News

La Nazionale italiana ha bisogno di stare unita per cercare di crescere

sabato 30 Marzo 2013

La Nazionale italiana ha bisogno di stare unita per cercare di crescere

ROMA, 30 marzo 2013 – Sessantantasette atleti per il terzo raduno sono un numero ragguardevole. Organizzarli, seguirli, cronometrarli, ma soprattutto essere vicini alle loro esigenze è uno sforzo organizzativo importante. Nonostante ciò è apparsa fino dal primo momento la necessità di procedere con questo metodo. Per Rocco Pecoraro, coadiutore settore di coppia senior maschile, “la squadra Nazionale italiana non si può permettere di avere dei gruppi separati che lavorano a compartimenti stagni. Quello che ha voluto fare subito il Direttore La Mura, quando è arrivato, è stato di unire la compagine Nazionale, perché in ogni caso gli atleti hanno bisogno di stare uniti per cercare di crescere. Questa è la cosa fondamentale in cui credo fermamente. Ma su questo non ci sono dubbi: tutto lo staff tecnico crede, Direttore in testa, nella necessità di procedere su questa linea. Il problema è la gestione dei gruppi numerosi. Il gruppo dà ai ragazzi un beneficio incalcolabile, maggiore di quello che si possa credere: mettendo sulla bilancia le positività di una simile organizzazione rispetto alle negatività, sicuramente il piatto pende verso le positività”.

Più volte si è dibattuto se il compito principale della Federazione Italiana Canottaggio debba essere la cura dei risultati olimpici o la crescita del movimento: la risposta la si può osservare proprio durante questi raduni dove, accanto al gruppo dei campioni, si sviluppano le normali attività delle società. Vicino ai nomi prestigiosi del remo Nazionale si allenano gli allievi, i cadetti, i ragazzi, gli junior con un ritmo e un ordine davvero sorprendente. L’importanza del gruppo, sottolineata da Rocco Pecoraro, ha anche un altro aspetto non trascurabile: l’effetto promozione. Cosa pensano i giovani delle scuole di canottaggio nell’allenarsi accanto agli olimpionici? La risposta è quasi scontata. L’emozione di vogare con i medagliati di Pechino, Atene, Londra è un forte incoraggiamento ad impegnarsi in una disciplina che richiede fisicità, ma è bellissima per il senso di vita collettiva che sa esprimere. Va detto, comunque, che questa realtà non appartiene solo a Sabaudia, ma è condivisa da altre situazioni nella penisola.

Ma torniamo all’analisi del raduno in atto. Siamo alla fine del terzo appuntamento, si cominciano a mostrare i risultati di questo modello organizzativo? “Decisamente sì – continua Rocco Pecoraro – perché si iniziano a vedere degli equipaggi. I ragazzi provano la sensazione di appartenere a un solo gruppo: il gruppo Italia Canottaggio. Ed è una cosa importante, essi si ritroveranno come si sono ritrovati in passato e principalmente si troveranno per avere un futuro ricco di soddisfazioni”. Si prevede di allargare questo gruppo? “Non so se il Direttore Giuseppe La Mura lo vuole allargare, vuole tenerlo così o lo vuole ridurre – conclude Rocco Pecoraro – sono problematiche a cui io non posso rispondere. Sicuramente si cerca di non lasciare nulla e nessuno fuori da questo discorso. Anche coloro che rimangono a casa non si lasceranno senza indicazioni o riferimenti”.

Tra poco più di una settimana ci sarà il test a Piediluco, con quale spirito si affronterà questo primo esame? “Con lo spirito di tornare a fare gare di alto livello, in quanto si cerca di mettere i ragazzi in condizioni di fare gare altamente competitive. Per fare questo gli atleti gareggeranno in barche corte, in barche medie e lunghe. Questo permetterà di vedere a Piediluco il 6 e 7 aprile delle regate molto interessanti, in cui gli atleti avranno il modo di misurarsi e avranno il modo di iniziare a valutare la gara difficile, la gara in cui non si molla fino all’ultimo colpo”.