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Giovanni Chessari, Lo stage con la Nazionale Junior mi ha dato  grandi stimoli

sabato 5 Marzo 2011

Giovanni Chessari, Lo stage con la Nazionale Junior mi ha dato  grandi stimoli

CATANIA, 05 marzo 2011 – Quando si parla di canottaggio, Giovanni Chessari diventa verde… Come il colore dell’Ortigia, la sua società. Il giovane tecnico siracusano questo sport ce l’ha nei cromosomi: lo faceva sin da piccolo e, oggi, intende trasformarlo in un’opportunità per il suo futuro.

A Siracusa non puoi pensare al canottaggio senza dire… Chessari: papà Ducci presidente dell’Ortigia, tu allenatore e tuo fratello Sergio atleta!
“Sì, diciamo che il canottaggio ci piace… A casa, ovviamente, non si parla d’altro, o quasi, infatti la mamma non è sempre contenta di ascoltarci. Nonostante il nostro legame, però, in società ognuno ha il suo ruolo: papà fa il presidente, io l’allenatore, Sergio rema. Ciascuno ha le sue competenze, il proprio ruolo”.

Dopo aver fatto l’atleta per qualche anno, hai deciso di passare la barricata. Da quanto alleni?
“Ho iniziato quattro anni fa, quando ho preso il brevetto di primo livello. Ho fatto un po’ di esperienza in società, finché non è arrivato anche il secondo brevetto”.

Sei l’unico allenatore dell’Ortigia?
“No, siamo in quattro: Ilaria Alessandra e Andrea Sardone seguono i più piccoli, mentre io e Pasquale De Caro stiamo dietro ai più grandi. In questo modo, possiamo gestire meglio il carico di lavoro e seguire con più attenzione i ragazzi, aprendo il capannone tutti i giorni, dal lunedi alla domenica”.

Nella tua breve esperienza, hai già avuto una grande opportunità. Ce ne vuoi parlare?
A febbraio del 2010 ho deciso di andare al centro tecnico federale di Piediluco (Terni) per seguire un raduno junior. L’ho fatto a spese mie, per tre giorni, con l’obiettivo di vedere da vicino il meglio del canottaggio italiano, sia sul piano agonistico che tecnico. Là ho trovato una persona molto speciale, Claudio Romagnoli, responsabile della squadra junior azzurra maschile. Alla fine del raduno, gli ho chiesto se fosse possibile fare uno stage in Federazione per seguire meglio la preparazione e imparare le tecniche degli allenatori azzurri”.
Che cosa ti ha risposto?
Che il modo migliore per imparare era proprio “fare”… Mi sono subito proposto per uno stage, la Federazione l’ha approvato e a giugno sono andato a Piediluco: sono rimasto là per due mesi, e poi sono volato a Racice, in Repubblica Ceca, per i Mondiali junior. È stata un’esperienza entusiasmante, che mi ha insegnato moltissimo e dato grandi stimoli”.

I ragazzi della nazionale come ti hanno accolto?
Devo dire molto bene. La mia fortuna è essere stato con ragazzi non troppo più piccoli di me, quindi, ci capivamo perfettamente. E poi, il bello, è non essere stato trattato come l’ultimo arrivato. Anche per questo devo dire grazie a Romagnoli, un tecnico eccezionale capace di sapersi rapportare con chiunque. E proprio questa, secondo me, è la sua virtù”.

Che vuol dire?
Significa semplicemente che gestire uno come più atleti non è mai facile. Ognuno ha il suo carattere e va preso in modo adeguato. Lui riesce sempre a capire chi ha davanti e a modificare comportamento e allenamento in modo da trarre sempre il meglio”.

Immagino che, in piccolo, nella tua società, come in tutte, il problema di “mediare” con gli atleti ci sia sempre, soprattutto se sono adolescenti. Tra i 12 e i 16 anni cambiano tante cose.
Certo, cominciano a scoprire la vita, il divertimento, gli amici. E gestire un ragazzino o una ragazzina che si affaccia contemporaneamente alla vita e al canottaggio può essere un’impresa. Soprattutto, per tenerli in palestra. Per questo è necessario rinnovare loro gli stimoli, proporne sempre diversi. Purtroppo, fare canottaggio non è divertente come giocare a calcio. Nel nostro sport si fatica, e oggi sudare fa sempre più paura. Come mi ha insegnato Claudio Romagnoli, gli atleti non sono macchine, bisogna imparare a mediare, a scendere a compromessi. Per esempio riducendo la durata di un allenamento, in cambio di uno in più durante la settimana. Ecco, per ora, cerco di non mettere regole troppo rigide”.

Quanti atleti avete in società e qual è l’obiettivo di quest’anno?
Abbiamo diversi Allievi e Cadetti e dieci Ragazzi, tutti primo anno. Stiamo lavorando per andare ai campionati italiani: l’Ortigia non partecipa da sette anni e sarebbe molto bello solcare di nuovo quei campi. Probabilmente, non andrà tutta la squadra, ma solo i migliori. E sono sicuro che non faremo brutta figura

Ne siamo certi e tiferemo anche per voi! Pensi che “da grande” farai l’allenatore o hai altri programmi?
Vorrei continuare a fare l’allenatore e sempre per l’Ortigia. Però, non è il mio unico sogno. Studio ingegneria dell’automazione, a Catania, ormai mi manca poco alla fine e spero di conciliare al meglio entrambe le cose, puntando, ovviamente, a farle bene”.
 
 
Stefano Lo Cicero Vaina