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Da Junior a Master, di Mondiale in Mondiale: intervista a Dario Bosco

giovedì 5 Settembre 2013

Da Junior a Master, di Mondiale in Mondiale: intervista a Dario Bosco

FIRENZE, 05 settembre 2013 – Lo scorso anno a Duisburg è stato l’atleta italiano con il curriculum sportivo più nutrito a conquistare la medaglia d’oro. Parliamo di Dario Bosco, 28 anni a ottobre, torinese tesserato per l’Armida con nel palmares, oltre a vari titoli italiani, anche la partecipazione a tre Mondiali, due Junior sull’otto e uno Under 23 sul due senza, con il picco raggiunto al primo appuntamento, l’argento iridato sull’ammiraglia Junior a Trakai (Lituania) nel 2002.

Dopo Duisburg, e nonostante la giovanissima età, Dario si ripresenta tra i Master, al World Masters Regatta ai nastri di partenza oggi a Varese.

Dario l’anno scorso a Duisburg sei stato, tra gli azzurri d’oro alla World Masters Regatta, quello con il curriculum sportivo piú ricco. Quest’anno in casa hai gli occhi addosso, quali prospettive hai stavolta?

Con il cambio di regolamento che prevede la possibilità di doppio tesseramento Senior/Master e l’abolizione della regola italiana che non bisogna aver partecipato a Olimpiadi/Mondiali/Coppa del Mondo nel biennio precedente a quello di tesseramento Master il livello è cresciuto esponenzialmente. Ai Campionati Italiani quest’anno si sono viste gare con tempi da agonisti e tante persone che avevano partecipato al Meeting Nazionale poche settimane prima erano lì tra i Master. Pensa che nella mia batteria del doppio Master A a Varese dovró vedermela con Miani, che un anno fa era alle Olimpiadi! So che in altre specialità gareggiano anche Goretti e Danesin… Ormai almeno le categorie A e B sono diventate delle gare Senior sui 1000 metri, quindi sicuramente l’attenzione della gente sarà su più atleti. Io peró avró la mia ragazza, Stefania, che verrà a vedermi e questo vale più di qualsiasi pubblico. Noi ci siamo preparati al meglio e daremo tutto per rendere la vita difficile agli altri;  quello che voglio è arrivare al traguardo sapendo di aver dato tutto ed essermi divertito. Poi se qualcuno ci metterà la punta davanti complimenti a loro, gli proporró un 4x!

Medaglie ai Mondiali, combinate Tris nell’ultimo anno della prima era La Mura, titoli italiani… Cosa si prova dopo questi risultati a scendere ancora in campo da Master, e quali motivazioni trovi?

Lo spirito è molto diverso, ci alleniamo tanto ma compatibilmente con il lavoro e per altri anche con gli impegni di famiglia. Si cerca il divertimento e il piacere di stare tutti assieme. All’Armida si è creato un gruppetto, quello di Duisburg con qualche aggiunta, davvero piacevole e divertente. Ora all’interno di questo gruppo abbiamo anche un direttore tecnico che peró chiede a me l’allenamento da far seguire, e ben due team manager che per Varese si sono occupati di cercare e prenotare una trattoria per venerdì sera. Le trasferte sembrano più gite dei tempi del liceo, questo é lo spirito. Le motivazioni per fortuna sono ancora forti e questo grazie al gruppo e al mio socio di barca, Francesco Zucchi, col quale vogliamo sempre migliorare e cercare di andare più forte. E poi la sensazione della gara è sempre bella, difficile farne a meno.

Lo scorso anno hai vinto, da atleta hai raggiunto risultati importanti: come è cambiato il tuo allenamento? Segui ancora i programmi massacranti di una volta o sei consapevole che ti basta meno, vista anche la tua esperienza ad alti livelli?

La filosofia dell’allenamento non è cambiata, sappiamo che se si vuole cercare di arrivare davanti bisogna lavorare; più grande è l’obiettivo più grande deve essere l’impegno, come dice il dott. La Mura. Noi nel nostro piccolo applichiamo questo insegnamento e compatibilmente con lavoro e impegni personali ci facciamo un bel mazzo; diverse volte ci siamo fatti quasi due ore in barca e nelle settimane di carico arriviamo gli ultimi giorni che siamo alla frutta. Penso che, rapportando tutto al nostro livello amatoriale, sia sempre necessario allenarsi tanto e non risparmiarsi se si vuole lottare per le prime posizioni. Chi dice che si puó vincere facendo poco puó scrivere un libro di fantascienza. Il nostro programma di allenamento è una versione decisamente ridotta di quello del dott. La Mura, ma penso sia ampiamente dimostrato che di base funziona. In inverno stiamo molto in palestra, sui 1000 si va di tecnica ma occorrono anche tanta esplosività e forza. Avvicinandosi alle gare i pesi diminuiscono molto e aumentano le ore in barca. L’esperienza passata conta ma servono i “cavalli” nel motore e quelli non li ottieni se non con il duro allenamento.

Qui la maggior parte dei canottieri sono amatori, persone che o hanno scoperto il fascino del canottaggio da poco o che, dopo scarsi risultati nelle categorie principali, hanno deciso di rimettersi in gioco sfruttando la grande passione per questo sport. Tu, da “amatore”, cosa diresti ad un altro amatore per convincerlo, pur da neofita e magari non più giovanissimo, ad imbarcarsi in questa avventura fino a tentare l’agonismo?

Gli direi che non deve pensare al fatto che magari arriva dietro perchè nel mondo Master lo spirito è partecipare e divertirsi; gareggi e poi ti fai una birra con salsiccia e magari la sera prima sei stato con la tua squadra in una bella trattoria. Se poi col tempo riesce anche a migliorare e arrivare a giocarsi le medaglie meglio ancora; a quel punto vivrà anche la tensione della gara e l’agonismo. Io sono ancora molto giovane ma penso che rimettersi in gioco in età “matura” e intraprendere nuove sfide sia uno stimolo enorme che puó davvero cambiare la vita in meglio.

Uno stimolo enorme, come quello che dopo tanti successi spinge ancora Dario a faticare per partecipare alle regate Master. In bocca al lupo!

Niccolò Bagnoli


Nelle foto Dario Bosco capovoga del due senza ai Mondiali Under 23 2006 (alle sue spalle Giorgio Tuccinardi); in premiazione ai Mondiali Junior 2002 (primo accosciato da sx.) assieme ai compagni di barca e all’allora presidente Romanini; in maglia Armida dopo una premiazione (primo da sx).