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A tu per tu con Daniele e Martino

giovedì 8 Marzo 2012

A tu per tu con Daniele e Martino

ROMA, 08 marzo 2012 – Nel nome del padre. Verrebbe spontaneo questo titolo, considerando quanto questi due ventiseienni sono legati a Luciano Danesin ed Eros Goretti. Dopo lo splendido argento nel quattro senza pesi leggeri (leggeremo presto anche Andrea Caianiello e Marcello Miani), Daniele e Martino remano verso la loro prima Olimpiade con convinzione nei propri mezzi e voglia di spaccare il mondo. Li conosciamo più da vicino in questa lunga intervista che, oltre al canottaggio, ci porta a considerare ed elencare anche le altre passioni della loro vita.

Ricordi, in assoluto, il primo contatto con il canottaggio? Quando e come e’ avvenuto?
Daniele Danesin: “Mi ricordo delle gare di mio padre Luciano, ero piccolo, molto piccolo. Poi mi ricordo anche una gara che sono andato a vedere con mio papà a Varese, penso nel 1995 o giù di li…”.
Martino Goretti: “Era il 1996, partecipai come timoniere alla World Rowing Master Regatta di Monaco con i colori della Moto Guzzi: vittoria nel 4 con e poi secondo posto nell’otto, con papà a capovoga sotto gli occhi di mia madre”.  

Quest’episodio ti ha spinto a provare questo sport oppure la scelta di iniziare a remare e’ avvenuta per altri motivi?
DD: “Vivo sulle sponde del lago di Como, con mio padre allenatore della Canottieri Lezzeno è stato molto facile avvicinarmi a questo sport”.
MG: “Dunque, l’episodio sopra descritto mi aveva spinto a non considerare questo sport come parte del mio futuro. Troppa fatica… Un giorno, dopo aver vinto il campionato regionale di basket, uscii in due senza con mio padre, Moioli ci guardava dal terrazzo della Moto Guzzi. Detto e fatto. Con papà ero uscito a pari, con Moioli a dispari e da quel momento non solo iniziò la mia storia nel canottaggio ma, per volontà espressa del mio allenatore, non cambiai mai più bordata…”.

Chi ti ha portato, per la prima volta, in società e quali personaggi hai subito incontrato? 
DD: “Mio padre mi ha portato in canottieri perché io giocavo a calcio, come tutti, ma mi ammalavo molto spesso. Credo che lui abbia capito il momento giusto per farmi provare a remare perché dopo anni sono ancora qui a sudare!”.
MG: “Papà, perché non aveva altra scelta in vista della regata internazionale di Monaco…”.

Ricordi anche la prima gara? Come andò?
DD: “Certo, la prima gara è stata a Trezzo, un luogo al quale sono molto legato: mi fa sempre piacere tornarci a gareggiare, era il 1996, credo, e vinsi…”.
MG: “Cernobbio: 500 metri, gara sprint… Quarti su quattro in quattro di coppia, io ero salito perché mancava una persona: remavo da soltanto una settimana, da quel giorno mai più vogata di coppia”


Daniele, cosa significa essere un laghee?
DD: “Mah, penso che tutte le persone siano legate al posto in cui sono cresciuti, e io ho la fortuna di essere cresciuto in un posto fantastico, dai paesaggi stupendi e soprattutto in un paese che mi ha sempre dato tutto l’appoggio necessario. Mi piace il lago e mi piace Lezzeno in particolare, un paese ricco di storia e tradizioni: il lago è dentro di me e lo porto sempre in giro per il mondo.
Allenarmi a casa è sempre un piacere perché la società e la gente di Lezzeno mi supportano e mi permette di stare in un ambiente sereno e familiare”.

Moto Guzzi: Martino, chi per primo ti ha raccontato la storia di questa gloriosa società?
“Papà: andava spesso giù ad allenarsi, poi mio cugino Andrea dopo aver frequentato  il corso estivo”.

Daniele, cosa significa poter contare su una tifoseria che si muove in massa a ogni tua regata internazionale?
 “E’ bello avere dei tifosi che ti supportano e ti incitano, ti spingono a fare sempre meglio, a dare sempre più e a non mollare mai. Tutti ormai sui campi di gara conoscono la Lezzeno che tifa e io so che posso sempre contare su di loro: mi sono sempre stati vicini e lo saranno sempre, mia sorella, mia mamma e mio papà sono i miei primi tifosi, sin dalle prime gare che ho fatto. Poi a loro si sono aggiunti negli anni molte altre persone, mi hanno seguito anche in Nuova Zelanda!”.

Martino, mi sintetizzi la figura del Moioli?
“Un personaggio, ci vorrebbe almeno un libro per descriverlo: io l’ho vissuto come un nonno, soprattutto nei periodi di crisi 2007-2008 quando mi seguiva direttamente lui”.

Quale contributo c’e’ di tuo papà in questa tua scalata?
DD: “Fondamentale, lui mi ha cresciuto come figlio prima e come atleta poi: ci sono stati dei momenti difficili, delle belle litigate, ma con due teste dure come le nostre penso sia normale scontrarsi ogni tanto. Sono convinto che abbia un talento nel riconoscere le barche che possono puntare in alto e soprattutto nel capire se un ragazzo può davvero avere un futuro in questo sport oppure no.
Lui è sempre stato convinto su di me, anche di più di quanto lo fossi io di me stesso e questo mi è servito molto”.
MG: “Sempre presente, come padre ed allenatore. Ha creduto in me quando nessuno ci credeva. Mi ha seguito sotto tutti i punti di vista: dalla condizione psicologica alla preparazione fisica”.

Quale ambiente hai trovato nel tuo Gruppo Militare?
DD: “Sereno, sono sereno nel Corpo Forestale dello Stato come lo ero alla Lezzeno. Stefano De Piccoli mi fa stare tranquillo senza aggiungere ulteriori tensioni a quelle che già può avere un atleta di vertice come me. Mi sono trovato subito bene, con Stefano e Maurizio c’è un bellissimo rapporto: come se fossimo amici da una vita e soprattutto c’è estrema fiducia da parte loro in quello che faccio e viceversa”.
MG: “Valter Molea mi ha dato forti motivazioni, una persona con cui ho avuto negli anni un rapporto particolare: ci abbiamo messo tempo a fidarci l’uno dell’altro, ma è una persona che ora stimo sotto molti punti di vista”.

Daniele, quando sei a casa dove ti alleni?
“In vari posti, prevalentemente alla Canottieri Lezzeno che non smetterò mai di ringraziare, poi facendo barca con Martino mi alleno spesso anche alla Moto Guzzi ed a Pusiano. Mi capita anche di andare alla Cernobbio, sempre con Martino ed anche Giulia. Diciamo che giro spesso ed è molto stimolante e divertente”.

Qual e’ il posto più’ bello in cui hai remato?
DD: “Secondo me non è tanto il posto che rimane impresso nella mente di un atleta ma il risultato raggiunto in quel luogo, quindi direi che mi piacciono tutti i posti in cui ho ottenuto un buon piazzamento”.
MG: “Lucerna”

Quale il risultato che ti ha dato maggior gioia?
DD: “Sicuramente l’argento a Bled dell’anno scorso: la prima medaglia in barca olimpica, un risultato che inseguivo e inseguivamo ( io e i miei compagni ) da tanti anni. Ma non vogliamo fermarci qui…”.
MG: “La vittoria in quattro senza al Mondiale Junior 2003 e l’argento in Coppa del Mondo a Lucerna 2011”.

Quale, invece, quello più’ sofferto?
DD: “Tutti i risultati sono sofferti, non si ottiene nulla in questo sport senza sofferenza”.
MG: “Cito una delusione, il mancato podio agli Europei 2010 in Portogallo. Pensavamo di aver superato un momento di difficoltà, non è stato così e la Svizzera ne ha approfittato”.

Quale, invece, arrivato con sorpresa?
DD: “Con sorpresa, nessuno, ma se dovessi dire quale risultato mi ha un po’ spiazzato posso dire l’argento a Lucerna 2011: forse non ci aspettavamo di andare così veloci, in così poco tempo, con l’innesto di Marcello”
MG: “Sorpresa? “Quando a Sabaudia io ed Andrea Caianiello iniziammo ad allenarci in due senza …”:

Daniele, l’episodio più’ curioso o strano capitato nella tua carriera remiera.
“Mi viene in mente il campionato regionale del 2003 quando, appena tornato dai mondiali junior di Atene, ho fatto il singolo. Mentre facevo il riscaldamento per la batteria mi sono schiantato sulla boa dei 1500 metri (era enorme) e mi sono ribaltato: sono risalito da solo in barca e ho fatto la gara fradicio!”.

Martino, 64 anni dopo, tornerai nella città che ha laureato campione olimpico la tua guida Giuseppe Moioli. Che sensazioni provi?
 “E’ una cosa pazzesca: il primo Mondiale l’ho vinto il giorno del suo compleanno. Non era lì, ma è stata una delle prime persone a telefonare. C’erano anche Carlo Mornati e Carlo Gaddi con lui”. 

Ti piace viaggiare? Qual e’ la più bella città visitata grazie al canottaggio?
DD: “Si, io amo viaggiare, è stupendo girare il mondo, conoscere altri paesi, provare nuovi sapori, sentire nuovi odori, conoscere gente nuova. E’ una passione, è un modo di vivere che ho scoperto da poco, spinto a provare da un mio amico, Stefano Corti, che ha affrontato 393 giorni in giro per il mondo solo con il suo zaino sulle spalle. Il nostro sport ci permette di girare molto, certo in maniera diversa: non abbiamo il tempo di fare i turisti perché naturalmente siamo concentrati su quello che dobbiamo fare e quindi la nostra mente e il nostro fisico sono al 100% concentrati sulla gara, ma comunque la città più bella in cui ho avuto il piacere di gareggiare è sicuramente Lucerna, una città stupenda e sicuramente uno dei campi di gara più belli al mondo, come campo e come cornice paesaggistica e di tifosi”.
MG:
Si. Penso a Melbourne. Nel 2005 ci andai con Savriè e Danesin: eravamo in raduno a Livigno in vista del Mondiale in Giappone, prendemmo insieme questa decisione. Che bella l’Australia: ci siamo stati parecchio allenandoci con altri ragazzi del posto..

Hai notizie su come sarà Londra? Come la immagini?
DD: “Ci ho gareggiato nel 2006 in occasione dei Mondiali, ma penso proprio che cambieranno molte cose per questa Olimpiade. Per adesso non la immagino ancora, o meglio, non la voglio immaginare. Vorrei viverla di persona realmente!”.

I pregi ed i difetti più grandi dei tuoi compagni di barca
DD: “Tino è un grande capovoga e una grande persona sia in barca che fuori dalla barca, di grande carattere e mette sempre il 110% in quello che fa, e questo dà grande fiducia a tutto l’equipaggio. In questi anni la sua tecnica si è affinata molto e si merita senza dubbio il posto che ricopre. Marci è molto talentuoso, è riuscito ad amalgamarsi con noi in una sola settimana senza mai aver remato di punta prima, e non è sicuramente una cosa che sono in grado di fare tutti, fisicamente è molto forte ed è molto tranquillo e sicuro di sè. Andre è un napoletano verace, dal carattere molto deciso, non ci sta mai a perdere in tutto, negli allenamenti come in gara, ha una grande sensibilità nel sentire la barca ed è supportato da una grande dote fisica coltivata negli anni, ha creduto di poter emergere in questo sport e ce l’ha fatta. Di difetti non voglio parlarne perchè tutti li abbiamo ma sono i pregi le cose importanti che non tutti hanno.
MG: “Marcello: fortissimo, fisiologicamente una bestia. Ha sempre tutto sotto controllo. Daniele: metodico, nel senso che vuole sempre che sia tutto preciso.
Andrea: vuole che tutto sia perfetto. Posso dire anche il pregio collettivo?”.

Prego, Martino.
“Ci divertiamo sempre assieme e vogliamo sempre vincere, anche quando siamo in competizione tra noi: nella corsa, nel remoergometro…”

Ed il tuo pregio e difetto più’ grandi?
DD: “Non sta a me dirli, sarei sicuramente di parte. Mi reputo una persona molto decisa e sicura di quello che fa”.
MG: “Idem, come sopra”.

Dammi le percentuali del successo nel canottaggio.
DD: “Direi un 70% l’allenamento e un buon 30% di testa, perché non puoi assolutamente allenarti bene senza avere la testa per farlo e pensare sempre a quello che stai facendo che siano pesi o che sia barca. Poi naturalmente interviene anche una percentuale di fortuna come in tutte le cose”.
MG: “Testa al 90%, te lo dico perché fisicamente non mi reputo un granchè. A meno che la natura non ti abbia fatto un regalo incredibile, la testa è fondamentale”.

A proposito di personaggi, quali apprezzi di più nel canottaggio e nello sport mondiale?
DD: “Io apprezzo tutti gli sportivi, indifferentemente dallo sport o dal risultato ottenuto, perché so quanta fatica e quanti sacrifici ci sono da fare avendoli vissuti in passato e tuttora sulla mia pelle. Apprezzo soprattutto la mentalità sportiva che secondo me è una cosa sempre più rara da trovare, distrutta da uno stereotipo di atleta sbagliato quale il calciatore, che può essere considerato tutto fuorché uno sportivo. Lo sport, quello vero, fa bene al fisico e alla mente, sviluppa un carattere vincente che porterai  con te per tutta la vita nel lavoro e nella vita di tutti i giorni”.
MG: “Ebbesen e Tomkins nel canottaggio. Poi Petter Northug, Contador e Armstrong e Chris Mc Cormack”.

Se non fossi nato italiano, per quale altra nazione avresti voluto remare e perché?
DD: “Inghilterra oppure Australia,  perché hanno una tradizione sportiva stupenda e premiano qualsiasi buon risultato indifferentemente dallo sport praticato. Non come in Italia dove c’è distinzione tra sport maggiori e sport minori”.
MG: “Australia”

Se non avessi scelto il canottaggio, saresti diventato…
DD: “A questa domanda non sono proprio in grado di risponderti, non ho avuto il tempo di pensarci seriamente. Posso dirti quali sono le mie altre passioni sportive. Ho un go kart in garage a casa, sono un patito di Valentino Rossi che seguo sempre appena posso. Poi la pesca subacquea grazie ad Andre (Caianiello n.d.r.) e la bici grazie a Tino (Goretti n.d.r.)”.
MG: “Avrei praticato intensamente ciclismo o triathlon”.

Daniele, quale canzone e film scegli per inquadrare la tua vita?
“ “I Soliti” di Vasco. Per il cinema, sono molto appassionato ma non saprei scegliere un film…”.

Cosa è l’amore per te?
DD: “Credo che l’amore sia una parte fondamentale nella vita di un essere umano, condividere con una persona le proprie emozioni e i propri stati d’animo è una cosa stupenda. In questi ultimi mesi, grazie alla mia ragazza, ho capito veramente il significato della parola condividere, anche se è molto difficile perché la lontananza spesso si fa sentire, soprattutto quest’anno così importante e ricco di appuntamenti, ma lei lo capisce ed è sicuramente un punto a suo favore, un punto enorme a suo favore direi”.
MG: “Avere qualcuno che ti fa star bene, che ti rende sicuro di essere al cento per cento”.

Chiudiamo tornando al canottaggio, quale è la tua prima immagine olimpica nella tua testa?
DD: “Se penso ai cinque cerchi mi viene in mente Eskild Ebbesen”.
MG: “Pinsent che piange…”

Per una medaglia alle Olimpiadi saresti disposto a…
DD: “A fare enormi sacrifici e a lavorare giorno dopo giorno dando il 100% come io e i miei compagni di barca abbiamo fatto, stiamo facendo e faremo”.
MG: “TUTTO”.