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La passione vincente di Lido Filippi

martedì 20 Marzo 2012

La passione vincente di Lido Filippi

MILANO, 20 marzo 2012 – Ai primi momenti di attività del canottaggio in Italia le barche che andavano per la maggiore erano francesi e molte società avevano anche fiducia nei cantieri inglesi. Ed era più che logico, da lì arrivava il “verbo” del nuovo sport e chi se non i loro migliori cantieri potevano dare fiducia? E le pagine delle riviste o giornali italiani che si occupavano dello sport del remo riportavano spesso delle note pubblicitarie che rassicuravano sulla qualità di quelle imbarcazioni.
In seguito, con maggiore intensità a partire dagli anni venti, molte costruzioni trovarono sviluppo in Italia ed anzi per il crescere dei risultati anche internazionali la qualità della cantieristica italiana dedicata al canottaggio trovava sempre maggiori spazi. Lo stesso Thor Nilsen, per un decennio direttore tecnico del canottaggio italiano, ricordava l’apprezzamento che avevano in Norvegia delle barche italiane: “dopo la seconda guerra mondiale la prima barca da canottaggio da competizione del mio club fu ordinata alla società italiana Ezio Carlesi di Livorno. Per noi non fu solo una barca, ma un capolavoro da trattare con amore e con rispetto”.

E nel territorio livornese la cantieristica dedicata al canottaggio aveva conseguito un sensibile sviluppo grazie alla passione di chi vi lavorava, ma anche certamente per una generale tradizione nella cantieristica leggera che in Toscana aveva assunto uno sviluppo qualitativo di eccellenza. E spesso il nome della cittadina di Donoratico, abbinato ai nomi dei cantieri che vi erano localizzati, era un punto di riferimento importante per chi utilizzava con passione le barche da canottaggio e con impegno ne faceva uso.

E’ da pochi mesi in circolazione un libro eccezionale, che colpisce subito per l’immagine di copertina: Lido Filippi, il gran patron dell’omonimo cantiere con il mano un “otto” in miniatura, mentre alle spalle ha una grande immagine di “sue” imbarcazioni allineate allo “start”. Ed il libro, realizzato da “Giunti editore” è intitolato proprio a lui: “Lido Filippi, passione vincente”, da leggersi anche “a winning passion” perché in parallelo al testo italiano c’è anche la traduzione in inglese. Il sottotitolo ci porta immediatamente al contenuto dell’opera “L’artigiano, il cantiere, l’impresa e l’arte del canottaggio (The shipwright, the shipyard, the company and art of rowing”).

Ed è un rincorrersi di fatti, episodi straordinari, di Lido Filippi bambino negli anni quaranta in una Toscana al centro degli episodi bellici che all’epoca travagliarono il territorio nazionale, magistralmente raccontati da Cristiano Draghi, fiorentino, attualmente direttore della “Voce di Rovigo” e in precedenza direttore del “Corriere di Livorno” e del “Corriere di Cecina e Rosignano”, una approfondita conoscenza di uomini e cose del territorio.

Una avvincente storia del lungo percorso di questo personaggio, partito a 15 anni dalla gavetta al Cantiere Navale di Donoratico, in cui ha percorso con amore la lunga trafila ed imparato i segreti della lavorazione del legno, sino al trionfo mondiale ed olimpico delle sue eccezionali imbarcazioni che oggi sono vanto della cantieristica italiana. E il suo percorso in questo eccezionale campo di applicazione dell’ingegno e della capacità artigianale sarà di pari passo con quello che passione, curiosità ed esperienza ne faranno uno dei più esperti realizzatori di imbarcazioni per i canottieri. Una costante evoluzione tecnologica, passando dalla trasformazione dei legni pregiati una volta base assoluta per queste barche allo sviluppo degli scafi in materiale composito, elemento fondamentale del suo successo oggi.

Un successo che nasce alla fine degli anni settanta, quanto il Conte della Gherardesca, proprietario del rinomato cantiere (era stato fondato nel 1946) decise di sospenderne l’attività (oggi negli spazi un tempo vivacemente animati dal lavoro dei maestri d’ascia sorge un lussuoso centro vacanze), Lido Filippi che aveva percepito che lo sport remiero avrebbe ancora avuto bisogno di barche, decise di trasformarsi e di partire con una piccola azienda, con cinque collaboratori. Forse, pur convinto delle proprie idee, anche lui in quel momento non poteva immaginare il successo della sua decisione. Un successo i cui risultati sono descritti in questo eccezionale libro e ampiamente documentati, con citazione dei traguardi superati e gli innumerevoli titoli conseguiti su ogni campo di gara.

Il libro si apre con la felice presentazione del collega Franco Morabito dell’eccezionale percorso di quest’uomo forte di una passione e di amore per il suo lavoro, diventato sì il manager di un’azienda tra le più qualificate al mondo, senza però mai staccarsi dal suo cuore operativo e sempre pronto a intervenire manualmente a risolvere problemi su ogni campo di gara. Ma ricorda anche i problemi e i difficili primi momenti dell’attività, senza mai lasciarsi abbattere se qualcosa non filava per il verso giusto. Al suo fianco, spesso preoccupata, sin dall’inizio la gentile signora Agnese, ma solidale e convinta dei progetti del marito, accompagnandolo in tutte le circostanze, anche nei momenti difficili e gustando con lui poi tutte le gioie. E in questa passione realizzatrice per l’evoluzione del mondo remiero oggi è validamente accompagnato dal figlio David.

Sacrifici, tanti sacrifici, per arrivare ad un risultato che lo vede oggi costruttore di primo piano, il cui pensiero corre a volte al ricordo della sua prima barca costruita, uno skiff innovativo che viene collaudato in acqua da Alfredo Bollati, “uno dei migliori singolisti della sua generazione”, in occasione di una gara sul lago di Garda. Primo acquirente di una sua barca è la Canottieri Baldesio di Cremona, una delle più antiche società di canottaggio della Lombardia. E la prima vittoria in campo mondiale è quella azzurra nell’otto pesi leggeri di casa Filippi, ai Mondiali di Nottingham del 1986 e sarà l’inizio di una successione di risultati di alto livello per le filanti imbarcazioni della “Serie Italia”, dalla bianca livrea contornata d’azzurro.

Negli anni in molte occasioni ebbe a fremere ed emozionarsi per il trionfo delle sue barche, agli inizi in particolare legato al trionfo dei canottieri italiani ed in seguito ancora trionfi grazie ad atleti dalle più variegate divise da gara. Il top, in certo senso ed anche per la reazione affettiva, fu registrato alle Olimpiadi di Atene del 2004, quando l’emozionatissimo Lido Filippi assistette alla finale del doppio senior con la regale sfilata di “sei barche Filippi su sei” e l’equipaggio dell’Italia (Rossano Galtarossa e Alessio Sartori) al terzo posto.

In chiusura l’interessante capitolo “Cronologia” che sintetizza il percorso del personaggio Lido Filippi, dai primi approcci alle barche ed agli importanti risultati d’oggi. Tra quanti hanno avuto l’opportunità di operare con la collaborazione di Lido Filippi per lo sviluppo del canottaggio è importante la citazione di Thor Nilsen, un tempo direttore tecnico azzurro ed oggi
esponente di primo piano della Federazione internazionale: “ … ha dimostrato che le intuizioni ed il duro lavoro possono fare miracoli, mantenendo però i piedi per terra. Ed è orgoglioso della sua formazione e fedeltà al suo ambiente. … Sono contento di averlo imparato a conoscere e di chiamarlo amico”.


Ferruccio Calegari