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Franco Cattaneo fa il punto dopo il Memorial d`Aloja

mercoledì 1 Maggio 2013

Franco Cattaneo fa il punto dopo il Memorial d`Aloja

di Gianluca Atlante
(Latina Oggi)

ROMA, 01 maggio 2013 – Abbiamo avuto il piacere di conoscerlo e, soprattutto, di apprezzarlo. Non a caso il nuovo corso del canottaggio italiano, lo ha voluto come spalla ideale del professor La Mura. Lui, Franco Cattaneo, caposettore della coppia e coordinatore della squadra nazionale, è uomo di poche parole e, fortunatamente, molti fatti. Nel senso che ama far parlare il campo di regata, tralasciando quella pubblicità spicciola che fa a cazzotti, da sempre, con il proprio credo remiero. Oggi, però, lui ricopre un ruolo importante. Lo ricopre perché lo ha voluto espressamente il professor La Mura ed una Federazione che, con Peppe Abbagnale al timone, ha deciso di voltare pagina.

Cattaneo, a che punto siamo con il nuovo corso del canottaggio italiano? «Abbiamo cominciato un percorso impegnativo, dove non tutti riescono ad interpretarlo nel modo migliore in questo momento. Ritengo, però, che questo sia normale. Ce lo aspettavamo, anche se una cosa è certa: questo farà la differenza».

Quindi? «Non ci scoraggeremo se i risultati non arriveranno subito, come pure non ci illuderemo se, come abbiamo visto nel recente Memorial d`Aloja, riusciremo subito a portarci ad un buon livello. Il nostro programma è quadriennale. E di conseguenza lo è il nostro percorso di crescita, perché a mio avviso percorso si tratta. Lungo tortuoso ed impegnativo, ma sono sicuro che se tutte le componenti che ruotano intorno al progetto azzurro lavoreranno al massimo delle proprie capacità riusciremo nell`impresa».

Parlare di obiettivi è indelicato? «Quest`anno non ci aspettiamo risultati strabilianti, anche se stiamo lavorando al massimo delle nostre capacità, proprio perché serve del tempo per metabolizzare questo metodo di lavoro».

Cosa sta proponendo questo nuovo corso? «In questo primo periodo la cosa che più stiamo curando, e che riteniamo la più importante, è spiegare bene le caratteristiche del nuovo metodo di lavoro. Creare un clima di lavoro coinvolgente, nonostante sia molto impegnativo. Un ambiente molto professionale, ma al tempo stesso sereno. In tutto questo vedo i ragazzi e le ragazze molto determinati a riuscire nell`impresa perché di impresa si tratta».

E le risposte quali sono? «Vi posso dire che dialogando con un atleta che ha partecipato alle ultime Olimpiadi di Londra, mi ha detto una cosa che come direzione tecnica cerchiamo di far capire da tempo: per arrivare ottavi-decimi ad un mondiale assoluto o ad un`Olimpiade, basta il talento ed un allenamento sufficiente. Per entrare in una finale olimpica e, di conseguenza, scalare posizioni serve, ed io dico purtroppo, molto di più in termini di applicazione, di scientificità del metodo, che poi insieme fanno il sistema allenante. Ed è questo che è di difficile accettazione».

Il d`Aloja, però, qualcosa ha detto. «Ci ha offerto utili indicazioni, ma sino alla gara di Lucerna, a metà luglio, sarà giusto ed opportuno restare con i piedi per terra. Sino a quel momento, proveremo e riproveremo mille volte, senza trascurare nulla, senza pensare di avere già delle certezze. Il nostro, lo ripeto, è un programma quadriennale e non possiamo, come non dobbiamo, farci condizionare dal singolo risultato».

Cosa possiamo dire oggi? «Che abbiamo delle basi sulle quali lavorare. Penso al doppio femminile pesi leggeri e senior, al doppio senior di Battisti e Fossi, al quattro senza di Capelli, Canciani, Paonessa e Vicino, al doppio pesi leggeri maschile, al quattro senza pesi leggeri. Attenzione, però, il nostro è un `work in progress` e lo sarà, lo ripeto, sino a Lucerna. Soltanto lì scopriremo le carte in vista dei mondiali in Corea. Tutte le gare precedenti saranno tappe di avvicinamento, pronte ad offrirci utili indicazioni».
  

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