medicina dello Sport alla cittadinanza e trasferire tutto il nostro patrimonio di ricerca scientifica d’avanguardia  agli sportivi praticanti. E’ un cambio di filosofia importante”.
 
La prevenzione è un capitolo fondamentale nella medicina dello sport poiché coinvolge una parte cospicua della popolazione, su che cosa si può fondare una corretta pratica sportiva? “Innanzitutto – continua il prof. Spataro – noi siamo un paese all’avanguardia: grazie ad una legge che è stata approvata nel 1982 tutti gli sportivi debbono sottoporsi ad una visita di idoneità che consiste, in modo particolare, in una serie di elettrocardiogrammi. Questo ha determinato negli anni una diminuzione della morte improvvisa per arresto cardiaco del 90%. Ciò dimostra che il modello della visita medico sportivo ha un valore assoluto nella prevenzione. Io questo approccio l’ho sempre portato avanti e lo continuo a portare avanti. Oltretutto sono stato colui che ha introdotto la psicologa nella squadra, ho introdotto i chiropratici per qualche anno, adesso abbiamo gli osteopati ai raduni remieri. Pochissime Federazioni hanno questa struttura preventiva. Tutto questo funziona, non c’è dubbio che funziona, altrimenti un atleta non riesce ad allenarsi con continuità per un lungo periodo. E’ chiaro che un carico di lavoro così importante determina delle patologie di sovraccarico, soprattutto alla schiena, perché il canottiere è più sensibile ad avere problemi alla schiena, ma se lo si porta a fare un lavoro equilibrato può allenarsi senza incorrere in inconvenienti fisici con i risultati che tutti conosciamo”.
 
Per quale motivo il canottaggio è consigliabile per le nuove generazioni? “Questa disciplina sportiva mette in funzione tutte le masse muscolari e questo sicuramente ha una valenza aerobica importante poiché migliora la funzionalità dell’apparato cardio respiratorio. Le malattie cardio circolatorie rappresentano la prima causa di morte improvvisa nei paesi occidentali . Migliorare il sistema cardio respiratorio significa prevenire problemi cardio vascolari. Poi c’è il discorso della flessibilità e della coordinazione al fine di prevenire tutte le patologie osteo-artrosiche che si possono determinare dove c’è uno stato di sedentarietà eccessivo. L’aumento del peso è un’altra causa importante di malattia che viene tranquillamente  prevenuta con l’attività fisica. Inoltre è una pratica sportiva che si fa all’aria aperta, spesso in luoghi molto belli, ed ha l’effetto di stimolare le endorfine che vanno a contrastare l’ansia e la depressione ormai diffuse anche tra i giovani. Il canottaggio è uno degli sport che si può consigliare a tutti e a tutte le età”.