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Valentina Grassi: una promessa del pararowing

venerdì 8 Marzo 2013

Valentina Grassi: una promessa del pararowing

ROMA, 08 marzo 2013 – E’ una ragazza solare, consapevole delle sue scelte che sa di vivere in un contesto stimolante per le sue scelte sportive. Di lei Massimo Londei, consigliere al canottaggio  del CC Roma, afferma: “Valentina è una persona unica che dovrà portare le medaglie che ci ha promesso. Ha cominciato da poco, ma è molto caparbia e volenterosa. Abbiamo per lei delle sicure e buone speranze. Questa è la cosa che ci aspettiamo e questa è la cosa che ci ha garantito con il suo carattere stupendo”.

Cosa significa essere un’atleta pararowing non occorre immaginarlo è Valentina stessa a descriverci con chiarezza le sue difficoltà e i suoi punti di forza: “Il mio handicap mi pone ostacoli ogni giorno. Dalla mattina alla sera la mia disabilità mi impone molta autodisciplina, molto controllo e anche molto coraggio. Poi ci sono esperienze che lasciano un solco profondo nella tua vita come quella di fare radioterapia. In acqua la sensazione più bella è sentire il vento sulle spalle, sulla schiena, vento che aumenta mano a mano che la barca prende velocità. Senti che ti stai muovendo, che ti stai impegnando, che questo impegno è collettivo. Si entra in un universo completamente nuovo. Del canottaggio mi piace tutto: il rapporto con la natura, stare all’aria aperta, uscire dalla camera dove studio durante la giornata. Poi stare in contatto con persone con cui si crea anche uno spirito goliardico da veri sportivi”.

Quello del pararowing è un mondo che sorprende ed arricchisce perché è sempre portatore di grande umanità. Sono atleti nel vero senso del termine, abituati a lottare in ogni situazione e avvezzi, con la loro grande sensibilità, a cogliere il lato positivo delle cose. Non mollano mai, attaccati come sono al senso del reale e sono sempre pronti a gioire ed apprezzare tutto della vita con la forza d’animo che li fa pienamente agonisti. “Ho iniziato a settembre – continua Valentina Grassiper questo posso dire di essere una neofita. Ho praticato in passato 15 anni di nuoto, ma alla fine ho cercato altre discipline che mi mettessero in contatto con gli altri. Il nuoto è bellissimo, ma è anche solitario e alla fine mi sono stancata. Sono capitata nel canottaggio perché mi sono messa inizialmente alla ricerca di sport di gruppo che fossero accessibili anche per me, poiché essendo ipovedente non posso fare pallavolo o pallacanestro, quindi solo qualcosa di adatto a me, ma anche che mi portasse fuori casa. Studio Giurisprudenza e tutto il giorno sono chiusa da qualche parte a studiare e alla fine, grazie anche all’interessamento di un amico, sono capitata alla Canottieri Roma dove ho incontrato l’olimpionico e direttore tecnico societario Bruno Mascarenhas ed ho iniziato. I primi allenamenti sono andati benissimo. Il primo giorno ho fatto 50 minuti in vasca voga per la tecnica e per capire come funziona. Ho appreso subito cosa vuol dire remare. C’erano anche altre ragazze che avevano iniziato la pratica del canottaggio lo stesso giorno e poi gli ultimi 10 minuti ci hanno portato sul 4 yole a fare un giro di ben 50 metri davanti il galleggiante! Siamo tornate e posso dire di essermi innamorata subito del canottaggio”.

Quali sensazioni provi ad essere in barca? “Essere in barca significa lasciare tutto sul galleggiante: bisogna essere concentrate, bisogna pensare al remo, bisogna seguire i movimenti degli altri, devi pensare a tutto ciò che significa essere in acqua. Il canottaggio non è uno sport che si fa a cuor leggero, è un modo completamente diverso di stare in contatto con la natura, con il fiume, sembra di entrare in un nuovo universo”. Ma praticare canottaggio agonistico significa prendersi impegni, come vivi questa situazione? “Mi sento una grande responsabilità, sento l’aspettativa di tante persone che hanno le mie stesse ambizioni, posso dire che è una pressione notevole, però, il mio impegno è veramente al massimo. Io in questo sport ci ho lasciato il cuore dal primo giorno”.