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Maurizio Capocci: l’ingegnere con la passione del canottaggio

lunedì 5 Agosto 2013

Maurizio Capocci: l’ingegnere con la passione del canottaggio

ROMA, 05 agosto 2013 – Uno degli obiettivi del nuovo corso federale è quello di costruire le basi per un ricambio generazionale. Maurizio Capocci, tecnico della Speranza Pra’, è la testimonianza di questa volontà. A lui, infatti, è stata data l’opportunità di affiancare i tecnici della nazionale in questo ritiro premondiale come allenatore aggregato. Maurizio, cosa puoi dirci di questa esperienza? “Sicuramente non mi aspettavo che mi fosse data una tale opportunità. Quando mi hanno chiesto se ero interessato ovviamente ho accettato con entusiasmo perché il bagaglio di esperienza che può portare quest’esperienza è immenso: il modo di lavorare, di gestire un gruppo numeroso di atleti, l’approccio. Insomma credo sia il massimo per un giovane allenatore”.

Come ti sei avvicinato al canottaggio?: “Per puro caso. Intanto mi sono avvicinato tardi, avevo sedici anni e ho remato solo qualche anno. Poi, finite le superiori e prima di incominciare l’Università, avendo del tempo a disposizione ho iniziato a fere il tecnico. Mi venne chiesto di fare questo corso da allenatore per poter dedicare del tempo ai bambini. Poi piano, piano mi è stato chiesto di dedicarmi con sempre maggiore impegno ad un gruppetto di giovani che all’epoca erano allievi e cadetti. In pratica sono cresciuto con loro. Nel frattempo assieme ad un altro tecnico, Giancarlo Paravidino, anche lui avvicinatosi al canottaggio per pura passione nonostante da giovane non abbia mai remato, abbiamo costruito un gruppo completo, dalle categorie giovanili ai senior”.

Quali sono le caratteristiche che fai valere? “Io sono essenzialmente un appassionato perché questo dell’allenatore non è il mio mestiere. Io sono un ingegnere elettrico. Diciamo che lavoro essenzialmente sul concetto di squadra, di gruppo. Ci tengo molto che i ragazzi si sentano parte di un progetto. In trasferta l’obiettivo è portare tutti. In Società non faccio distinzioni tra più talentuosi e meno talentuosi però premio sempre l’impegno, più del risultato”. Il tuo percorso formativo ti sostiene nell’ambito dell’allenamento? “Il mio background culturale è molto distante dalle conoscenze richieste nell’ambito di questo sport. Tuttavia in virtù della mia formazione, ho acquisito quel linguaggio necessario per poter far mie nozioni di biomeccanica e fisica utili per il canottaggio”. Che progetti hai per il futuro, nell’ambito del canottaggio? “Per adesso mi va bene così. Voglio continuare a far crescere la mia Società. Se sarà possibile voglio continuare a fare esperienza in occasioni come questa del mondiale o, comunque, nell’ambito della nazionale”.