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La realtà del canottaggio femminile

giovedì 28 Marzo 2013

La realtà del canottaggio femminile

SABAUDIA, 28 marzo 2013 Massimo Casula è una “vecchia” conoscenza del canottaggio: lavora con la Federazione quasi ininterrottamente dal 2002, prima con la squadra junior e nello scorso quadriennio come responsabile della squadra junior femminile. Attualmente è coadiutore del settore femminile di Claudio Romagnoli a cui è legato da sentimenti di profonda stima e amicizia. È fondamentale che lo staff tecnico possa contare sull’affiatamento che deriva da una lunga esperienza condivisa e nei raduni fin qui svolti la volontà di procedere in modo coordinato è palpabile in ogni situazione. A Sabaudia, per il terzo raduno della nuova era La Mura, non possiamo che portare il discorso sul significato di questo appuntamento.

Noi stiamo cercando di valutare il più alto numero possibile di atlete sia in vista degli impegni stagionali sia soprattutto dei primi due importanti appuntamenti di Piediluco, Meeting e Memorial d’Aloia. Poi trarremo le conclusioni e vareremo la squadra senior femminile”. Come ha trovato la preparazione psico-fisica delle ragazze? “Io le conoscevo già, le ho trovate motivate e anche a un buon punto di preparazione. È chiaro che i programmi di allenamento sono cambiati, per qualcuna il lavoro è abbastanza nuovo e quindi avrà bisogno di un periodo di tempo maggiore per adattarsi a questo programma di allenamento”.

La concretezza e l’esperienza nelle parole di Massimo Casula sorprendono, si ha sempre l’impressione di dialogare con qualcuno che vede lontano anche se ha sempre i piedi per terra. Alla consapevolezza che le metodiche di allenamento che si propongono possono portare problematiche a talune atlete, si contrappone l’esperienza dei campi di regata. L’agonismo parla un solo linguaggio, che è quello che porta alla conquista del podio, tutto il resto è solo apprezzabile buona volontà. Nelle cose bisogna crederci, quanto crede in questo tipo di impostazione tecnica e organizzativa? “È chiaro che ci credo, perché se fosse il contrario non sarei qui, è importante che lo staff tecnico e gli atleti credano in questo tipo di attività. Giustamente un Direttore Tecnico con questo tipo di lavoro non assicura a nessuno la vittoria, ma si pongono in essere i presupposti per poter lottare per la vittoria. Non bisogna mai dimenticare che, comunque, qualsiasi programma noi andiamo a pianificare deve sempre confrontarsi con il livello agonistico delle nazioni che dobbiamo affrontare. Questa è la realtà del canottaggio”.