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Frattini-Fanchi, che oro! Danesin, Goretti e Ruta d’argento.  Mornati vola a Londra

venerdì 2 Settembre 2011

Frattini-Fanchi, che oro! Danesin, Goretti e Ruta d’argento.  Mornati vola a Londra

MILANO, 02 settembre 2011 – Che giornata, oggi, a Bled! Un oro, due argenti e altre due qualificazioni olimpiche (una delle quali, ottenuta dal quattro di coppia senior) hanno trasformato questo venerdì sloveno in una festa azzurra dalle sfumature lombarde. Che fosse una mattina da brividi lo si era capito subito, quando il due senza di Lorenzo Carboncini e del nostro Niccolò Mornati, nella prima delle due semifinali, ha colto tutti di sorpresa, avversari compresi, facendo una prima parte di gara col turbo. Al punto da mettere la prua davanti ai neozelandesi campioni mondiali Murray e Bond. Ma nel canottaggio si sa, la forza di un equipaggio si vede nella seconda metà della regata, e i “kiwi”, con un passo infernale, hanno ricordato a tutti chi comanda. I due azzurri, però, si sono difesi bene, contenendo persino la Grecia dei fortissimi fratelli Gkountoulas. E al traguardo sono arrivati secondi, con il tempo di 6’34″42, a quasi sei secondi dalla Nuova Zelanda e con soli tre decimi sui greci. Per loro, qualificazione olimpica e finalissima, domani, contro Gran Bretagna, Canada, Germania (oltre a Nuova Zelanda e Grecia).

Ma il momento più esaltante della giornata è arrivato con la prima finale dell’Italia: il due con dei varesotti Pierpaolo Frattini e Niccolò Fanchi, insieme al romano Vincenzo Capelli. Nella specialità che proprio a Bled ha visto vincere i fratelli Abbagnale, i tre atleti azzurri hanno fatto una gara modello. Secondi fino ai 1500 metri, dietro una soprendente Australia, Frattini e Capelli hanno innescato un passo irresistibile, cadenzato dal supporto di Fanchi, e in duecento metri, proprio davanti alla tribuna d’arrivo, hanno ribaltato lo svantaggio e infiammato i tifosi italiani. Sul traguardo il distacco è stato di quasi due secondi.

Nemmeno il tempo di applaudire i tre “cavalieri” azzurri, al ritmo dell’inno di Mameli, ed è giunto il momento di Pietro Ruta. Nella finale del singolo pesi leggeri, ha dovuto vedersela con i più accreditati Henrik Stephansen (Danimarca) e Duncan Grant (Nuova Zelanda). Dopo i primi 500 metri in quinta posizione, il comasco ha iniziato a scoprire le carte insidiando il terzo posto, dietro il “kiwi”, primo, e il danese, a ruota. Che in pochi colpi ha messo la freccia, e con un passo da singolista “pesante”, ha condotto la gara in solitario. Per Ruta, invece, regata aperta. Con l’americano Andrew Campbell Jr ha lottato fino ai 1500 e, una volta staccato, è andato all’attacco di Grant. Ma è negli ultimi 300 metri che l’azzurro è diventato irresistibile, al punto da mettere dietro il neozelandese con quasi due secondi di vantaggio.

L’ultimo alloro della giornata porta la firma dal quattro senza “leggero”. Prepotentemente primo, ieri, in semifinale, è partito con un solo obiettivo: l’oro. Primi fino ai 700 metri, Goretti, Danesin e compagni non hanno potuto nulla, però, contro un’Australia sciolta, pulita e con una marcia in più. Al punto da diventare irraggiungibile fino al traguardo. Per gli azzurri, comunque, è stato un argento straordinario (l’anno scorso furono sesti, ma c’era Jiri Vlcek al posto di Miani), a un secondo e 23 centesimi dai gialloverdi. Ma quel che conta di più è quel secondo rifilato ai britannici campioni del mondo in carica e i quasi due ai campioni olimpici della Danimarca (quarta dietro la Cina). Dopo questa medaglia, per i quattro azzurri, il podio di Londra non è più irraggiungibile.

Foto Detlev Seyb – Canottaggio.org ©

Stefano Lo Cicero Vaina