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Ma Canoa xe piu’ o meno de Canottaggio?

sabato 26 Febbraio 2011

Ma Canoa xe piu’ o meno de Canottaggio?

TRIESTE, 26 febbraio 2011 – Nati come Dopolavoro Ferroviario di San Giorgio di Nogaro, diventati poi Canoa San Giorgio, un percorso lungo più di 40 anni, che ha portato il gruppo dal caratteristico color arancione delle loro divise, a proseguire, impresa improba, sia nello sport del remo che in quello della pagaia.

Poi ad un certo punto della loro storia, è stata la canoa che ha preso il sopravvento, con un attività giovanile che anno dopo anno ha portato i friulani dell’Ausa Corno, tra le prime compagini in Italia: ma il lumicino del canottaggio non si è mai spento, anzi, hanno fatto in modo di non spegnerlo mai, un po’ per il rispetto verso le proprie radici, un po’ perchè nel canottaggio, molti ancora ci credevano.

Ed infine la svolta, di qualche anno fa, quella di avere coraggio e coscienza nei propri mezzi, quella di decidere di provarci, iniziando dalla base, dai più giovani.

E’ così che grazie alla scelta di un Consiglio Direttivo illuminato, le barche a remi hanno iniziato a ripopolare il canale friulano, con un tecnico autoctono, proveniente anche lui dalla pagaia, ma presto appassionatosi al canottaggio: Massimiliano Candotti, uomo dell’umiltà dei forti, che impara giorno dopo giorno una strategia in più per fare sempre meglio assieme ai suoi giovanissimi atleti, pungolato alle sue spalle da uno dei due Scaini.

Nel 2010, la Canoa San Giorgio ha fatto un bel balzo di qualità in Coppa d’Aloja, portandosi immediatamente a ridosso di Trieste, Muggia e Monfalcone, le specializzate under 14 per antonomasia del Friuli Venezia Giulia, confermando con il loro lavoro che la strada è quella giusta.

Di strada ne hanno ancora tanta da fare laggiù nella Bassa friulana, ma: “Voglio che la società si impegni a comperare una barca all’anno per il canottaggio”, afferma Daniele Scaini: è un sacrosanto impegno per proseguire sulla strada tracciata che non potrà che essere quella giusta per vedere il remo sangiorgino sempre più in alto.

Maurizio Ustolin