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Sara Bertolasi, Fiducia reciproca con Josy e Renato

sabato 4 Settembre 2010

Sara Bertolasi, Fiducia reciproca con Josy e Renato

ROMA, 04 settembre 2010 – Di coppia o di punta l’applicazione e la serietà sono doti impiegate in egual misura. Sara Bertolasi non lesina, non si risparmia mai. Il ciclismo le ha insegnato cosa siano fatica e impegno, il canottaggio rafforza la sua convinzione che per arrivare lontano occorre non mollare mai e non arrendersi mai alla stanchezza o alla possibilità che esistano strade più bravi per arrivare al risultato.

Ho fatto 5 anni di ciclismo agonistico e non ero un’atleta di alto livello: ero mediocre, non sono riuscita ad emergere. Quando ho smesso di correre in bici mi sarebbe piaciuto continuare con qualche altro sport. Ho pensato a una disciplina in cui servivano le gambe, visto che le avevo già forti, ed in cui non sarei stata penalizzata dalla mia struttura fisica. Sono alta 179 cm per 67 kg e nel ciclismo essere così pesanti può essere uno svantaggio. Nel canottaggio è il contrario: bisogna essere “possenti” ed avere leve lunghe. Così mio padre, appassionato di sport acquatici, mi ha consigliato di provare con il canottaggio ed ho iniziato”.

Nel canottaggio sa bene quanto importante siano gli insegnamenti tratti dal contatto con gli allenatori: alla Canottieri Varese con Renato Gaeta, in Nazionale con Josy Verdonkschot. “Penso che con entrambi ci sia un rapporto di fiducia reciproca. Con loro posso dialogare e confrontarmi. Sicuramente con Renato sono nata e continuo a crescere, oltre ad essere il mio allenatore è anche il mio supporto nei momenti in cui vanno prese decisioni sportive importanti. Josy mi sta aiutando molto, spero che questi rapporti di fiducia possano continuare sempre al meglio”.

Arriviamo al 2010, una stagione ricca dal punto di vista delle esperienze. “La preparazione invernale è andata bene, non ho avuto particolari problemi fisici ed ho privilegiato gli allenamenti in barca rispetto a quelli al remoergometro. La prima gara nazionale non è stata positiva: ho gareggiato nel singolo e nel doppio con Valentina Calabrese ed entrambe le gare mi hanno lasciato un po’ di amaro in bocca. La voglia di riscatto era tanta e alla seconda gara nazionale ho cercato di esprimermi al meglio. Sono arrivata seconda alle spalle di Laura Schiavone. Stesso risultato in doppio con Valentina”.

Prima del Mondiale, Henley: qualcosa che un canottiere almeno una volta nella vita deve provare.
Stupendo. La gara non ha rispecchiato le nostre attese, anche per colpa di un mio errore madornale. Indescrivibile l’atmosfera che avvolgeva l’evento, sembrava di essere ritornati indietro nel tempo. La cosa che mi ha colpito di più è sicuramente la passione nutrita dagli inglesi verso il canottaggio, uno sport che trasuda tradizione. Spalti gremiti, come se fossimo ad una partita di calcio. Noi eravamo i protagonisti e la voglia di dare il massimo era alle stelle”.

Poi il Mondiale Under 23 a Brest, la sua seconda grande esperienza in campo internazionale eccezion fatta per le prove di Coppa del Mondo. “Non sono molto soddisfatta del risultato in sé perché puntavamo ad entrare in finale e magari anche a fare qualcosa di meglio ma il livello quest’anno era veramente alto. Sono invece molto contenta delle prestazioni: in gara siamo sempre partite con convinzione, non abbiamo regalato nulla alle avversarie. Dopo l’eliminazione eravamo un po’ deluse, ciò probabilmente ci ha aiutato ad affrontare con grinta la finale B. Siamo partite convinte, sentivo la barca unita e, dopo una gara tiratissima punta a punta con l’Inghilterra, siamo riuscite a vincere”.

Concorrenza stimolante per salire in barca. “Sapevamo fin dal’inizio che ci sarebbero state delle prove per decidere chi far salire sul 4x ma questo non ha influito più di tanto sul bel clima che si era creato tra noi sei. Dopo che Josy ha deciso la formazione tra noi quattro si è rafforzata l’amicizia, ci piaceva stare insieme e chiacchierare anche al di fuori delle ore di allenamento”.

Gli Europei sono il classico esperimento per capire se può nascere un nuovo progetto da sviluppare. “Mi è sempre piaciuto remare di punta anche se mi sono dedicata quasi esclusivamente alla coppia. Non ho avuto grandi problemi in questo passaggio. Poi in barca avevo Claudia Wurzel che nella punta ha molta più esperienza di me e quindi mi dava spesso consigli tecnici. Purtroppo non farò più doppia gara perché ho avuto dei problemi a una costola. La barca non sembrava male e mi dispiace un sacco non poterlo provare ma adesso voglio vincere in quattro senza”.

Ultimo anno di Scienze della Comunicazione. “Mi manca un esame e sto pensando alla tesi: non mi dispiacerebbe fare qualcosa relativa allo sport…”.
 

Nelle foto: Sara Bertolasi, Sara sul 4 di coppia ai Mondiali Under 23 a Brest.