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Paolo Di Girolamo: La gara della nostra vita, un grande sogno  realizzato””

lunedì 10 Settembre 2012

Paolo Di Girolamo: La gara della nostra vita, un grande sogno  realizzato””

ROMA, 10 settembre 2012 Dopo un anno di “panchina” a Eton Dorney, nel Mondiale valido come test olimpico, Paolo Di Girolamo fa tesoro dell’esperienza maturata e diventa campione mondiale nel quattro senza interrompendo nove anni di mancati successi azzurri. Da Schinias 2003 a Plovdiv 2012: serve una barca agile e veloce per riprendersi lo scettro in una specialità tanto affascinante quanto complessa. L’obiettivo viene centrato da un equipaggio, composto anche da Stefano Oppo, Leonardo Pietracaprina e Alberto Di Seyssel, che dopo il titolo europeo ed un buon raduno fatica a ritrovarsi e deve attendere la finale per brillare ed esultare, con una vittoria ottenuta per un solo centesimo, dopo un serrato confronto con la Romania.

Paolo, da dove ricominciamo?
“Dalla gara nazionale di Varese: il nostro quattro senza si affaccia sulla ribalta nazionale in quell’occasione e si classifica terzo. Alberto ancora non sapeva tanto remare di punta, sarà stata la sua terza uscita!”.

Sino a quel punto, il tuo bilancio?
“Bene. Primo in due senza poi un quarto posto per colpa mia perché mi sono fermato prima del traguardo avendo sentito suonare la trombetta: era, invece, per il secondo equipaggio classificato. Eravamo molto vicini a loro e così abbiamo perso una posizione”.

Quanto ha significato la vittoria agli Europei in proiezione Mondiali?
“A Bled non sapevamo quanto fosse veloce la barca contro gli altri perché alla fine abbiamo lavorato soltanto tre giorni in raduno. Si vedeva, comunque, che avevamo buoni valori. In gara bastava che chiamavi un via e la barca si alzava subito. Non ci conoscevamo: allora ognuno di noi voleva fare del proprio meglio. In raduno siamo cresciuti molto. Nelle ultime settimane per problemi miei e di Lorenzo abbiamo incontrato delle difficoltà ma negli ultimi due giorni ci siamo ripresi”.

Eppure le prime gare al Mondiale non sono andate bene come immaginavate.
“Diciamo pure che batteria e semifinale sono andate veramente male. La barca era pesante, chiamavi un via e la velocità cambiava mai. Dopo la semifinale abbiamo fatto una riunione con Claudio, Walter e Lello e loro ci hanno detto che era normale. Era l effetto dello scarico e per ritrovare la precedente condizione siamo usciti il pomeriggio prima della finale, convinti di dare il massimo. Ci siamo ripetuti la stessa cosa tre minuti prima della finale”.

E allora ricordiamola questa finale.
“Eravamo partiti per disputare la gara della vita. Ai 1000 mi sono ritrovato punta a punta con i rumeni. Ho chiamato un allungo e la barca si è alzata prendendo così una velocità maggiore. Con quel secondo e mezzo di vantaggio, non riuscivamo comunque più ad andarcene via. Ai 1500 mi sono girato: eravamo ancora avanti ed ho urlato ‘Dai che siamo QUASI campioni del mondo, forza”. Così abbiamo nuovamente aumentato. Negli ultimi metri, ho pensato che loro avrebbero fatto valere la loro forza: siamo ripartiti a 250 metri dal traguardo ma al traguardo ho scoperto che ci avevano ripresi”.

Cosa avete provato in quegli attimi infiniti di attesa?
“Pensavo di essermi classificato secondo. Noi ci siamo fermati molto dopo il traguardo perche non si sentiva la tromba, in quel momento mi sono visto secondo. Poi per conferma ho chiesto anche a Lorenzo e lui con le dita mi ha fatto secondo. Poi il tabellone…”.

Lorenzo, Alberto e Stefano: cosa puoi dirci dei tuoi compagni d’avventura?
“Lorenzo non si tira mai indietro: era il più forte di tutti al remergometro e quando tirava io lo sentivo. Era la mia fotocopia, mi seguiva bene quando non era stanco. A volte accendeva la miccia x litigare: o con me o con Alberto lui c’era sempre. Alberto è fortissimo come ragazzo: ogni volta che tirava io sentivo sempre che mi alleggeriva la bordata e riuscivo a fare quello che mi pareva li davanti. Si stancava molto spesso e mi lasciava da solo… Stefano è un bravo prodiere: teneva molto su la prua. Non parlava mai, però: anche in barca, sempre a voce bassa”.

E tu?
“Io sono molto determinato, voglio arrivar sempre davanti. In raduno litigavamo spesso perché anche se i lavori erano a 28 colpi io aumentavo per precedere gli altri… Sono un gran rompiscatole, lo ammetto: quasi come un timoniere, parlo sempre…”.

Perché questa squadra, a tuo avviso, ha vinto così tanto?
“Claudio punta tutto sul gruppo, un gruppo con tanta voglia di fare senza mai tirarsi indietro. Lui, Valter e Lello ci hanno dato moltissimo. Sono allenatori fantastici, ci hanno aiutato a realizzare il nostro sogno ed a loro posso soltanto dire GRAZIE”.