MILANO,
10 ottobre 2013 -
Dai lontani ricordi giovanili, a scuola, una delle mie attenzioni nello studio
della storia era per i grandi personaggi e le loro opere. E così in seguito, una
volta calatomi nello straordinario mondo del canottaggio, anche per il carisma
che ne derivava, la mia attenzione era diretta sì ai campioni protagonisti nelle
gare, ma anche quei personaggi che col loro impegno negli anni avevano
contribuito alla straordinaria crescita dello sport remiero. Una crescita
inframmezzata da mille problemi, tante difficoltà che ancor oggi interferiscono
nella auspicata tranquillità di vita delle nostre società di canottaggio. Spesso
questi dirigenti si sono trovati in opposizione a frange rinnovatrici che
sull'onda della modernizzazione ritenevano che l'eliminazione di certi settori
di attività di un sodalizio ne avrebbero migliorato la gestione. Ma se in una
società di canottaggio, pur aperta nel tempo ad altre discipline, elimini
proprio il canottaggio, che senso avrebbe?
E' una premessa ad alcuni episodi di un “racconto” – che mi sembra importante
mettere in evidenza – fatto un paio di anni fa da un appassionato vogatore
salernitano, l'ing. Guido Roma, che ricordava i grandi meriti di uno dei massimi
dirigenti della Canottieri Irno, l'ing. Luigi Capone, storico presidente del
sodalizio salernitano, col quale personalmente ebbi la fortunata opportunità di
collaborare nell'ambito federale.
Lo descrive, al primo impatto: “... mi si presentava imponente ed al quale con
deferenza detti del voi”, un segno di rispetto che chiunque di noi avrebbe. Ed è
con quel segno di rispetto che a mia volta collaborai con lui e con molti
dirigenti federali del passato, dai quali si percepiva passione ed esperienza. E
nel caso dell'amico ing. Capone
“papà”
di generazioni di canottieri, canottiere lui stesso dal 1940, in seguito
segretario del Circolo, poi presidente, presidente dei probiviri, tesoriere,
revisore dei conti e altro ancora, sempre attivo per “far crescere non solo
atleti e campioni ma uomini e donne”.
E fu anche presidente del Coni provinciale e del
Comitato campano della Federazione Canottaggio. Ed anche per due quadrienni
consigliere nazionale della nostra federazione. E' stato in questo ambito che ho
avuto l'opportunità di conoscerlo ed apprezzarne le doti. Ma per quanto uno
conosca le persone, a volte sfumano i particolari ed ecco un dettaglio non di
poco conto dell'amore dell'amico Luigi per il canottaggio e la “sua” Irno,
grazie alla penna di Guido Roma.
“Questo signore continuava inesauribilmente a prodigarsi per il Circolo. Ricordo
che negli anni sessanta, in un momento di crisi quando alcuni dirigenti volevano
abolire la pratica sportiva, fu l’unico a battersi con tutte le sue forze,
riuscendoci, a mantenere viva la fiamma dello sport. Egli è stato la storia e la
vita del Circolo Canottieri Irno. Ha avuto la forza di conservare copia di tutti
i documenti amministrativi e sportivi del sodalizio, di cui molti originali non
si trovano. Così è stato in grado, fortunatamente per tutti noi soci, di
scrivere la storia dei primi settant’anni di vita, lasciando ai più giovani la
fatica minore.”
E chi come me, impegnato a volte in improbe ricostruzioni storiche della vita di
società remiere, anche importanti, ma di cui non c'era traccia d'archivio, non
può che valutare in maniera positiva quanto Luigi Capone ha fatto anche in
questa circostanza.
Ferruccio Calegari