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Da Plovdiv a Varese: Luca Rambo” si racconta”

lunedì 10 Settembre 2012

Da Plovdiv a Varese: Luca Rambo” si racconta”

ROMA, 10 settembre 2012 Dal Mondiale Junior all’Europeo di Varese. Tutto in pochi giorni, considerata la data del successo di Plovdiv: 18 agosto, l’Italia sale sul gradino più alto del podio Under 19 nel quattro di coppia dopo sette anni. Luca Rambaldi, ferrarese tesserato per la Canottieri Ravenna e prodotto del College Remiero Giovanile di Piediluco, si prepara a vivere la rassegna continentale, manifestazione che lo vedrà ai nastri di partenza insieme a Gabriele Cagna, Bernardo Miccoli e Matteo Baluganti. Prima, però, ricorda la grande impresa realizzata in Bulgaria.

Dove nasce il quattro di coppia che il 18 agosto 2012 si laurea campione del mondo?
“Da un inverno di duro lavoro e miglioramento per ogni singolo componente e dalla capacità di creare equipaggi competitivi da parte dei nostri allenatori: Claudio Romagnoli e Lello Polzella. Per quel che mi riguarda, anche da una gran determinazione per trovare il riscatto dopo l’argento dell’anno scorso”.

L’andamento della stagione lasciava già intravedere la possibilità di far saltare il banco ai Mondiali?
“A parte un problema di salute in singolo al primo meeting, è andato tutto bene. Al Memorial d’Aloja, Claudio ha deciso di mettermi a capovoga, dicendomi che aveva dei progetti importanti. Agli Europei, non conoscevamo ancora bene il nostro valore e nemmeno quello degli altri. Facendo la nostra gara, abbiamo dimostrato il nostro potenziale e, ovviamente, era solo la base di partenza. Il raduno di Piediluco è stato ricco di alti e bassi, sia a livello mentale che fisico, ma siamo riusciti a sopperire a tutto e a rimboccarci le maniche ogni volta. L’obiettivo da raggiungere era grande”.

Il cambiamento dell’orario, causa rottura della barca neozelandese, ha comportato ulteriore agitazione dentro di voi?
“Eravamo convinti di poter fare bene, eravamo pronti a tutto. L’annuncio in partenza del rinvio al pomeriggio non ci ha fatto agitare più di tanto: ci ha solo fatto arrabbiare e innervosire, ma invece di danneggiarci ci ha rinforzato, dandoci quella voglia di combattere che ci ha accompagnato tutta la gara”.

Cosa ricordi, in particolare, di quei ultimi duemila metri?
“il momento più duro: l’attesa in partenza e i primi 500 metri quando due equipaggi ci avevano sfilato. Il più emozionante: gli ultimi 250 metri, quando pensi che sei avanti ed il titolo non lo mollerai più”.

Raccontaci i tuoi compagni.
“Parto da Tiziano Evangelisti che avrà un po’ di pancetta ma ha sempre anche gran voglia di imparare, di impegnarsi, di aiutare gli amici e compagni di barca. Andrea Crippa è testardo ma anche molto forte e potente. Davide Mumolo è troppo secco ma non cede mai. Dico anche come sono io: decisamente pesante quando qualcosa non va come voglio ma determinato quando qualcosa mi interessa molto”.

Perché, a tuo avviso, l’Italia ha vinto queste tre medaglie d’oro in campo maschile?
“Credo che ogni atleta e ogni allenatore volesse fare meglio degli anni passati. L’otto è riuscito a restare sulla cresta dell’onda grazie anche all’esperienza dei “vecchi”, il quattro senza si è sempre allenato bene ed è riuscito a tirare fuori la gara della vita, grazie a dei pesi leggeri con un gran rapporto peso potenza. Noi abbiamo avuto un cammino abbastanza regolare: più andavamo avanti e più ci credevamo. L’Italia ha vinto questi 3 storici ori grazie alla grinta di tutti questi 17 atleti”.

Claudio e Lello che ruolo hanno avuto?
“Il loro contributo é stato grande: si tratta di due allenatori con grande capacità nel tirare fuori le potenzialità da ogni singolo elemento e nell’assemblare equipaggi”.

Verso Varese, “Rambo” cosa si sente di dire?
“Non mi aspettavo questa convocazione. Mi ha fatto davvero molto piacere: durante il raduno mi sono impegnato al massimo per non deludere le aspettative riposte in me”.