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A tu per tu con Niccolò e Lorenzo

giovedì 23 Febbraio 2012

A tu per tu con Niccolò e Lorenzo

ROMA, 26 febbraio 2012 Dopo aver chiacchierato con Elia Luini e Lorenzo Bertini, dopo aver approfondito la storia di Silvia De Maria, saliamo a bordo del due senza di Niccolò Mornati e Lorenzo Carboncini. Niccolò ci racconta il Mito Moioli, Lorenzo il forte legame con Renzo Borsini. Una a una, le spedizioni internazionali più dolci ed amare nonché i risultati arrivati con maggiore sorpresa. Con loro non parliamo soltanto delle prossime sfide che attendono il due senza azzurro, di Nuova Zelanda, Gran Bretagna e Grecia.  Cracknell, Agassi, Vasco Rossi, il golf, la montagna e… cartoni animati! In 37 risposte, eccovi Niccolò e Lorenzo.

Ricordi, in assoluto, il primo contatto con il canottaggio? Quando e come è avvenuto?
Niccolò Mornati: “Grazie al mio amico Luca Morganti, poi mio compagno di barca per diversi anni, ci siamo iscritti al corso estivo. Era il luglio del 1989 e tutto avvenne per gioco, come i bagni nel lago che facevamo di nascosto da Moioli a fine lezione”.
Lorenzo Carboncini: “Non mi ricordo come sia andato il primo giorno di canottaggio, né cosa abbiamo fatto: mi ricordo solo che è stato alla Canottieri Limite e, soprattutto, il perché di quell’avvicinamento. Renzo Borsini, entrando nel negozio dei miei, mi vide e disse loro ”perché non gli fate provare il canottaggio?”. Da quel giorno sono passati 27 anni! “
   

Quest’episodio ti ha spinto a provare questo sport oppure la scelta di iniziare a remare è avvenuta a seguito di altri motivi?
NM: “Rimasi letteralmente incollato davanti al televisore quando mio fratello Carlo vinse in quattro senza i Mondiali di Indianapolis nel 1994. I miei amici più intimi, già canottieri, mi spinsero ad iniziare. Era l’ottobre del 1995”
LC: “I miei hanno seguito il consiglio di Renzo ed io mi sono ritrovato in un ambiente che, anche se nuovo, era incredibilmente familiare …”.

Niccolò, quale atmosfera hai respirato alla Canottieri Moto Guzzi, in una società che ha fatto la storia del nostro sport? E successivamente all’Aniene?
NM: “Alla Guzzi non ho imparato solo a remare. Grazie alle amicizie coltivate tra quelle mura ed agli insegnamenti di Moioli sono cresciuto sotto ogni punto di vista. “Se po’ mea fa iscè” ( “non si può fare così”, sua frase storica tanto pronunciata). Devo tanto a lui. La Canottieri Aniene ha rappresentato il motivo per il quale sono ancor oggi qui a sognare una medaglia olimpica. Grazie al suo Presidente Giovanni Malagò ed a tutti i Soci, che condividono con me l’amore per lo sport vero, ho potuto fare di una mia passione un vero e proprio stile di vita. Grazie all’Aniene, il canottaggio è potuto diventare parte fondamentale della mia vita e della mia crescita personale. Essere atleta professionista di uno degli sport più puri e nobili al mondo è un privilegio concesso a pochi.”.

Lorenzo, Canottieri Limite sull’Arno e Fiamme Oro: in che modo hanno influito sulla tua crescita da atleta?
LC: “La Canottieri Limite mi ha cresciuto come uomo e mi ha dato le basi tecniche senza le quali non avrei mai potuto raggiungere risultati. Le Fiamme Oro, oltre ad un aiuto economico, mi hanno dato la possibilità di remare con atleti di altissimo livello quando io ero ancora un ragazzino e di imparare, così, cose che a parole non si possono spiegare”.

Niccolò, tre aggettivi per descrivere il Mito Moioli.
NM: “Sarebbe riduttivo racchiudere Moioli in tre parole. Lui è, in tutto ciò che fa, semplicemente Unico”.

E tuo fratello Carlo?

NM: “Carlo è, ed è stato, la guida mia e di tanti altri giovani della mia età. Siamo entrambi fortemente determinati nel riuscire in ogni cosa che facciamo, anche in ciò che non ci appartiene. Lui ha una forza mentale fuori dal comune. Io sono soltanto più alto e, come diceva la nonna. ‘altezza, mezza bellezza”.  

I tuoi risultati. Quale ti ha dato maggior gioia e perché?
NM: “La medaglia d’argento ai Mondiali di Gifu 2005 nell’otto è stata molto sentita da parte di tutta la barca. Erano parecchi anni che l’ammiraglia azzurra non raggiungeva un risultato simile”. 
LC: “Sarebbe facile dire la medaglia di Sydney, è di sicuro il risultato più prestigioso, ma ci sono gare che per una ragione o un’altra ti danno grande gioia. Il terzo posto a Bled, dello scorso anno, è stato importantissimo: dopo 4 anni di astinenza da podio mondiale è stata un’iniezione di fiducia e mi ha fatto capire che valeva ancora la pena fare sacrifici”.


Lorenzo, cosa hai provato, così giovane, ad arrivare così vicino al mito Redgrave?
LC: “Credo che una medaglia olimpica dia sempre una grande gioia, chiunque sia il tuo avversario: è chiaro che quella gara rimarrà nella storia perché ha segnato un record difficilmente battibile ed incoronato così il più grande canottiere di tutti i tempi”.

Quale, invece, quello più sofferto?
NM: “La mancata finale nel 4 senza alle Olimpiadi di Pechino nel 2008. Sapevo sarebbe stata l’ultima gara per Carlo ed io ci tenevo molto a chiudere insieme a lui con un gran risultato. Soffro ancora oggi al pensiero”.
LC: “Facile: Pechino! Anche se pensandoci un po’ le delusioni sono state tante ma, ritengo, tutte utili”.

Quale, invece, arrivato con sorpresa?
NM: “Il secondo posto in otto ai Mondiali di Eton nel 2006. E’ stato un Mondiale che ci ha visto davvero protagonisti solo in finale dove abbiamo cavalcato benissimo un forte vento a favore. Solo la Germania meglio di noi”. 
LC: “Memorial d’Aloja 2006: non avrei scommesso una lira sul nostro 4 senza, Andrea Tranquilli me lo rinfaccia ancora”.

L’episodio più’ curioso o strano capitato nella tua carriera remiera.
NM: “Quest’anno prima dei Campionati del Mondo di Bled ho sognato il risultato finale con i distacchi precisi al secondo della nostra finale. Questa cosa un po’ mi spaventa, sarà il caso di non dirlo a Lorenzo”.
LC: “Più strano di quello raccontato prima?”.

Niccolò, hai dimostrato che studiare e remare ad alto livello è possibile: l’esperienza universitaria cosa ti ha trasmesso?
NM: “La certezza che se si desidera intensamente una cosa la si può ottenere”.

Lorenzo, quali compagni di squadra, nel corso della tua carriera, ti hanno trasmesso la loro esperienza e ti hanno aiutato a crescere?
LC: “Quando si va in barca con qualcuno c’è sempre qualcosa da imparare, di questo sono certo. Ma forse il compagno di barca dal quale ho appreso di più è stato Valter Molea, anche perché mi ha preso in barca con sé ad inizio carriera, quando lui aveva già avuto grandi risultati”.

Cosa, a tuo avviso invece, Lorenzo Carboncini può aver trasmesso o potrà trasmettere ai giovani di oggi?
LC: “Questa domanda andrebbe fatta a loro, spero dicano cose positive”

Quali allenatori sono stati importanti per te? Cosa ti hanno insegnato?
NM: “Tanti lo sono stati, ognuno con i suoi meriti. Da La Mura a De Capua, passando per l’Australia, per la Guzzi, il CRV Italia e l’Aniene. Ad ognuno va un grande ringraziamento. Ma grande merito va ancora a Giuseppe Moioli per essere stato un riferimento prima nella vita che nello sport. Un esempio di purezza e semplicità incondizionata”.
LC: “Ogni allenatore è stato importante, ognuno ha contribuito ad aiutarmi durante la mia carriera. Con Molea,avendo fatto barca assieme, è facile capirci, specialmente quando parliamo di sensazioni. Invece Renzo Borsini mi conosce da quando avevo 9 anni, è stato il primo allenatore, mi ha messo in barca e mi ha insegnato a remare: mi piace pensare a lui come a qualcosa di più di un allenatore”.

Ti piace viaggiare? Qual e’ la più bella città visitata grazie al canottaggio?
NM: “Mi piace molto viaggiare, come mi piace sempre di più tornare a casa. La più bella città visitata è stata Melbourne in Australia, ovviamente dopo il Lago di Como”.
LC: “Sfortunatamente non mi piace viaggiare, neanche per vacanza, figuriamoci per lavoro. La città più bella visitata grazie al canottaggio? Direi Sydney”.

Olimpiadi. Sydney e Pechino: dal punto di vista dell’atmosfera, dell’organizzazione, dell’attenzione mediatica e dello spirito olimpico in cosa erano uguali ed in cosa diverse tra loro?
NM: “Tutto è al limite della perfezione quando parli di Olimpiadi. Perciò entrambi ben organizzate, dove gli atleti si sentivano davvero protagonisti. Atene, città olimpica per antonomasia, con la sua storia sembrava fatta su misura per ospitare un evento olimpico.  Pechino si trovava ad affrontare problemi sociali importanti con una copiosa parte della popolazione cinese, da “cornice” all’evento, che viveva di grandi povertà. Una bella festa dove non tutti purtroppo ridevano”.
LC: “Non sono riuscito a cogliere differenze tra le Olimpiadi disputate: purtroppo sono state molto diverse nel risultato, ed alla fine è la cosa più importante”.

Hai notizie su come sarà Londra? Come la immagini?
NM: “Mi basterebbe fosse come Bled, risultato compreso. A parte gli scherzi, so da amici inglesi che stanno lavorando duro affinché questa edizione dei Giochi venga ricordata per molti anni a venire”.
LC: “Non ho notizie su Londra, spero solo che l’organizzazione sia buona. Conosciamo il campo di gara e non è dei più calmi, magari troveremo una settimana senza vento”.

I neozelandesi, gli inglesi ed i greci: tu che li conosci, sono solo forti o anche simpatici?
NM: “Sono tutti molto simpatici ed amichevoli. Ho legato particolarmente con i neozelandesi, ci sentiamo spesso via internet e quando si fa festa sono i primi con cui si esce la sera dopo le gare. Gli inglesi sono molto più “composti” , come da retaggio culturale, ma se in vena di festeggiamenti sono prontissimi ad offrire fiumi di birra e lasciarsi andare. I greci sono ragazzi giovani, molto educati, che purtroppo non conosco molto ma che dovrò iniziare a conoscere meglio, visto che ci stanno sempre addosso!”.
LC: “Di sicuro la cosa che li accomuna è l’impegno e la serietà con cui affrontano il canottaggio, si capisce che per loro questo sport è ragione di vita. Le differenze sono soprattutto fisiche”.

Niccolò, sei stato in Australia, cosa pensi della loro cultura ed in cosa lo sport australiano è diverso da quello italiano?
NM: “L’ Australia è una terra “giovane” e bellissima da cui ho faticato molto a tornare. E’ un paese multi-etnico dove le diverse culture si stanno integrando sempre più dando vita ad un luogo dalle mille sfaccettature. Puoi trovare di tutto, a qualsiasi ora del giorno. Lo sport è momento fondamentale della giornata di qualsiasi australiano, dal ragazzino al più anziano. E’ visto come attività altamente formativa ed il suo ruolo è considerato cruciale nella crescita delle nuove generazioni. Non come in Italia, dove a scuola 2 ore di ginnastica la settimana vengono pure considerate troppe”.

Lorenzo, meglio il due senza, il quattro senza o l’otto? 
LC: “Due e quattro senza sono le mie barche preferite, anche se le sensazioni di un otto che cammina sono indescrivibili. Sono barche molto diverse tra loro, ma sicuramente hanno anche molte cose in comune”.

Pregi e difetti del tuo partner?
NM: “Il miglior pregio di Lorenzo è che è un gran professionista su cui poter sempre contare. Il suo difetto è che all’attacco vuole sentire la barca a dispari, in finale meglio a pari”.
LC: “E’ un perfezionista, vorrebbe che tutto fosse perfetto. Questo è uno dei pregi di Niccolò, ed a volte è anche il suo difetto”.

Ed il tuo pregio/difetto più grande?
NM: “Il  contrario di Lorenzo, pari attacco – dispari finale. Ma per farlo rendere al top faccio quello che vuole. In ogni caso troppi difetti”.
LC: “Ho veramente un brutto carattere, sono un vero rompi… Le persone che mi stanno vicino non hanno vita facile, se si parla di canottaggio non sono mai soddisfatto. Il pregio più grande? Forse sapere di avere molti difetti…”.

Dammi le percentuali del successo nel canottaggio. Quanto conta l’allenamento,  quanto la testa, quanto altri eventuali elementi?
NM: “Se Madre Natura ha messo del suo dal punto di vista fisiologico allora con la testa fai circa il 99%, perché questa ti permette di allenarti come non molti sono disposti a fare e di lottare ancora quando la maggior parte della gente ci ha già rinunciato. L’1 % lo lasciamo alla fortuna”.
LC: “Non penso che si possa parlare di percentuali, sono tutte caratteristiche indispensabili. Ce ne sono alcune che si possono acquisire negli anni, altre invece devi sperare di avercele dalla nascita”.

Cracknell è l’uomo d’acciaio, appesi i remi al chiodo vorresti fare la sua stessa vita tra maratone, triathlon, deserto e polo Nord?
NM: “L’ho sempre stimato in quanto grande campione ed atleta eclettico, pari-dispari-coppia. Però, alla sua, preferisco la vita di commentatore sportivo del compagno Matthew Pinsent che alterna ad una telecronaca un bicchiere di birra e due salsicce”.
LC: “Al momento mi verrebbe da dire: basta fatica! Ma dovresti chiedermelo fra qualche anno, sicuramente qualche uscita in bici e un po’ di golf”.


Ti vedi, in futuro, ancora legato al mondo canottaggio? In quale veste?
NM: “Il mio futuro ora è solo proiettato su Londra, già fin troppo lontano per come sono abituato a ragionare. Poi a mente lucida deciderò sul da farsi”.
LC: “Non mi dispiacerebbe provare ad allenare, ma ciò richiede un grosso impegno, giorni fuori da casa e in particolare nei fine settimana. Questo vorrebbe dire chiedere ancora di fare sacrifici alla mia famiglia e non credo sia giusto”.

Tornando ai personaggi, quali apprezzi di più nel canottaggio e nello sport mondiale e perché?
NM: “Nel canottaggio ammiro da quando sono bambino Sir. Steve Redgrave, Baronetto della Regina d’Inghilterra, unico atleta al mondo ad ottenere 5 Ori Olimpici in 5 edizioni consecutive. Nello sport mondiale ho sempre apprezzato il tennista Andre Agassi, di cui indossavo le Nike a lui dedicate e di cui ho appena letto la biografia “Open”, che ha suscitato molto scalpore per aver messo sul piatto le tante debolezze e fragilità che scalfiscono la vita di sportivi di altissimo livello. Un bell’esempio di umanità”.
LC: “Non c’è uno sportivo che ammiro più di altri, di solito si tende ad ammirare quelli che vincono o raggiungono risultati eccezionali, ma spesso dimentichiamo quelli che, per una ragione o un’altra, non arrivano ai traguardi sperati senza però arrendersi o lasciarsi andare”.

Quale canzone scegli per inquadrare la tua vita?
NM: “ACDC, “You shook me all night long”
LC: “Non saprei, considerando che mi piace Vasco Rossi e vista la mia lunga carriera potrei dire “Eh già”.


Quale film?

NM: “Quentin Tarantino, “Pulp Fiction”
LC: “Qui mi trovi veramente impreparato. Mi piacciono tantissimi film, ma nessuno mi ricorda la mia vita e poi, ultimamente, sto vedendo troppi cartoni…”.

Niccolò, ti piacciono gli animali? Ne possiedi qualcuno?
NM: “Mi piacciono molto i cani. Ne ho avuti diversi quando abitavo nella mia prima casa, che aveva un grande giardino, dove ho passato i primi 24 anni della mia vita. Spero di poterne avere ancora uno molto presto”.

Lorenzo, in bicicletta, quanto riesci ad andare forte?
LC: “Questa domanda dovresti farla a Francesco (Fossi) visto che spesso usciamo insieme. Comunque la bici mi piace molto, ma anche al golf non posso rinunciare”.

Niccolò, quando non remi quali altre attività sportiva sportive preferisci?
NM: “Amo la montagna e tutto quello che a lei è legato. Scio da quando sono piccolo: sci da discesa, alpinismo ed anche fondo. Spesso quando c’è vento sul lago metto un paio di scarpe da trekking e parto di corsa per le montagne sopra casa mia. E poi con i miei amici facciamo spesso giri per rifugi e belle mangiate su per i monti”.

Niccolò, le qualità che una donna deve possedere?
NM: “Pattuito che fisicamente mi deve colpire appena la vedo, poi mi piacerebbe fosse semplice”.


Lorenzo, come hai conosciuto tua moglie e come avete scelto i nomi dei vostri figli?
LC: “Ci hanno presentati due nostri amici e loro, prima di noi, avevano capito di aver fatto la mossa giusta. Sui nomi dei figli ci siamo trovati molto d’accordo e siamo convinti che gli si addicano molto”.

Niccolò, qual è l’insegnamento più importante della tua famiglia che sicuramente trasmetterai ai tuoi figli?
NM: “Dai il meglio di te stesso in ogni piccola cosa che fai per essere artefice del tuo destino”.

Lorenzo, Mattia e Matilde: quali sport vorresti praticassero?
LC: “Matilde sta già facendo atletica, ha già provato tennis e non ho niente in contrario sul fatto di cambiare molti sport, anzi credo che da piccoli non ci si debba fissare su una sola disciplina. Mattia è ancora piccolo, ma mi sembra portato per gli sport di contatto… Chiedete a Niccolò e Francesco!”.

Chiudiamo tornando al canottaggio, per una medaglia alle Olimpiadi saresti disposto a…
NM: “Tutto”
LC: “…allenarmi mattina e sera con un solo obiettivo in testa fino ai primi di agosto!”.