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Tornare ai livelli degli anni passati è la prima mission del dr. Spataro  nuovo direttore Istituto Medicina dello Sport del CONI (1^ parte)

giovedì 30 Gennaio 2014

Tornare ai livelli degli anni passati è la prima mission del dr. Spataro  nuovo direttore Istituto Medicina dello Sport del CONI (1^ parte)

ROMA, 30 gennaio 2014 – La nomina è arrivata dalla Giunta Nazionale del CONI dello scorso 8 ottobre, ma Antonio Spataro non è uno sconosciuto nel mondo remiero. “Ho iniziato nel settore del canottaggio con i campionati mondiali junior di Szeged in Ungheria nel 1989 dove il nostro Rossano Galtarossa vinse l’argento nel singolo. Poi ho seguito dieci mondiali junior e le Olimpiadi di Atlanta quando sono stato nominato medico federale e da allora sono sempre stato il medico della Federazione Italiana Canottaggio”. Una carriera, quindi, scandita dai colpi in acqua dei nostri atleti e da una passione senza fine per una disciplina sportiva in cui la forza si misura nel fare scivolare la barca prima degli altri. “Il cuore di un canottiere è un cuore che fa paura nel senso che è frutto di un adattamento fisiologico che deve dare una portata cardiaca notevole senza la quale non è possibile la performance agonistica”. Continua il dr. Spataro rivelando l’entusiasmo di chi sa bene che il cuore di un atleta è grande anche per le emozioni che sviluppa e le sensazioni che sa comunicare.

Il canottaggio lo ha ammaliato al punto che nel momento di assumere l’incarico di dirigere uno dei più prestigiosi istituti di ricerca italiani non dimentica l’apporto determinante di uno sport fatto di fatica e di passione. “Debbo dire che sono uno dei medici federali più medagliati perché nel complesso sono stato testimone di nove medaglie olimpiche. E’ stato un grande privilegio assistere ad aventi agonistici di questo livello con atleti dalla storia incredibile. Sono stati 24 anni eccezionali quelli in cui sono stato medico della Federazione Canottaggio. Debbo dire che la cosa più bella è che oggi tutti quei ragazzi ancora mi cercano per una visita, per un consiglio a testimonianza di un rapporto di reciproca stima. Questa è una grande soddisfazione per un professionista. Una soddisfazione infinita”.

A che cosa sono dovuti questi risultati? ”Lo staff tecnico e dirigenziale federale è riuscito a creare una compagine in cui ognuno ha messo un tassello importante per costruire un’organizzazione ancora oggi all’avanguardia. Il fulcro di questa organizzazione tecnica è, ed è stato, il dr. Giuseppe La Mura. Lui mi ha voluto come medico federale ed io ricordo sempre con molta simpatia le ore passate con lui a litigare su adattamento, fisiologia, approccio medico agli atleti. Debbo dire che sono stati scontri incredibili conditi da stima ed affetto reciproco e dalla consapevolezza di lavorare per i nostri ragazzi al fine di conseguire il massimo risultato. Questa è la ricetta che ci ha consentito anni di risultati. Ho attraversato nei miei oltre venti anni di medico della nazionale remiera quattro presidenti e quattro direttori tecnici: Nielsen, De Capua, Coppola e La Mura. Li ho incontrati tutti, li ho supportati nel mio settore specifico. Con chiarezza e trasparenza. Il mio ruolo è ed è stato quello di fare stare bene gli atleti, tutto il resto non mi interessa. Io penso che il mio compito sia quello di concentrare tutte le attenzioni sul benessere e sulla salute del ragazzo. A volte andando contro gli allenatori, anche se rispetto il loro lavoro di portare gli atleti ai massimi livelli e nelle migliori condizioni”.

Lo scorso 6 novembre l’Istituto di Medicina dello Sport ha compiuto cinquanta anni, sono stati anni importanti condotti da due autentici maestri: Antonio Dal Monte ed Antonio Venerando. Cinquanta anni di studi, di innovazioni, di eccellenze inimitate, di esperienze uniche nel campo della ricerca della fisiologia dello sport, quali possono essere le prospettive per il futuro? “Non si può buttare via l’esperienza di cinquant’anni di studio. Quello che abbiamo visto noi non lo ha visto nessuno. Il progetto è quello di continuare ad essere un grande centro di eccellenza grazie a tutti. Qui c’è voglia ed interesse per tornare ad essere quello che siamo sempre stati: i primi nel mondo. E’ questo il mio obiettivo. A torto o a ragione sono stato nominato Direttore dell’ Istituto, farò di tutto e di più per trasmettere la mia passione, le mie conoscenze, il mio interesse e soprattutto la mia curiosità che nasce anche dagli anni che ho passato con i canottieri, nelle ricerche che ho portato avanti per loro e pubblicate in riviste di grande prestigio. Tutto è nato da osservazioni fatte con i nostri ragazzi. Amo il canottaggio perché gli atleti mi hanno dato moltissimo e se io sono qui lo debbo anche a loro”.