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Marco Calamaro, Perdere ti aiuta a vincere

sabato 31 Luglio 2010

Marco Calamaro, Perdere ti aiuta a vincere

HAZEWINKEL, 31 luglio 2010 – Mi manda, Andrea, dove Andrea è un amico che lo indirizza verso i remi e le barche e questo undicenne ragazzino napoletano, di nome Marco Calamaro, non può dire di no. Anche perché poi la storia vuole che un divertimento si trasformi in un impegno e, sotto l’attenta guida di Marco Galeone e Aldo Calì alla Canottieri Napoli, i progetti a lungo termine vanno a buon fine. Vedi quel Simone Ponti, imbronciato tre anni fa a Varese per la partecipazione alla Coupe de la Jeunesse (voleva, anzi pretendeva i Mondiali Juniores di Pechino), e poi in rapida successione argento in quattro senza (Brandeburgo 2008) e campione mondiali in quattro con (Brest 2010) ai Mondiali Under 23.

Da tempo Marco Calamaro, diciassette anni, ha prenotato il suo posto sull’aereo Roma-Praga, destinazione Racice. Quarto carrello del quattro di coppia, missione da compiere insieme a Marco Ferracci (Lavoratori Terni), Michele Manzoli (Baldesio) e Matteo Baluganti (Pontedera).
C’è un rapporto di grande rispetto e considerazione tra noi e nei confronti dei nostri tecnici federali – spiega Marco – Il lungo raduno di Piediluco è stato fondamentale per la nostra coesione, per eliminare giorno dopo giorno i difetti della barca. Devo dire che siamo anche molto uniti e i momenti di crisi li superiamo assieme. Ci sono delle aspettative per Racice, non lo nascondiamo, ma la nostra priorità è esprimerci al Mondiale nel migliore dei modi e mostrando tutte le nostre potenzialità”.

Campione italiano nel singolo Ragazzi un anno fa a Gavirate.
Otto secondi a Marco Ferracci, una gara vinta abbastanza agevolmente anche perché lo scorso anno sono riuscito a far camminare molto il mio singolo. I risultati si ottengono con il lavoro, lo so bene: in passato ho vissuto anche periodi difficili, ho anche smesso per un paio di mesi ma poi ho subito ripreso, convinto che la mia strada fosse proprio il canottaggio”.

Ma, paradossalmente, Marco chiarisce.
La gara più bella è quella dove non ho vinto. A mio avviso, perdere ti aiuta a vincere, ti fa capire che l’obiettivo non è la singola prestazione o il singolo obiettivo a breve termine ma è a più ampio respiro”.

La maglia azzurra è un traguardo programmato per Calamaro.
Occorre compiere dei sacrifici, allenarsi in modo intenso pur consapevoli del rischio di rimanere ugualmente fuori dal giro azzurro perché alla fine contano i verdetti del campo di regata. I raduno? Non è facile rimanere lontani da casa per 40-50 giorni quando si è giovani, serve essere convinti di ciò che si fa e del perché lo si fa”.

Studente al liceo classico, un patito delle moto (ha una CBR Honda) e del rock and roll stile inglese. “Sono molto affezionato e grato a papà Sergio: dal momento in cui mi portava a correre, ha iniziato a educarmi allo sport”.