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Niccolò Mornati, La voglia di ripartire

venerdì 10 Luglio 2009

Niccolò Mornati, La voglia di ripartire

di Marco Callai

LUCERNA, 10 luglio 2009

Due Olimpiadi alle spalle, la volontà di trovare la quadra a Londra 2012 perché nonostante tre argenti di fila (Gifu 2005 ed Eton 2006 nell’otto, Monaco 2007 nel quattro senza) il destino non ha strizzato l’occhio a Niccolò Mornati nei momenti clou.
Settimo ad Atene a bordo dell’Ammiraglia di Giuseppe La Mura, undicesimo a Pechino in quattro senza sotto la direzione di Andrea Coppola.
Scottante l’ultima delusione, difficile da smaltire ma con il tempo, grazie a una forte e intensa esperienza australiana necessaria per ricaricare le pile, Mornati è tornato a pensare al canottaggio come uno sport in grado di regalargli in futuro possibili soddisfazioni.
Ventinove anni il prossimo 28 ottobre, tesserato per l’Aniene e nato nella Moto Guzzi di Giuseppe Moioli, vuole toccare le vette del fratello Carlo, argento nel quattro senza a Sidney a 38 centesimi dal mito Redgrave.
“Sto molto meglio dopo aver vissuto un rientro molto travagliato. Credevo fosse solo fatto dovuto a cambio di fuso, avevo valori sballati: direi proprio un calo pazzesco, ma ora sto bene”.
Riavvolgiamo il nastro: ottobre. “Australia: Rowing Club Mercantile, paradiso del canottaggio per numero di medaglie conquistate alle Olimpiadi. Remo e mi diverto staccando la spina dopo Pechino: partecipo ai Campionati dello Stato del Vittoria vincendo il doppio con David Crawshey e poi a Lake Barrington mi classifico terzo sia in singolo che in doppio”.
Un’esperienza da archiviare bene nel cassetto dei ricordi. “Un’esperienza diversa dalla quotidianità, vorresti prolungarla il più possibile perché l’Australia ti induce a prospettive di vita differenti: ti chiedi come sarebbe la tua vita se fossi australiano, inizi a ragionare come se fossi uno di loro”.
Rigenerante? No, molto di più per Niccolò. “Non sarei riuscito a riprendere a remare senza l’Australia: grazie al loro spirito e alla loro mentalità, mi hanno fatto capire come vanno festeggiate le vittorie e accettate le sconfitte. Un modo totalmente diverso di intendere il canottaggio: a livello governativo, ho visto grande attenzione verso le strutture e le necessità delle squadre per allenarsi nel miglior modo possibile. In generale, c’è una grande cultura sportiva:chi vince l’oro alle Olimpiadi, può diventare un punto di riferimento per il Paese”.
E ora l’otto, oro a Banyoles e pronto a dire la sua anche a Lucerna. “Apprezzo molto l’idea del nostro CT Beppe De Capua di avere scelto una barca di riferimento per poter lavorare. Stimolante, c’è una sana competitività interna per dare sempre il meglio visto che il posto non è assicurato per nessuno. In barca ci sono compagni altamente qualificati: è bello ritrovarsi e ripartire per tutto un quadriennio lavorando per l’obiettivo di costruire un grande otto”.
Da qui a Londra, Mornati non avrà molto tempo libero. “Non penserò solo al canottaggio, anche se non mi lascerà tempo libero: sono laureato in Economia, vorrei dedicarmi a un Master in Business and Administration e quindi dovrò organizzare al meglio i miei spazi e tempi”.
Se gli dici Lucerna lui risponde: “Per scaramanzia occorre stare zitti ma posso dire che siamo già a buon livello: sono curioso di capire quanto altri paesi stanno già investendo sull’otto. Mi pare che la preparazione stia già dando i suoi frutti: siamo sullo stesso livello del 2005 con un potenziale più alto di allora”.
In chiusura un pensiero al fratello Carlo, ora passato alla preparazione olimpica del Coni. “Il salto è stato grande: da pantaloncini e maglietta a giacca e cravatta timbrando cartellino: un’esperienza manageriale importante, sono felice per lui”.
 

Foto M.Perna/Canottaggio.org; C.Cecchin/Canottaggio.org (cliccare sulle immagini per ingrandirle)

 

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