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A tu per tu con Simone e Luca

martedì 29 Maggio 2012

A tu per tu con Simone e Luca

ROMA, 29 maggio 2012 – La serie “A tu per tu” di Canottaggio.org prosegue. Dopo Niccolò Mornati e Lorenzo Carboncini, dopo Sara Bertolasi e Claudia Wurzel, dopo Lorenzo Bertini ed Elia Luini, dopo Martino Goretti e Daniele Danesin, scendono in campo per noi Simone Venier e Luca Agamennoni. Due finanzieri, due compagni d’avventura ritrovatisi insieme a festeggiare sia sul podio olimpico di Pechino 2008 sia su quello mondiale di Lake Karapiro 2010 nella specialità del quattro di coppia. Simone con Gioele e Luca con Achille e Aronne, condividono l’esperienza di sportivi-papà. Ecco la loro storia ai raggi X. Fate attenzione ai loro punti di riferimento nel canottaggio, alle loro considerazioni, ma anche all’amore, ai cartoni animati, ai tatuaggi…

Ricordi, in assoluto, il primo contatto con il canottaggio?
Simone Venier: “Alla tenerissima età di due anni. E’ ovvio che non ricordi nitidamente questo episodio, ma è stato davvero emozionante riassaporarlo da una fotografia, ingiallita dal tempo, in cui sono ritratto come un bambolotto su una barca, protetto dalle braccia di mio padre. Avendo un padre canottiere, infatti, ho avuto la fortuna di respirare sin da bambino l’aria piena di passione trasmessa da questo sport”.
Luca Agamennoni: “Si, certo. Mio nonno mi portò a visitare la sede dei Vigili del Fuoco Tomei allo Scolmatore quando avevo 16 anni e fu subito amore a prima vista”.

Simone, papà Silvano ti ha poi spinto a provare?
“Mio padre Silvano, nonostante il suo innegabile amore per il canottaggio, non mi ha mai imposto nulla, lasciandomi libero di affrontare da solo tutte le mie scelte, come è giusto che sia. Ovviamente non posso negare di essere stato contagiato dalla sua passione, ma è pur vero che, alla luce dei suoi consigli, quella di intraprendere questo sport è stata una mia decisione personale”.

Ci racconti la tua prima gara?
SV: “La mia prima gara l’ho disputata sul lago di Torre Paola, a Sabaudia, nell’ambito di una prova regionale. Ero nel settore giovanile delle Fiamme Gialle e, in questa regata, gareggiavo nel singolo 7.20 allievi B. E’ stata una gara molto avvincente, terminata con una splendida vittoria punta a punta dopo un serrate negli ultimi 200 metri”.
LA: “La prima? Gara nazionale in quattro senza, molto appassionante. Siamo arrivati terzi, risultato ricco di soddisfazione”.

Fiamme Gialle: Simone, in che modo hanno influito sulla tua crescita da atleta?
“Dire che le Fiamme Gialle hanno influito sulla mia crescita di atleta, è un’affermazione riduttiva. Direi piuttosto che il gruppo sportivo delle Fiamme Gialle mi ha plasmato, sportivamente parlando. Sono, infatti, nato nel settore giovanile delle FF.GG. e, all’età di 19 anni, sono stato arruolato nella Guardia di Finanza, dove tutt’ora sono in forza. Sotto l’ala di questo splendido gruppo ho imparato il vero significato della parola “SPORT” e soprattutto il rispetto per l’avversario e l’importanza del fattore mentale. E’ proprio grazie alle Fiamme Gialle che oggi sono lo sportivo e l’uomo che sono”.

E per te, Luca, considerando anche l’esperienza alla VVF Tomei?
Tutte e due le società hanno creduto in quello che facevo senza vacillare un attimo”.

Luca, quali personaggi sono stati importanti nella tua carriera e cosa ti hanno trasmesso?
“Come sanno in tanti io sono stato in barca con tantissime persone e cerco ancora oggi di ricordarmi tutti i loro consigli per migliorarmi e far andar sempre più forte le barche sulle quali salgo”.

Riferendoci, invece, agli atleti?
“A dire il vero li devo ringraziare tutti dal primo all’ultimo, ma a livello di esperienza forse quelli che mi hanno lasciato di più sono anche quelli anagraficamente più grandi di me. Penso a Raffaello Leonardo, il promotore di tutto, Rossano Galtarossa e Agostino Abbagnale che mi hanno insegnato che la costanza negli allenamenti paga. Ovviamente, poi, Simone Venier con cui ho scoperto che l’affiatamento e la sensibilità contano tantissimo, Simone Raineri e Dario Lari che mi hanno aiutato a capire come far viaggiare veloci le barche. Comunque ringrazio sentitamente uno per uno tutti i miei compagni d’avventura ai quali devo tantissimo della mia carriera. Se anche non ho menzionato qualcuno, non significa che lo abbia dimenticato”.


Simone, cosa ricordi degli insegnamenti dei tuoi allenatori?
“Tutti gli allenatori che ho incontrato nel corso della mia carriera sportiva sono stati importanti per me e fondamentali per la mia crescita professionale e non solo. In ognuno di loro ho tratto elementi che, come un puzzle, hanno costruito il mio percorso, la mia strada e le mie vittorie e devo ringraziarli, perché dalle peculiarità di ognuno di loro, ho potuto apprendere i segreti di uno sport così profondo e vero. Tra l’altro, spero di dividermi dai miei amati remi il più tardi possibile ma, facendo i conti con il tempo che passa, vedrei il mio futuro proprio nelle vesti di allenatore: per chi vive di canottaggio, allontanarsene non è pensabile.”.


Ed i tuoi compagni?
“Devo riconoscere di essere molto fortunato: pratico lo sport che amo e, soprattutto, ho accanto una squadra di ragazzi speciali. Non sono solo miei compagni ma, col tempo, sono diventati dei veri e propri amici che rappresentano dei punti cardine della mia esistenza. Ognuno di loro ha dei pregi particolari che, sommati insieme, danno il vero senso al termine “squadra”.

I tuoi risultati. Quale ti ha dato maggior gioia e perché?
SV: “Mi pare piuttosto scontato che il mio risultato più grande sia stato l’argento conquistato a Pechino nel 2008 insieme ai miei compagni Raineri, Galtarossa ed Agamennoni. Le Olimpiadi rappresentano la più importante competizione per un atleta: ci si allena una vita per osannare ed incorniciare quei cinque cerchi, e riuscire a vincere un argento è stata per me una soddisfazione e una gratificazione immensa”.
LA: “La maggior gioia è arrivata dalla medaglia di bronzo olimpica vinta nel 2004 perché eravamo 3 giovani ed un atleta esperto, assemblati velocemente e, devo dire, meravigliosamente considerato il risultato finale”.

Il più deludente?
SV: “Ho avuto nel corso della mia carriera sportiva una esperienza deludente che ricordo nitidamente, ma preferisco non parlarne perché la ferita è ancora aperta e brucia dentro”.
LA: “In realtà credo solo che le delusioni mi siano servite per aumentare la determinazione nel raggiungimento di risultati migliori. Sceglierne quindi uno in particolare, rispetto ad altri avendoli rimossi e passando oltre in fretta, non è fattibile”.

Quale, invece, arrivato con sorpresa?
SV: ” Si lavora sempre per ottenere e conquistare dei risultati che ripaghino i sacrifici di tante ore di allenamenti e fatiche e si cerca sempre, con il massimo delle forze, di far si che nessun risultato conquistato risulti sorprendente o inaspettato.
LA: “Sempre Atene 2004, la prima medaglia olimpica arrivata sbalordendo tutti. Forse noi per primi…”.

Le medaglie olimpiche in un flash?
agamennoni- venier- galtarossa- raineri_21SV: “Se ripenso a Pechino 2008 la prima immagine che fotografo nella mia mente è quella del tricolore che si staglia verso il cielo: in quella immagine sono racchiuse troppe emozioni, troppi momenti non solo immanenti in quel frangente di tempo, ma vissuti negli anni della preparazione e masticati nella manciata di minuti che ha portato alla conquista di quell’argento olimpico. Di quei giorni trascorsi a Pechino ricordo un’incredibile afa, un’aria umida che trasudava l’adrenalina di tutti noi atleti ed era carica di quell’acqua che rappresenta per me elemento di vita”.
LA: “Atene: ricordo quando ai mille metri siamo passati terzi. Pechino: indubbiamente il taglio del traguardo”.

Ti piace viaggiare?
SV: “Non sono una persona che ama molto il distacco da casa quindi penso proprio di dover ringraziare questo sport perché è proprio grazie al canottaggio che ho avuto l’opportunità di viaggiare e di allargare i miei orizzonti. Il luogo che ricordo più volentieri è, sicuramente, la Nuova Zelanda: le verdi distese e l’atmosfera tranquilla e rispettosa nei confronti della natura sono rimaste nella mia mente e nel mio cuore”.
LA: “Si, anche se quando lo faccio per sport purtroppo non sempre è possibile godere a pieno dei bellissimi luoghi dove spesso andiamo.
Si vedono maggiormente il campo di gara ed il tragitto fino all’alloggio: non si ha il tempo di poter girare liberamente le città, ma ce ne sono tantissime in cui tornerei volentieri da semplice turista per approfondirne la conoscenza“.

Come immagini Londra e, da quello che senti, quale giudizio per organizzazione?
SV: ” I giornali e i mass media ci propongono quotidianamente immagini della Londra Olimpica, ma preferisco ancora restare all’oscuro di tutto quello che sarà per scaramanzia: la sorpresa e l’emozione saranno così, sicuramente, più grandi”.
LA: “Da come dicono, vogliono fare meglio di Pechino e se così sarà, chi ci andrà starà veramente bene! Dico ciò perché nel mio sport fino all’ultimo non sai di preciso se ci vai o meno”.

Dammi le percentuali del successo nel canottaggio. Quanto conta l’allenamento, quanto la testa, quanto altri eventuali elementi?
SV: “Il mio specchio di percentuali riguardo il successo nel canottaggio è così ripartito: 70% testa 25% allenamento e 5% dote fisica naturale”.
LA: “L’allenamento è al primissimo posto ma bisogna sapersi allenare. La testa serve tantissimo perché è quella che fa scattare i campanelli che dicono se stai facendo bene o male. Altri elementi? Tanti, forse troppi e decisamente troppo variabili per poterli tenere poi così sotto controllo”.

Un tuo pregio ed un tuo difetto.
SV: “Premetto che non sono una persona che ama giudicare e giudicarsi, ma posso riconoscere che il mio pregio più grande è la generosità e che il mio difetto peggiore è, senza dubbio, la testardaggine”.
LA: “Credo in quello che faccio e sono testardo, quindi cerco di reagire sempre e in modo positivo a qualsiasi avversità mi succeda. A volte, quando la testardaggine è troppa, diventa anche un difetto”.

Capitolo amore. Simone, come hai conosciuto Valeria?
“Credo proprio che non dimenticherò mai il giorno in cui ho conosciuto Valeria, la mia compagna, in un pomeriggio al mare, nella mia Sabaudia. Non so perché il destino ha voluto che quel giorno andassi al mare proprio lì, in quella spiaggia, ma sono contento che sia successo perché ho trovato la famosa “metà della mela” del simposio di Platone. Di lei mi ha colpito subito l’immensa profondità del suo sguardo, indice della sua purezza interiore e la spontaneità del suo sorriso che mi trasmette serenità e gioia di vivere ogni giorno di più”.

Simone, come immagini il futuro di tuo figlio Gioele?
“Ogni volta che parlo di Gioele, mi brillano gli occhi. Spero di riuscire a dare a mio figlio tutto quello di cui ha bisogno e di sostenerlo in tutte la sue scelte e decisioni future. Non voglio influenzare la sua strada in alcun modo, ma spero di essere per lui una spalla forte su cui potrà sempre appoggiarsi nei momenti difficili”.

Luca, cosa c’è della tua famiglia dietro ai tuoi successi?
“E’ grazie a loro che sono così, mi danno sempre molta tranquillità per allenarmi e stare fuori casa per i raduni ed io, per ripagarli quando sono a casa, faccio i lavori forzati per riempirli di coccole. Descriverla in poche parole è praticamente impossibile, è semplicemente la mia folle adorata famiglia…”.
Luca, quali cartoni animati vedi assieme ai tuoi figli?
“Ce ne sono un centinaio, li guardiamo a rotazione: i classici e anche non, a Natale andava per la maggiore ‘Gnomeo e Giulietta’, che avremo visto un sacco di volte per insistenza dei bimbi e poi ‘Dragon Trainer’,’Gli incredibili’, Il Re Leone…”.

Ed i tuoi tatuaggi?
“Dicono tanto, anzi quasi tutto di me. Il primo riguarda l’Olimpiade del 2004, sul braccio. Il secondo, all’inguine, simboleggia il mio legame con la terra. Il terzo rappresenta il legame tra me e mia moglie, lo abbiamo fatto insieme uguale, entrambi dietro il collo, e che credo mi protegga sempre. Il quarto riguarda l’Olimpiade di Pechino 2008 sul piede e l’ultimo è la lettera A, il principio di tutto nonché iniziale di Anna Achille e Aronne…”.


Se la tua vita fosse una canzone?
SV: “Il brano che potrebbe incorniciare la mia vita è la celebre romanza “ Nessun dorma” Turandot di Giacomo Puccini. A questa melodia sono profondamente legato nella delicata ed eccelsa interpretazione che ne ha dato il più celebre tenore di tutti i tempi: il grande Luciano Pavarotti. Il “Vincerò” finale è un inno che mi fa venire i brividi al solo pensiero”.
LA: “Ne ho una degli 883: “Ci sono anch’io”.

E se fosse un film?
SV: “Rappresenta maggiormente la mia vita e la mia interiorità è Braveheart, del patriota ed eroe scozzese William Wallace. E’ emozionante capire e vedere cosa significhi, per un uomo, lottare per la libertà della propria patria”.
LA: “Il Gladiatore e, soprattutto, tanti cartoni”.

Se non avessi conosciuto il canottaggio, in quale altro sport avresti fatto strada?
SV: “Se non avessi conosciuto il canottaggio, non sarei riuscito in nessun altro sport: credo che ognuno di noi abbia una vocazione ed una naturale predisposizione in qualcosa nella propria vita. Il talento permette di riuscire in questo qualcosa ed io devo ritenermi solamente fortunato per aver da subito focalizzato il mio destino”.
LA: ” Non credo che avrei fatto sport”.


Un personaggio positivo, per te, nel mondo dello sport?
SV: “Guardo con stima ed ammirazione il mio eccelso collega Steve Redgrave, esempio nella vita e nello sport. Nonostante la sua “condanna” fisica del diabete, è l’unico canottiere ad avere vinto cinque medaglie d’oro in cinque edizioni olimpiche differenti, arricchite in una di esse, anche da un bronzo. Inoltre è un emblema per me a livello di condotta sportiva, umana e morale: non a caso è stato insignito del titolo di “Sir” (Barone) dalla Regina Elisabetta”.
LA: “Valentino Rossi”.

E fuori dallo sport?
SV: “Papa Giovanni Paolo II, un uomo che ha saputo superare i limiti e le strettezze della natura umana”.
LA: ” Mia moglie, anche se in alcuni momenti cede come è umano fare. E’ molto brava nel suo ruolo, è una grande donna”.

Simone, ci parli della tua esperienza con gli Special Olympics?
“Ho conosciuto personalmente la realtà Special Olympics, nella persona della sua responsabile, Alessandra Palazzotti, il giorno della inaugurazione dell’anno scolastico 2011/2012 tenuta dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Mi sono da subito appassionato a questo gruppo, sposando la loro causa e divenendo loro testimonial. Questi ragazzi mi hanno donato molto con la loro spontaneità ed il loro sorriso: spero di riuscire a ripagarli condividendo con loro le mie prossime vittorie e soddisfazioni”.

Per una nuova medaglia olimpica saresti disposto a…
SV: “La preparazione olimpica ed i duri allenamenti mi portano a stare molto tempo lontano dalla mia famiglia e dalle persone che amo: spero di riuscire a vedere la luce dei loro occhi nel bagliore di quella medaglia”.
LA: “Sto già facendo del mio meglio, spero solo di non aver sbagliato strada. Non scenderei a nessun altro compromesso”.

Nelle foto: Simone e Luca a Karapiro 2010 (D.Seyb); il 4 di coppia a Karapiro 2010 (D.Seyb); il quattro di coppia con la medaglia d’argento a Karapiro 2010; il quattro di coppia azzurro in barca a Pechino 2008 (M.Perna); Luca Agamennoni con il quattro senza ad Atene 2004 dopo la premiazione ed in barca (M.Perna); Simone Venier a Karapiro (D.Seyb);