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Dario Crozzoli: “Sono certo che se ci sarà coerenza e convergenza  sarà possibile trovare soluzione a tutto”

mercoledì 25 Settembre 2013

Dario Crozzoli: “Sono certo che se ci sarà coerenza e convergenza  sarà possibile trovare soluzione a tutto”

ROMA, 26 settembre 2013 – Abbiamo raggiunto telefonicamente il Consigliere federale Dario Crozzoli, seduto in un bar di Piazza Unità d’Italia, a Trieste, in attesa di un incontro d’affari in una giornata che, con i suoi colori e le sue atmosfere, rammenta l’estate. Un saluto e poi Dario Crozzoli ci dice che: “Oggi è una tipica giornata settembrina. Una di quelle che ti accompagnano verso l’inverno divenendo una promessa per il futuro, facendoti capire che l’estate finirà in un autunno prorompente dai colori pastello, ma ti ricorda anche che tornerà con tutto il suo calore festoso”. Era immerso nella lettura del saggio “Riflessioni su crisi e ripresa”, di Enrico Tomaso Cucchiani, e non potevamo non parlare anche del “Mondo che io vedo”, di Albert Einstein, oppure disquisire di filosofia toccando, per certi versi, anche quella sulla metafisica di Martin Heidegger. Insomma, una breve dissertazione su questioni che toccano soprattutto la condizione attuale in cui versa la nostra società per poi entrare, a piè pari, nelle questioni federali.

Dario, siamo quasi al termine del primo anno del quadriennio 2013-1016, può darci la visione globale di quello che è stato fatto fino ad oggi dal Consiglio federale? “Gli inizi sono sempre carichi di promesse che corrispondono alla volontà espressa nei programmi realizzati per correre per la conquista della massima responsabilità. Il programma, però, lo stiamo sviluppando, seppur lentamente, e quindi, questo rispecchia anche la definizione che mi viene data da più parti di ‘locomotiva’. Devo dire che questo nome mi si addice molto, poiché ritengo la meccanica del mezzo molto forte e in grado di tirare con forza in direzione di mete lontane, però è anche carica di responsabilità per le persone che sono a bordo dei vagoni che traina”. Non c’è che dire, la sua “locomotiva” è una bella immagine di solidità e di compostezza che si addice molto alla sua persona: “Il mio vissuto mi ha portato, nel tempo, ad assumermi sempre grandi responsabilità e questo mi consente anche di essere, apparentemente, lento e deciso nelle scelte che colgo e porto avanti”.

Una forte personalità, quindi, della quale il canottaggio prende i benefici: “Il mio approccio con la Federazione Italiana Canottaggio è arrivato dopo aver ricoperto prima il ruolo di presidente di Società e poi quello di presidente di Comitato. Due incarichi che mi hanno consentito di acquisire la giusta conoscenza della macchina federale e, nel momento in cui sono diventato prima Vice Presidente (quadriennio 2005-2008) e poi nell’attuale quadriennio Consigliere, di poter lavorare con attenzione e lungimiranza. Competenze, quindi, che mi permettono di comprendere appieno la direzione da prendere nelle iniziative che sviluppo da solo o in gruppo. Per questo non considero le mie azioni finalizzate solo a livello territoriale. La mia è una visione nazionale poiché se c’è un territorio che ha problemi, è una perdita per tutto il canotaggio italiano e, quindi, non può estinguersi solo con questa esperienza, ma vanno gettate le basi per far si che quel territorio nel tempo si consolidi e divenga fiorente. Questo deve avvenire con le azioni degli uomini che lavorano con competenza per il raggiungimento di ottimi risultati. Ritengo, quindi, che in questo primo anno la Federazione ha già ampiamente raggiunto il 75% dei propri obiettivi. Questo significa che certamente non abbiamo perso, ma dobbiamo impegnarci ulteriormente per ottenere il restante 25% che ancora manca per arrivare al 100%. Un obiettivo possibile facendo prima di tutto autocritica, poiché è in questo modo che possiamo ottenere ancora di più”. Insomma, Dario, lei sta dicendo che, nonostante i risultati ottenuti e le azioni messe in campo dalla Federazione, ritiene necessario un maggiore impegno da parte della struttura federale? “L’approccio a questo quadriennio è stato quello di dover far tesoro degli errori del passato e guardare avanti mantenendo la coerenza con la condizione in cui abbiamo trovato la Federazione nel momento in cui ci siamo insediati. Il Consiglio federale si è trovato a dover gestire una condizione delicatissima e se siamo riusciti a raggiungere obiettivi per il 75% lo dobbiamo soprattutto alla collaborazione ed al coinvolgimento di tutti i settori. Non posso considerare, quindi, un settore più importante degli altri poiché io guardo l’orizzonte, come ho spiegato prima, nella massima ampiezza possibile e quindi a tutto il canottaggio nazionale. Solo così la Federazione potrà risalire la china e consolidare la sua posizione nella società italiana”.

Bene, andiamo oltre e trattiamo l’aspetto agonistico. Come valuta i risultati che la nazionale italiana ha conseguito in tutte le categorie? “Sul piano dei risultati tecnici posso affermare, senza ombra di smentita, che le aspettative sono state ampiamente superate. Il primo anno, quello post olimpico, non si sa mai quanto gli altri possano essere competitivi. Noi, come gli altri Paesi, abbiamo sperimentato e quindi ritengo che questa sia stata un’impostazione corretta della Direzione Tecnica la quale è andata spedita verso un ampliamento di tutte le squadre, ma ponendo maggiore attenzione al settore assoluto come è giusto che sia. Ecco, in questo contesto mi impegnerò affinché vengano finalizzate ancor più risorse sia nei confronti del settore junior che per quello under 23. Entrambi sono i serbatoi della squadra maggiore e in questi settori le Società sono l’importante linfa primaria e, quindi, non vanno dimenticate anche se, in ogni modo, stiamo cercando di fare questo con le poche risorse disponibili. Non possiamo pensare di arricchire le squadre con atleti provenienti dall’estero, quindi è assolutamente necessario mantenere e implementare l’attenzione verso le nostre Società”.

Continuiamo ora la nostra chiacchierata toccando il nodo dell’informazione e del marketing, settori a lei particolarmente cari. Come valuta fin qui il lavoro sviluppato? “L’informazione e il marketing hanno avuto, a differenza del passato, un ridottissimo budget a disposizione. Cifre irrisorie con le quali si è cercato di fare anche più di quello che era nelle possibilità oggettive. Purtroppo, con poche risorse a disposizione, se fai una cosa non puoi farne un’altra e, quindi, tutte le scelte fatte sono state sviluppate nella più rigorosa ristrettezza e ponderatezza possibile. D’altronde siamo stati eletti quando le aziende avevano già fatto i loro bilanci preventivi e, quindi, ora siamo nel giusto periodo, ottobre e novembre, per agganciare il nostro sport, da ritrovati protagonisti, alle realtà che hanno intenzione di legarsi al brand FIC. La mia idea è quella di traguardare alle realtà economiche importanti poiché ritengo sia più produttivo legarsi a un marchio forte che non a tanti piccoli brand. Per questo motivo ho cercato di prendere nuovamente contatti con alcune realtà commerciali che, nel tempo, erano stati interrotti bruscamente. Ho trovato cambiamenti radicali al loro interno e, quindi, ora stiamo lavorando alacremente per ripristinarli. Stiamo lavorando nel mondo delle Assicurazioni e qui la presidenza si sta adoperando in prima persona come sta facendo anche per il settore delle banche. Personalmente cerco di spaziare in altre realtà con l’obiettivo di portare il mio contributo alle casse federali”. Lei ritiene, quindi, che non è possibile aspettarsi incrementi dal CONI il quale è e rimane, in ogni modo, lo “sponsor” maggiore delle attività federali? “Non posso negare che mi aspettavo una maggiore disponibilità da parte del CONI, ma ritengo che i livelli così bassi siano asservibili alla situazione economica italiana e alla mancanza di risultati di alto livello dovuti alla passata gestione. Qualcosa in più è arrivata, grazie ai risultati ottenuti all’inizio di stagione, ora questi risultati li abbiamo anche incrementati e, quindi, ci aspettiamo ragionevolmente un’ulteriore corresponsione di risorse. Vedremo nei prossimi mesi cosa accadrà”.

Siamo alla vigilia del varo del nuovo calendario remiero 2014, lei come pensa di approcciare sia alla Consulta e sia durante le discussioni che scaturiranno in Consiglio? “La mia visione è chiara e netta: noi dobbiamo coinvolgere le Società poiché sono le fattrici di uomini e di risorse umane. Abbiamo ereditato un calendario intasato e lo abbiamo rivisto in maniera che le realtà territoriali siano più visibili. Richieste emerse durante le visite che il Presidente, insieme ai vice presidenti, ha effettuato sul territorio. Ritengo che, per avere una maggiore presa di coscienza, al loro fianco anche noi Consiglieri dobbiamo dare la nostra adesione per andare nelle varie realtà territoriali e renderci conto delle effettive criticità. Tutto questo perché le due ore dedicate alla Consulta, a mio avviso, non bastano a discutere ampiamente delle varie problematiche. Questo lo affermo con certezza poiché, come presidente di Comitato, ho esperienza di consultore e, quindi, sarà necessario ascoltare attentamente i Rappresentati regionali e i Delegati chiedendo loro le varie criticità e l’attenta illustrazione dei vari desiderata sia per l’organizzazione degli eventi remieri e sia per le eventuali esigenze di Comitato e/o Delegazione. Vi è una lamentela diffusa per le distanze da coprire per raggiungere i campi di regata italiani e questo perché gli stessi sono distribuiti male sul territorio. Basti pensare che dal mio versante le Società devono percorrere oltre mille chilometri per partecipare a una gara nazionale, come del resto fanno le Società delle Isole o del Sud Italia, mentre le Società dei laghi, ovviamente non per colpa loro, risultano privilegiate. Con misura, quindi, dovremo affrontare questa delicatissima problematica realizzando un calendario che tenga conto di tutte le esigenze e che emergerà solo dopo attenta analisi e discussione per ogni sua parte. Tutto questo è improcrastinabile poiché si riverbera anche nel Progetto Azzurro che tutti noi del Consiglio abbiamo contribuito a scrivere”.

Senta, per quanto riguarda i Centri Federali, e il Centro Nazionale di Piediluco, quali sono le iniziative che intende sviluppare la Federazione e, soprattutto, come sarà risolto l’annoso problema della messa in sicurezza del Centro Nazionale? “Più Centri federali significa sollecitare le realtà locali a lavorare meglio in funzione dello sviluppo ulteriore del canottaggio. È necessario, quindi, evidenziare che il limite della Federazione è sempre quello delle risorse che può mettere a disposizione delle varie strutture. La sistemazione del Centro Nazionale di Piediluco, tra l’altro, andrà affrontata nella sua interezza. Personalmente, su invito del vice presidente Marcello Scifoni, il quale sta seguendo la questione, ho partecipato allo studio di fattibilità sulla riqualificazione del Centro Nazionale attivando una dettagliata analisi della situazione in cui attualmente versa la struttura di Piediluco e il successivo intervento che potrebbe essere realizzato. Insieme al collega Andrea Vitale, ed al Presidente Giuseppe Abbagnale, abbiamo incontrato gli amministratori locali e nell’occasione ho dato il mio apporto per la ricerca di soluzioni al problema e per l’acquisizione di eventuali contributi. In questo modo è stato possibile per la Federazione condividere sinergicamente con la Regione, la Provincia, il Comune di Terni e il CONI le azioni da compiere per raggiungere l’obiettivo. Sollecitato da Marcello Scifoni evidenziai, grazie a una base progettuale credibile, la possibilità di realizzare una struttura con l’utilizzo delle risorse che potrebbero essere ricuperate per lo più a fondo perduto. Abbiamo realizzato, quindi, un dettagliato progetto affiancato da un conto economico chiaro e credibile che, se andrà in porto, è il frutto del lavoro sugli elementi conoscitivi e sulla progettualità sviluppata, senza sosta, già dai primi mesi dell’anno. Inoltre la convenzione stipulata tra le parti, con il vice presidente Scifoni in prima persona, consentirà la messa a norma di tutto il Centro Nazionale affiancato da una nuova struttura realizzata su un terreno espropriato dal Comune. Oltre alla messa a norma sarà possibile costruire, quindi, una piccola foresteria con il solo esborso, da parte della Federazione, di centocinquantamila euro, mentre circa trecentomila euro saranno messi a disposizione dalla Provincia e dal Comune di Terni, la restante cifra occorrente arriverà dall’eventuale contributo a fondo perduto. Per la sua richiesta è stata già prodotta e inoltrata la relativa documentazione”. Insomma, si potrà parlare di rinnovamento globale di una struttura che, da anni, non ha avuto interventi di risanamento: “Certo, e tutto questo per affermare che la struttura che ospita il Centro Nazionale di Piediluco, dopo 30 anni di attività, è tornata a nuova vita dopo essere stata totalmente rinnovata. Una soluzione risolutiva che, dopo gli iniziali interventi di Paolo d’Aloja, riporterà il Centro Nazionale nuovamente a disposizione delle Società. Chiudo affermando di essere certo che se ci sarà coerenza e convergenza sarà possibile trovare una valida soluzione su tutto”.