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Sport d’acqua e disabilità: il canottaggio come esempio

martedì 7 Giugno 2011

Sport d’acqua e disabilità: il canottaggio come esempio

ROMA, 07 giugno 2011 – Per il convegno nazionale “Gli sport d’acqua nell’atleta disabile” la scelta di Livorno non è stata casuale. Città a vocazione sportiva, uno speciale rapporto con il mare e culla  di  grandi campioni del passato e  del presente come Armando Picchi, Mario Aldo Montano, Luca Baldini, Luca Agamennoni, Filippo Mannucci

L’interesse e l’attenzione per lo sport nei disabili è nato soprattutto in questi ultimi anni sempre come conseguenza di grandi imprese.  Oscar Pistorius nell’atletica, Daniele Cassioli, non vedente   “atleta dell’anno 2010” per lo sci nautico, Francesco Gambella noto per le sue imprese estreme con il suo kajak, la sudafricana nuotatrice Natalie du Toit vincitrice di 10 ori paralimpici tra Atene e Pechino.
Ma dietro questi grandi uomini e donne  ce ne sono altrettanti che già da molti anni  hanno vinto la sfida con la  vita cambiando radicalmente il loro futuro. Grazie a grandi cambiamenti culturali, dovuti al lavoro sinergico di realtà come il CONI, il CIP e l’INAIL, oggi sportivi disabili e normo dotati, condividono sul campo di allenamento e nella vita quotidiana, passioni e obiettivi comuni grazie ad una linea politica di reale integrazione.
Oggi  lo sport paralimpico è una grande realtà.

“Prendete per esempio il canottaggio per disabili – spiega il professor Antonio Spataro (organizzatore del Convegno) – L’attività è iniziata nel 2003 con soli 8 atleti tesserati ed è stata inserita nel 2006 come nuova disciplina alle Paralimpiadi di Pechino: c’è stato un progressivo e costante incremento nel numero di tesserati in Italia, arrivando nel 2010 a più di 100 atleti appartenenti a 10 diverse società sportive”.

Inoltre Il canottaggio, è stato il primo sport, a livello nazionale ed’internazionale, ad avere avviato un processo di integrazione dei diversamente abili con i normodotati, dando via alle competizioni in occasione dei Campionati Italiani, delle Coppe del Mondo e dei Mondiali.

La medaglia d’oro nella specialità del 4 con LTA misto, vinta alle paralimpiadi di Pechino 2008, con l’equipaggio formato da Paola Protopapa, Luca Agoletto, Daniele Signore, Graziana Saccocci e timoniere Alessandro Franzetti, i tre argenti nei Mondiali 2009 e 2010 pongono la FIC tra le prime federazioni paralimpiche al Mondo.

Questo convegno, organizzato e presieduto  dal Professor Antonio Spataro, si è svolto  presso i locali de “Il Parco del Mulino”, sede dell’Associazione Onluss Persone Down di Livorno (Presidente Dr.Tornar), ed è stato inaugurato dall’Avv. Luca Pancalli, Presidente CIP e Vice presidente Coni, che  ha emozionato gli ospiti presenti condividendo il desiderio di realizzare una realtà sportiva sempre più includente e sempre meno ghettizzante.

Hanno partecipato come relatori  il Segretario generale del CIP Marco Giunio De Sanctis , il Direttore generale INAIL Prof. Mario Carletti, il Presidente del CIP regionale Toscana Massimo Porciani e il Responsabile del centro Protesi INAILdi Budrio Ing Gennaro Verni.
Si sono sviluppate le tematiche riguardanti gli sport del canottaggio, della vela, del nuoto, della pesca subacquea, dello sci nautico e della canoa.  Particolare interesse è stato dimostrato dall’uditorio per la relazione del dottor Piero Poli, medico responsabile della squadra di canottaggio adaptive, che  ha esposto  possibilità ed i limiti dell’atleta disabile nella pratica dello sport remiero. 

Numerosi sono stati gli interventi dei tecnici, sia in ambito normativo che fisioterapico ma c’è stato spazio anche per il racconto di esperienze più empatiche come quello della Banda Bassotti, gruppo di ragazzi down capitanati dal maestro velico Enrico Maltinti. costituitosi nel 2004 dopo aver acquistato un’imbarcazione J24, che ha  partecipato ad otto edizioni del Trofeo Accademia Navale ed a tre Campionati Italiani diventando ambasciatrice di messaggi di vera sportività da trasmettere agli equipaggi di tutto il mondo. Il gruppo è cresciuto nel tempo sia nel numero di componenti che in qualità dimostrando come l’attività motoria sia uno strumento fondamentale per migliorare la qualità della vita personale e nella collettività.