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Giacomo Gaggiotti, marchigiano d’oro, tra Coupe, College e Sicilia

giovedì 8 Agosto 2013

Giacomo Gaggiotti, marchigiano d’oro, tra Coupe, College e Sicilia

CATANIA, 08 agosto 2013 – Umiltà e spirito di sacrificio sono qualità innate. Che nello sport, come nella vita, possono fare la differenza. Gacomo Gaggiotti (sopra a destra, con Alda Cama e Giovanni Ficarra) classe 1995, marchigiano, di Ancona, lo sa bene. E lo ha dimostrato sabato e domenica a Lucerna, la Wimbledon del canottaggio, dove con Giovanni Ficarra, suo compagno si squadra del Peloro, ha vinto due ori pesantissimi in due senza junior alla Coupe de la Jeunesse, europeo under 19 dedicato alle nazionali B. Un traguardo che conferma il valore di due atleti che a 16 e 15 anni hanno scelto di lasciare famiglia, città e amici per dedicarsi anima e corpo ai remi, allenandosi al college di Piediluco, fucina di talenti del canottaggio italiano.
Giacomo, partiamo da Lucerna: raccontaci le due gare.
“Il primo giorno avevamo qualche timore, non conoscevamo gli avversari. Però eravamo consapevoli della nostra preparazione: prima della Coupe ci siamo allenati con gli equipaggi che sono andati ai mondiali junior. Nei primi mille metri, la Gran Bretagna ci è stata vicina, poi sono scoppiati e siamo riusciti a vincere con quasi cinque secondi di vantaggio. Il secondo giorno abbiamo deciso di partire ancora più forte per evitare che gli altri tentassero di starci davanti nella prima parte di gara: abbiamo preso un vantaggio di 3-4 secondi, che nella seconda metà gara abbiamo portato a 7, al traguardo”.
La Coupe, così come l’Europeo in otto, ha dimostrato che tu e Giovanni siete forse più portati per la voga di punta.
“In realtà, abbiamo preparato molto bene il due senza, sin da gennaio, quando abbiamo cominciato. Abbiamo scelto la punta perché, in vista dei mondiali, considerato il maggior numero di posti in barca, pensavamo di avere qualche possibilità in più”.
Invece la selezione non è andata “bene”…
“No, eravamo troppo sicuri di noi e abbiamo pagato: ai mille metri eravamo primi con 6 secondi di vantaggio, poi non ha funzionato qualcosa e abbiamo perso. Però quella sconfitta ci ha insegnato quale dev’essere il giusto approccio alla gara”.
Giovanni non è certo un colosso, però ha grinta da vendere e riesce a tenere un ritmo infernale.
“Sì, è un bravo capovoga, nonostante non sia alto, riesce a tenere la palata molto lunga, mi permette di allungarmi in avanti, pur essendo molto veloce. Con lui davanti, la barca ha assunto un altro ritmo rispetto a quando c’ero io: lui riesce a partire molto più forte”.
Un difetto di Giovanni?
“Il suo difetto è anche il mio, quindi ci compensiamo: in attacco usciamo fuori dalla bordata, ci sbilanciamo troppo verso l’esterno. Invece dovremmo restare con il corpo al centro”.
Da settembre ricominci al college?
“Ho fatto la selezione, così come Giovanni, ma ancora non ci hanno dato una risposta: nei test siamo andati molto bene. Speriamo di restare anche per quest’anno”.
Questo è il tuo secondo anno junior e sei di maturità. L’anno prossimo sarai under 23: dove ti allenerai?
“L’intenzione è di restare a Piediluco con Giovanni: vedo il mio futuro agonistico insieme a lui. Continueremo ad allenarci in due senza”.
Perché hai scelto di tesserarti col Peloro?
“Nella mia ex società, i Vigili del fuoco Maggi, in molti hanno smesso e non avevo compagni, così, avendo Giovanni come compagno di college, ho pensato di tesserarmi per la sua società”
Che significa vivere al college? Qual è la tua giornata tipo?
“E’ dura, stare lontano da casa non è facile, anche se tra noi abbiamo formato un gruppo, quasi una famiglia. Per me e Giovanni, Alda Cama, la tutor, è come una mamma. Quanto alla giornata tipo, ci svegliamo alle cinque, facciamo l’allenamento, poi Agostino Abbagnale, il nostro grande allenatore, ci porta a scuola. Alle 14 circa torniamo, mangiamo e alle 15.30 iniziamo il secondo allenamento, fino alle 19. Poi mangiamo e se abbiamo la forza facciamo i compiti”.
Che scuola fai?
“Il liceo scientifico, a Terni”.
Cosa ti manca di Ancona?
“La mia famiglia, mia sorella Sofia, che ha sofferto molto per la mia lontananza. Anche la mamma, all’inizio, era titubante. Mio padre, invece, mi ha sempre spronato: sto realizzando il suo sogno azzurro, perché anche lui era un canottiere”.


Stefano Lo Cicero Vaina
Fic Sicilia