News

Benedetto Vitale: Il coronamento di un triennio straordinario””

martedì 20 Novembre 2012

Benedetto Vitale: Il coronamento di un triennio straordinario””

CATANIA, 20 novembre 2012 Benedetto Vitale vuol dire sorelle Lo Bue. Vuol dire vittoria. Per questo il tecnico della Canottieri Palermo ha ricevuto il riconoscimento di “Miglior Allenatore del 2012”. A consegnarglielo, davanti all’Assemblea Nazionale riunita all’hotel Galilei di Pisa, il presidente uscente Enrico Gandola.

Benedetto, è la ciliegina sulla torta di una stagione straordinaria.
“Sì, direi in realtà che è il coronamento di un triennio straordinario. Certo, quest’anno abbiamo vinto davvero tutto, con l’apoteosi dei tre titoli italiani in soli dieci giorni dopo le medaglie mondiali ed europee”.

Tre anni fa, avresti mai immaginato un riconoscimento simile, ma soprattutto questa pioggia d’oro con uno degli equipaggi giovanili (e non solo) migliori di sempre?
“Direi di no. Abbiamo iniziato nell’autunno 2009 con un programma preciso: l’obiettivo era vincere il campionato italiano ragazzi il primo anno, entrare nel giro della Coppa della Gioventù nel 2010, e in quello dei mondiali l’anno dopo. Invece abbiamo viaggiato subito su un altro livello vincendo da allora tutto quelle che si poteva, dai titoli tricolori ai due mondiali”.

Che significa allenare due atlete come le Lo Bue?
“Be,h non è facile. Abbiamo vissuto tre anni fantastici ma anche difficili. Difficili nella gestione quotidiana delle atlete: Giorgia e Serena abitano a Villagrazia di Carini, a 30 km da Palermo. Hanno fatto e continuano a fare avanti e indietro ogni giorno, conciliando scuola e impegni quotidiani. C’è poi l’aspetto tecnico e fisiologico: abbiamo dovuto supplire alle mancanze fisiche con tanta tecnica e motivazione”.

Com’è nata l’idea del sue senza?
“E’ la barca più tecnica, quindi si poteva puntare su caratteristiche meno fisiche. Dico sempre che il due senza è un singolo con due teste. Alla fine siamo riusciti nel nostro intento mettendo insieme anche due caratteri differenti. Una estroversa, Giorgia, l’altra meno, Serena, come gli Abbagnale”.

Perché, in origine, le hai messe insieme?
“Era il 2006, un anno difficile per la Canottieri Palermo. Ho rifondato tutto perché non c’era un solo atleta. Ho reclutato Giorgia nella scuola media Alberico Gentili, me la segnalò la professoressa Anna Atanasio, madre dell’ex canottiera Alice Androsiglio. Ho visto subito che aveva delle doti. Serena, invece, ha iniziato perché veniva con i genitori a vedere le gare di Giorgia. Dopo due anni, vedendo che entrambe erano costanti e molto serie, e Giorgia aveva già dimostrato un certo valore arrivando quinta al campionato italiano in singolo ragazze, gli ho proposto di fare il due senza con un progetto triennale. Il seguito lo conoscete tutti”.

Le Lo Bue sono il tuo miglior “prodotto”, ma a Benedetto Vitale sono legate altre vittorie.
“Sì, certo. A partire dal 1997 quando, allenando il Lauria, ho vinto il Festival dei giovani: un risultato davvero storico. Nel 2000, invece, insieme a Daniele Zangla, abbiamo vinto il titolo italiano ragazzi nel quattro di coppia maschile e femminile in dieci minuti, sempre col Lauria. Nel 2001 sono passato al Telimar e ho vinto un altro titolo ragazzi, sempre nel quattro di coppia maschile: è stato il mio primo successo personale, poi riconfermato nel 2003. Nel 2005 ho portato Claudio Pollaci al mondiale junior e ho allenato il futuro campione del mondo Antonio Pizzurro”.

Parliamo di presente e di futuro. Che stanno facendo e cosa faranno le Lo Bue?
“Giorgia sta lavorando più di prima per il salto tra i senior, Serena si allena come prima. Fanno otto sedute in sei giorni, la domenica è libera. Quanto al due senza, non è un capitolo chiuso. Potrebbe essere inserito il due senza pl ai mondiali, noi saremmo pronti. E comunque siamo pronti pure da under23. Per ora comunque le sto facendo allenare in doppio”

Come si diventa dei bravi allenatori?
“Serve umiltà, cioè essere sempre pronti e disponibili a imparare da chi ha più esperienza. Poi è necessario programmare allenamenti e stagione in maniera metodica: nulla va lasciato al caso o improvvisato. Poi, se capita di avere atleti validi o addirittura dei talenti ancora in erba, bisogna stare attenti: forzare la mano può essere dannoso, il risultato non va rincorso. L’atleta, se viene messo nelle condizioni giuste, anche se non è un fenomeno, può emergere bene: gente come Sartori o Galtarossa sono rari. Questo non vuol dire che non si possano ottenere grandissimi risultati anche con ragazzi normali”.

Stefano Lo Cicero Vaina